sabato, agosto 03, 2013
Ve la ricordate a maggio Sarah Palin, l’ex governatrice dell’Alaska e l’ex candidata repubblicana alla vicepresidenza Usa, quando tra i gridolini di giubili degli ecoscettici disse che le nevicate primaverili in Alaska dimostravano che il global warming era una bufala inventata dai comunisti ambientalisti? Chissà cosa penserà oggi sentendo il tanfo dei mucchi di salmoni morti e in decomposizione per il caldo record che sta colpendo la “Terra del Sole di Mezzanotte”?

GreenReport - Il 30 luglio ad Anchorage, la principale città dell’Alaska, la temperatura ha superato per il 14esimo giorno consecutivo i 70 gradi Fahrenheit (più di 21 gradi), battendo il record di 13 giorni consecutivi stabilito nel 2004, mentre Fairbanks ha chiuso luglio segnando il record stagionale di caldo. Eppure la Palin come altri buontemponi climatici credeva che l’Alaska si stesse raffreddando e che questo fosse l’inizio anche per il resto del mondo in riscaldamento. Ignoravano l’effetto temporaneo, ma di lungo periodo, della Pacific Decadal Oscillation che ha raffreddato il nord del Pacifico. Ma ora l’estate insolitamente bollente sta facendo ricredere anche i più scettici sul fatto che il cambiamento climatico non sia all’opera anche in Alaska; resistono i pasdaran che dicono che l’ondata di caldo attuale è un’anomalia, gli stessi che dicevano che le nevicate di maggio in Alaska erano la nuova norma del clima mondiale.

Ciò che non viene messo in discussione da nessuno è la strage di 1.100 salmoni dovuta al caldo. I pesci stavano ritornano in un’area di deposizione delle uova a sud di Petersburg quando sono entrati un flusso di acqua calda e con bassi livelli di ossigeno, forse aggravati dalle basse maree, che li ha sterminati.

Doug Fleming, un biologo dell’Alaska Department of Fish and Game ha detto all’Anchorage Daily News di aver trovato i salmoni morti il 18 luglio, dopo che la settimana prima le temperature avevano toccato il massimo livello negli ultimi 80 anni. Fleming ha iniziato a monitorare le temperature dei corsi d’acqua e si è accorto subito che stavano raggiungendo livelli pericolosi. Durante un controllo aereo ha poi scoperto atri pesci morti e dice: «Sono rimasto scioccato nel vedere il numero dei pesci che abbiamo perso».

La speranza ora è che i salmoni sopravvissuti, alcuni dei quali imprigionati nei rami morti dei fiumi, riescano ad utilizzare le maree per raggiungere le aree di riproduzione. Secondo Fleming fino ad ora nell’area di Petersburg sono ritornati solo 1.800 salmoni adulti, il che significa che una parte considerevole non ce l’ha fatta».

Va anche detto che le morie di pesci in Alaska non sono infrequenti: nel 1989 gli uomini dell’Alaska Department of Fish and Game hanno trovato 1.400 pesci morti in una palude e negli ultimi 35 anni sono state segnalate 6 morie con più di 500 pesci.


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