Ha toccato il cuore di tante persone in Siria l’appello del Papa alla pace, rivolto ieri all’Angelus.
Radio Vaticana - Papa Francesco ha espresso “grande sofferenza e preoccupazione” parlando di “una guerra tra fratelli”. Ha fatto appello alla “comunità Internazionale perché si mostri più sensibile” verso quella che ha definito “la tragica situazione” in Siria e ha chiesto che la comunità internazionale “metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte”. Della forte commozione in Siria per l’appello di Papa Francesco e del possibile ruolo della comunità internazionale, Fausta Speranza ha parlato con mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria: ascolta
R. - Ho avuto l’opportunità di ascoltare in diretta l’Angelus del Santo Padre. Ero veramente molto contento per aver sentito che il Santo Padre è accanto a noi, ha parlato della Siria, di questa "amata nazione", ha espresso la sua sofferenza e il suo impegno per aiutare la Siria. Ha chiesto alla comunità internazionale di fare tutto quanto sia possibile per la pace, per il dialogo tra le differenti parti in conflitto. E’ stata veramente una cosa molto personale, molto chiara, molto diretta… Questo dà fiducia a tutti noi che adesso siamo, soprattutto in Aleppo, in una situazione molto difficile. Il messaggio del Santo Padre è molto, molto positivo, ed è stato molto apprezzato da gran parte della popolazione.
D. - Mons. Audo, che cosa aspettarsi ancora dalla Comunità internazionale? C’è qualcuno che ipotizza un intervento militare: ma può essere questa la soluzione da auspicare?
R. - Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire - per il mio sentire - una guerra mondiale. Di nuovo c’è questo rischio… La cosa non è così facile! Speriamo che l’intervento del Papa per favorire un vero dialogo tra le differenti parti in conflitto, per trovare una soluzione sia il primo passo per non usare armi, ma per far sì che la gente possa essere libera di muoversi, di viaggiare, di comunicare, di lavorare… Tutto il Paese è in guerra adesso! Questo è quello che aspettiamo: una forza internazionale che aiuti a dialogare e non a fare la guerra.
D. - Mons. Audo, che cosa sa delle altre zone del Paese e com’è, invece, la situazione ad Aleppo rispetto ad altre zone?
R. - Come situazione adesso ad Aleppo è la peggiore! Tutti dicono così, facendo il paragone con le altre zone del Paese. A Damasco - per esempio - si può viaggiare, c’è l’aeroporto, possono andare verso il Libano, mentre ad Aleppo non ci si può muovere! Generalmente nella regione del litorale si vive tranquillamente, tanta gente da Aleppo è fuggita verso questa regione.
R. - Ho avuto l’opportunità di ascoltare in diretta l’Angelus del Santo Padre. Ero veramente molto contento per aver sentito che il Santo Padre è accanto a noi, ha parlato della Siria, di questa "amata nazione", ha espresso la sua sofferenza e il suo impegno per aiutare la Siria. Ha chiesto alla comunità internazionale di fare tutto quanto sia possibile per la pace, per il dialogo tra le differenti parti in conflitto. E’ stata veramente una cosa molto personale, molto chiara, molto diretta… Questo dà fiducia a tutti noi che adesso siamo, soprattutto in Aleppo, in una situazione molto difficile. Il messaggio del Santo Padre è molto, molto positivo, ed è stato molto apprezzato da gran parte della popolazione.
D. - Mons. Audo, che cosa aspettarsi ancora dalla Comunità internazionale? C’è qualcuno che ipotizza un intervento militare: ma può essere questa la soluzione da auspicare?
R. - Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire - per il mio sentire - una guerra mondiale. Di nuovo c’è questo rischio… La cosa non è così facile! Speriamo che l’intervento del Papa per favorire un vero dialogo tra le differenti parti in conflitto, per trovare una soluzione sia il primo passo per non usare armi, ma per far sì che la gente possa essere libera di muoversi, di viaggiare, di comunicare, di lavorare… Tutto il Paese è in guerra adesso! Questo è quello che aspettiamo: una forza internazionale che aiuti a dialogare e non a fare la guerra.
D. - Mons. Audo, che cosa sa delle altre zone del Paese e com’è, invece, la situazione ad Aleppo rispetto ad altre zone?
R. - Come situazione adesso ad Aleppo è la peggiore! Tutti dicono così, facendo il paragone con le altre zone del Paese. A Damasco - per esempio - si può viaggiare, c’è l’aeroporto, possono andare verso il Libano, mentre ad Aleppo non ci si può muovere! Generalmente nella regione del litorale si vive tranquillamente, tanta gente da Aleppo è fuggita verso questa regione.
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