giovedì, agosto 01, 2013
I manifestanti vogliono che le autorità rendano pubblici i propri guadagni e gli interessi privati nelle aziende: la polizia li porta via e li tiene in carcere anche se è scaduta la carcerazione preventiva. Nonostante la campagna “moralizzatrice” lanciata da Xi Jinping nei confronti dei quadri del Partito comunista

Pechino (AsiaNews) - La polizia cinese ha arrestato un gruppo di più di 30 attivisti democratici che chiedevano alle autorità nazionali di rendere pubblici i propri guadagni e gli interessi privati nelle aziende. Il raid è avvenuto nella capitale cinese fra maggio e giugno: secondo il Chinese Human Rights Defender, gruppo che monitora la situazione dei diritti umani in Cina, una parte degli arrestati è ancora in prigione nonostante siano scaduti i termini della carcerazione preventiva.

Gli arresti sono scattati fra il 17 e il 18 maggio, in concomitanza con l'apertura dell'International Garden Expo di Pechino. Gli attivisti sono stati accusati di "fomentare il disordine sociale" e altri reati simili, da sempre usati per trattenere in carcere chi chiede giustizia. Dopo 37 giorni, il limite massimo concesso per la detenzione criminale senza la convalida dell'arresto, solo alcuni sono stati rilasciati.

Fra gli attivisti ancora in galera ci sono Zhao Guangjun, Zhu Pingping e Lu Dongli. I primi due sono usciti su cauzione alcuni giorni fa, mentre il terzo è ancora nel Centro di detenzione del distretto di Fengtai: al momento è in sciopero della fame. Nello stesso carcere si trova anche Zhao Zhenjia, arrestato il 9 giugno. Xi Nailai e He Bin, arrestati il 27 maggio, sono chiusi nel Centro Chaoyang con l'accusa di "aver creato dei disturbi" alle autorità; Zhang Fuying, portato via il 13 giugno, è nel Centro n° 1 di Pechino.

I vertici del Partito comunista cinese sono stati colpiti negli ultimi mesi da una serie di scandali legati agli interessi privati e ai guadagni ottenuti grazie alle cariche pubbliche: nel mirino sono finiti sia l'ex premier Wen Jiabao che l'attuale presidente Xi Jinping. Proprio il nuovo leader ha lanciato una campagna moralizzatrice all'interno del Partito per costringere i quadri dirigenti a condurre una vita meno lussuosa, ma senza arrivare a chiedere trasparenza riguardo i conti privati di ognuno.


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