giovedì, agosto 29, 2013
«I cristiani di Siria hanno sì bisogno del nostro sostegno economico, ma anche della nostra vicinanza nella preghiera» 

Acs-Italia - Così il direttore italiano di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Massimo Ilardo, ha concluso «Nella prova si vive», ultimo appuntamento della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli. Tra i relatori dell’incontro anche padre Antranig Ayvazian, Capo Spirituale degli Armeni Cattolici dell’Alta Mesopotamia, Siria del Nord, padre Nawras Sammour, incaricato del Jesuit Refugee Service per il Medio Oriente e il Nord-Africa, Roberto Fontolan, direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, ed Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Il direttore di ACS-Italia ha partecipato alla kermesse riminese per raccontare il calvario affrontato dai cristiani siriani in quasi due anni e mezzo di crisi. «Prima del marzo 2011 l’aiuto di ACS in Siria – ha detto Ilardo – era un sostegno ad una Chiesa viva e vivace e gli unici aiuti di carattere umanitario erano quelli destinati ai rifugiati iracheni. Poi però la situazione ha iniziato a precipitare e abbiamo stanziato i primi contributi alle famiglie di Damasco, a quelle di Homs, a quelle rifugiate nella Valle dei Cristiani, e poi ad Aleppo e oltre i confini in Giordania, Libano e Turchia».

Dal 2011 ad oggi la fondazione pontificia ha donato quasi un milione e 100mila euro a progetti per i rifugiati e gli sfollati interni siriani. Un dato che fa comprendere la drammaticità e la rapidità della crisi in atto nel martoriato paese mediorientale, specie se lo si paragona al milione e 250mila euro stanziati per il sostegno ai rifugiati iracheni in oltre dieci anni. Nel suo intervento Ilardo ha ricordato un significativo episodio avvenuto la scorsa estate. In quei giorni il responsabile internazionale di ACS per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba, si trovava a Beirut a colloquio con il cardinal Bechara Rai, quando il patriarca maronita è stato informato di quanto accaduto in un villaggio cristiano siriano, a pochi chilometri dal confine. Oltre 12mila persone erano rimaste intrappolate – i ponti e le strade erano stati interrotti – mentre infuriava lo scontro tra l’esercito di Assad e l’opposizione. Il cibo stava finendo, perfino il latte per i bambini, ed era difficile portare aiuti perché più volte alcuni cecchini avevano provato a colpire i volontari. «Prontamente ACS – ha riferito il direttore di ACS-Italia - ha concesso un contributo straordinario a Caritas Libano per l’acquisto di cibo e di beni di prima necessità. Il nostro aiuto ha dato di che vivere agli abitanti del villaggio per i successivi cinque mesi».

Ilardo ha poi fatto notare come moltissimi cristiani preferiscano rivolgersi alla Chiesa piuttosto che alle Nazioni Unite. La Chiesa è l’unica di cui si fidino i fedeli che spesso rifiutano perfino l’aiuto dell’UNHCR per evitare di essere fotografati e iscritti nei registri dell’Alto Commissariato per i rifugiati. «La Chiesa è però sopraffatta dalle enormi necessità della popolazione. I siriani hanno perso tutto e hanno bisogno di tutto. E la Chiesa ha bisogno del nostro aiuto».

AIUTATE ANCHE VOI I CRISTIANI IN SIRIA! FATE UN’OFFERTA


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa