Sventare attacchi contro le minoranze e difendere i gruppi più deboli gli obiettivi del futuro gruppo interconfessionale. E ancora, limitare gli abusi derivanti dalle leggi sulla blasfemia e dirimere controversie o abusi “prima che degenerino”. Un incontro pubblico a Faisalabad ha tracciato le linee guida per la nascita di una nuova Rete inter-confessionale.
Faisalabad (AsiaNews) - Una rete di attivisti "cristiana e musulmana" chiamata a vigilare sulle violazioni dei diritti umani, sul rispetto della libera espressione e associazione, sugli attacchi contro le minoranze religiose e i gruppi più deboli, per creare una società "armonica e pacifica". È questo l'obiettivo emerso durante l'incontro promosso dallo Human Rights Defenders (HRDs) e dalle attiviste di Association of Women for Awareness and Motivation (Awam) nei giorni scorsi a Faisalabad, nel Punjab. All'evento hanno partecipato oltre 50 esperti del settore, fra cui operatori umanitari, leader religiosi, giornalisti, politici, avvocati e capi di movimenti giovanili di diverse scuole di pensiero.
Alla futura rete di attivisti sarà affidato il compito di sventare attacchi preventivi contro comunità o singoli (come avvenuto in passato a Gojra, dove la minoranza cristiana è finita sotto attacco per un presunto caso di blasfemia), garantire il diritto alla libera espressione e assemblea, oltre che alla pratica del culto. Ed è proprio alla "legge nera" - che punisce con la morte o il carcere a vita chi dissacra il nome di Maometto o profana il Corano - cui fa riferimento Naveed Walter: "la legge sulla blasfemia - spiega - colpisce cristiani e musulmani, che diventano bersaglio di false accuse. La norma viene sovente abusata per colpire rivali, oppositori o dirimere vendette personali".
Naseem Anthony, attivista cristiano, spiega ad AsiaNews che fondamentale la presenza di difensori dei diritti umani nei casi di "minacce di morte e nella prevenzione di attacchi di massa", perché possono intervenire nella direzione della "prevenzione". Fra gli obiettivi, quello di ottenere la collaborazione di leader locali e influenti capi religiosi che possano "aiutare a dirimere le controversie in modo pacifico, prima che degenerino".
L'attivista cristiana Shazia George, che vuole maggiore dialogo e cooperazione con quella parte del mondo musulmano pakistano pacifica e tollerante, intende battersi "contro l'estremismo religioso e i partiti politici che fomentano l'intolleranza". Le fa eco Suneel Malik, secondo cui "l'intolleranza religiosa è di gran lunga più pericolosa e mortale per la civiltà umana della bomba atomica".
Anche dal fronte musulmano arrivano prese di posizione nette contro il fondamentalismo. Il giornalista Jahangir Ashfar conferma che "i leader religiosi rivestono un ruolo cruciale nel promuovere l'armonia nella società e il rispetto della diversità, evitando sermoni che fomentano l'odio e insultano i fedeli di un'altra religione". Opinione condivisa dal collega, anch'egli musulmano, Iftikhar Ahmed secondo cui "la vita umana è preziosa, per questo nessuna comunità va perseguita per le eventuali colpe di qualcuno. Ed è compito degli attivisti risolvere le situazioni di tensione in modo pacifico, preservando le vite di cittadini innocenti".
Faisalabad (AsiaNews) - Una rete di attivisti "cristiana e musulmana" chiamata a vigilare sulle violazioni dei diritti umani, sul rispetto della libera espressione e associazione, sugli attacchi contro le minoranze religiose e i gruppi più deboli, per creare una società "armonica e pacifica". È questo l'obiettivo emerso durante l'incontro promosso dallo Human Rights Defenders (HRDs) e dalle attiviste di Association of Women for Awareness and Motivation (Awam) nei giorni scorsi a Faisalabad, nel Punjab. All'evento hanno partecipato oltre 50 esperti del settore, fra cui operatori umanitari, leader religiosi, giornalisti, politici, avvocati e capi di movimenti giovanili di diverse scuole di pensiero.
Alla futura rete di attivisti sarà affidato il compito di sventare attacchi preventivi contro comunità o singoli (come avvenuto in passato a Gojra, dove la minoranza cristiana è finita sotto attacco per un presunto caso di blasfemia), garantire il diritto alla libera espressione e assemblea, oltre che alla pratica del culto. Ed è proprio alla "legge nera" - che punisce con la morte o il carcere a vita chi dissacra il nome di Maometto o profana il Corano - cui fa riferimento Naveed Walter: "la legge sulla blasfemia - spiega - colpisce cristiani e musulmani, che diventano bersaglio di false accuse. La norma viene sovente abusata per colpire rivali, oppositori o dirimere vendette personali".
Naseem Anthony, attivista cristiano, spiega ad AsiaNews che fondamentale la presenza di difensori dei diritti umani nei casi di "minacce di morte e nella prevenzione di attacchi di massa", perché possono intervenire nella direzione della "prevenzione". Fra gli obiettivi, quello di ottenere la collaborazione di leader locali e influenti capi religiosi che possano "aiutare a dirimere le controversie in modo pacifico, prima che degenerino".
L'attivista cristiana Shazia George, che vuole maggiore dialogo e cooperazione con quella parte del mondo musulmano pakistano pacifica e tollerante, intende battersi "contro l'estremismo religioso e i partiti politici che fomentano l'intolleranza". Le fa eco Suneel Malik, secondo cui "l'intolleranza religiosa è di gran lunga più pericolosa e mortale per la civiltà umana della bomba atomica".
Anche dal fronte musulmano arrivano prese di posizione nette contro il fondamentalismo. Il giornalista Jahangir Ashfar conferma che "i leader religiosi rivestono un ruolo cruciale nel promuovere l'armonia nella società e il rispetto della diversità, evitando sermoni che fomentano l'odio e insultano i fedeli di un'altra religione". Opinione condivisa dal collega, anch'egli musulmano, Iftikhar Ahmed secondo cui "la vita umana è preziosa, per questo nessuna comunità va perseguita per le eventuali colpe di qualcuno. Ed è compito degli attivisti risolvere le situazioni di tensione in modo pacifico, preservando le vite di cittadini innocenti".
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