giovedì, agosto 01, 2013
Il Senato ha approvato ieri il decreto lavoro-Iva con 203 sì, 35 no e 32 astenuti, che contiene incentivi per le assunzioni dei giovani. Il testo passa ora alla Camera in seconda lettura. Resta intanto preoccupante il dato Istat sulla disoccupazione giovanile, che è al 39,1%.  

Radio Vaticana - Sgravi contributivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 29 anni, slittamento al primo ottobre il termine dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, sbloccati altri 20-25 miliardi di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Queste alcune delle principali novità del decreto Lavoro-iva che ha avuto l’ok del Senato. Previsto anche lo stop alla pubblicità per le sigarette elettroniche, la riduzione del tempo fra un contratto a termine e l’altro e il rilancio dell’apprendistato. Estese anche ai co.co.pro le tutele contro le cosiddette 'dimissioni in bianco'. Soddisfazione dal ministro del Lavoro Giannini. A far crescere la preoccupazione arrivano però i dati Istat sulla disoccupazione giovanile: 39 giovani su 100 non lavorano, con un più 4,6% rispetto all’anno scorso. In generale la disoccupazione a giugno si ferma al 12,1%, con un piccolo passo indietro su maggio, anche se resta in aumento su base annua con un rialzo di 1,2 punti. Intanto si riprende l’economia americana: il Pil degli Stati Uniti nel secondo semestre 2013 cresce dell’1,7% , ben oltre le attese. Gli incentivi per far assumere i giovani approvati oggi dal Senato e le altre misure per il lavoro riusciranno ad “intaccare” la disoccupazione giovanile, che in Italia è arrivata al 39,1%? Debora Donnini lo ha chiesto a Tommaso Cozzi, professore di economia all’Università di Bari:

R. - Credo che siamo all’inizio delle misure che il governo e il parlamento devono assumere per risolvere il problema dell’occupazione in generale, e di quella giovanile in particolare. Sicuramente sono misure significative, ma se andiamo a guardare la copertura finanziaria, purtroppo, di fatto, non potranno essere risolutive. Quindi, il governo sta contemporaneamente lavorando su misure di sistema, che quindi risolvano al fondo i problemi, ma purtroppo con una limitatezza di risorse che riguarda l’economia dell’Unione Europea in generale. Direi che si può provare ad essere ottimisti; il percorso è appena iniziato, mi sembra che si sia sulla buona strada. 

D. - Questo stop dell’aumento dell’Iva, che in realtà slitta al 1° ottobre 2013, è utile? 

R. - Direi che è utile, perché l’Iva ricade sul consumatore finale; ed un aumento dell’uno percento, in un momento di crisi, è significativo. Il mio auspicio è che questo rinvio possa essere una premessa per evitare totalmente l’aumento dell’Iva. C’è il problema di lasciare liquidità nelle tasche dei consumatori; aumentando l’Iva dell’uno percento, si agisce in maniera esattamente opposta. 

D. - Oggi i dati dicono che l’economia americana è in ripresa: come mai in Italia, invece, la situazione è così difficile da sbloccare? 

R. -
Se andiamo a guardare i cicli storici, questa è una storia che si ripete. In genere, gli Stati Uniti anticipano sia le crisi che le riprese. Negli Stati Uniti si opera con una logica differente rispetto a quella europea ed italiana, in particolare. Tra l’altro poi ci sono i cosiddetti “fondamentali”, quali le risorse energetiche, il sistema industriale, che sono molto più potenti, avanzate e sviluppate rispetto all’Italia. Quindi è normale che un trend positivo inizi dagli Stati Uniti e in genere poi c’è un rimbalzo anche sull’Unione Europea.

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