Razzia di incalcolabile entità al museo egizio di Minya. Oltre mille reperti rubati tra statue monete e gioielli. Il governo punta il dito contro la Fratellanza e assicura maggiore controllo sui siti artistici.
Asianews - Negli scontri tra esercito e Fratelli musulmani, che trascinano l'Egitto in un nuovo vortice di violenza, anche il patrimonio archeologico nazionale subisce danni incalcolabili. Il 15 agosto, a Minya, città situata a sud del Cairo lungo il corso del Nilo, gruppi di vandali e saccheggiatori hanno fatto irruzione nel museo Malawi, uno tra i principali centri di raccolta di arte egizia di tutto il Paese. L'Egypt Heritage Task Force - un gruppo di archeologi che si batte per contrastare gli atti di sciacallaggio ai danni del patrimonio artistico nazionale - calcola che alle sale museali di Minya sarebbero stati sottratti almeno 1050 pezzi, tra statue antiche, suppellettili e oggetti di gioielleria. Un album fotografico pubblicato nei giorni scorsi dal Daily Mail, mostra inoltre sarcofagi scoperchiati, teche sfondate e altri atti di vandalismo perpetrati ai danni dei reperti più pesanti non trasportabili al di fuori del museo.
Il ministro delle Antichità, Mohamed Ibrahim, punta il dito contro la Fratellanza musulmana e conferma che nella serata del 15 agosto orde di saccheggiatori hanno forzato le porte del museo egizio locale. Inoltre ha annunciato l'invio di blindati dell'esercito a Luxor, Karnak, Nuba, Assuan e altri luoghi di rilevanza artistica nel Paese.
L'inasprirsi degli scontri al Cairo ha comportato il dislocamento di unità di polizia aggiuntive nella capitale, lasciando sguarniti i centri minori e periferici. Fonti locali raccontano che in una Minya priva di forze di polizia, vandali e saccheggiatori hanno potuto agire quasi indisturbati. Anche nei giorni successivi al saccheggio, né poliziotti né uomini dell'esercito sono stati dispiegati a protezione della struttura.
L'archeologa Monica Hannah, aiutata da alcuni giovani, è entrata nel museo il 17 agosto sotto il fuoco dei cecchini ed è riuscita a mettere in salvo un sarcofago, due mummie e altri oggetti risparmiati dai furti. Assieme a una grande quantità di gioielli e monete d'oro e di bronzo risalenti al periodo greco e romano, il museo di Minya è stato privato di numerose statue, tra le quali una raffigurante il figlio del faraone Akhenaton definita dall'archeologa come un "capolavoro unico".
L'area delle piramidi e il museo egizio del Cairo, che nel 2011 aveva subito danni analoghi, sono stati protetti invece dai blindati dell'esercito per tutta la durata degli scontri. Ahmed Sharaf, responsabile del patrimonio museale presso il ministero delle Antichità, ha informato che due statue sono state restituite al museo di Minya e che chiunque si presenterà per consegnare altri reperti rubati non andrà incontro a punizioni di sorta da parte delle autorità.
Asianews - Negli scontri tra esercito e Fratelli musulmani, che trascinano l'Egitto in un nuovo vortice di violenza, anche il patrimonio archeologico nazionale subisce danni incalcolabili. Il 15 agosto, a Minya, città situata a sud del Cairo lungo il corso del Nilo, gruppi di vandali e saccheggiatori hanno fatto irruzione nel museo Malawi, uno tra i principali centri di raccolta di arte egizia di tutto il Paese. L'Egypt Heritage Task Force - un gruppo di archeologi che si batte per contrastare gli atti di sciacallaggio ai danni del patrimonio artistico nazionale - calcola che alle sale museali di Minya sarebbero stati sottratti almeno 1050 pezzi, tra statue antiche, suppellettili e oggetti di gioielleria. Un album fotografico pubblicato nei giorni scorsi dal Daily Mail, mostra inoltre sarcofagi scoperchiati, teche sfondate e altri atti di vandalismo perpetrati ai danni dei reperti più pesanti non trasportabili al di fuori del museo.
Il ministro delle Antichità, Mohamed Ibrahim, punta il dito contro la Fratellanza musulmana e conferma che nella serata del 15 agosto orde di saccheggiatori hanno forzato le porte del museo egizio locale. Inoltre ha annunciato l'invio di blindati dell'esercito a Luxor, Karnak, Nuba, Assuan e altri luoghi di rilevanza artistica nel Paese.
L'inasprirsi degli scontri al Cairo ha comportato il dislocamento di unità di polizia aggiuntive nella capitale, lasciando sguarniti i centri minori e periferici. Fonti locali raccontano che in una Minya priva di forze di polizia, vandali e saccheggiatori hanno potuto agire quasi indisturbati. Anche nei giorni successivi al saccheggio, né poliziotti né uomini dell'esercito sono stati dispiegati a protezione della struttura.
L'archeologa Monica Hannah, aiutata da alcuni giovani, è entrata nel museo il 17 agosto sotto il fuoco dei cecchini ed è riuscita a mettere in salvo un sarcofago, due mummie e altri oggetti risparmiati dai furti. Assieme a una grande quantità di gioielli e monete d'oro e di bronzo risalenti al periodo greco e romano, il museo di Minya è stato privato di numerose statue, tra le quali una raffigurante il figlio del faraone Akhenaton definita dall'archeologa come un "capolavoro unico".
L'area delle piramidi e il museo egizio del Cairo, che nel 2011 aveva subito danni analoghi, sono stati protetti invece dai blindati dell'esercito per tutta la durata degli scontri. Ahmed Sharaf, responsabile del patrimonio museale presso il ministero delle Antichità, ha informato che due statue sono state restituite al museo di Minya e che chiunque si presenterà per consegnare altri reperti rubati non andrà incontro a punizioni di sorta da parte delle autorità.
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