Disoccupazione a luglio in Italia ferma al 12%, ma in aumento su base annua. Stesso scenario per tutto il secondo trimestre del 2013. Lo rileva l’Istat nei suoi dati provvisori. Per i giovani, la soglia critica risale oltre il 39%, con un picco del 51% per le donne del Mezzogiorno, ancora l’area più svantaggiata. Complessivamente in un anno si sono persi 325 mila posti di lavoro.
Radio Vaticana - E’ la quarta volta consecutiva che il tasso di disoccupazione resta sulla soglia del 12%: un’emorragia che sembra fermarsi ma che non lascia spazio all’ottimismo, visto l’aumento annuo dall’1,3 all’1,5%, aumento che riguarda sia uomini sia donne. Il parere di Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere: “Le imprese, soprattutto quelle che riescono a essere presenti sui mercati internazionali, stanno cercando di mantenere quote di mercato e quindi di mantenere occupazione. Sul fronte dei servizi e sul fronte delle costruzioni, i consumi sono fermi, anzi tendono ulteriormente a contrarsi e l’occupazione che fino adesso ha tenuto un po’ meglio incomincia a dare segnali negativi”.
Per l’Istat, nel secondo trimestre tre milioni in tutto sono i disoccupati in Italia, + 13,7% in un anno. E a soffrire non è solo il lavoro dipendente, ma anche quello autonomo e tutto il prezioso settore del terziario: “Il terziario è un settore fondamentale per l’efficienza complessiva di tutto il sistema. Per questo, è importante che da una parte cresca complessivamente la cultura di efficienza nei servizi, ma dall’altra parte che le politiche economiche guardino con attenzione anche a questi settori perché senza di essi gli sviluppi, anche dell’industria, gli sviluppi in agricoltura, gli sviluppi del settore delle costruzioni diventano complicati. Da questo, l’esigenza di fare molta attenzione, nei prossimi mesi, alle politiche economiche che riguardano le aliquote Iva, perché rischiano di toccare esattamente il terziario prima ancora che altri settori”.
Al Sud, la situazione peggiore, ma anche tra i giovani e i 35-49.enni. Meglio va per gli occupati con almeno 50 anni, in assenza di turn-over: “Interventi sul fronte pensionistico naturalmente tengono al lavoro le fasce d’età più avanzate e quindi impediscono anche il ricambio generazionale. Abbiamo visto che questi sgravi contributivi del pacchetto promosso dal ministro Giovannini potrebbero essere favorevolmente accolti e utilizzati da almeno 190 mila imprese, e si tratta in questi casi di imprese che o non avrebbero fatto assunzioni oppure avrebbero accelerato i tempi di assunzioni eventualmente programmate per i giovani. E quindi, questo potrebbe essere un elemento che rimette in moto. Certo, c’è bisogno poi di intercettare una crescita importante, anche a livello internazionale”.
Cosa fare, dunque, in attesa? Almeno cercare i settori più promettenti. Ancora Claudio Gagliardi: “I settori più dinamici, almeno per la fascia giovanile, sono l’informatica e le telecomunicazioni anzitutto, perché su questo fronte ci sono ancora spazi di crescita nel Paese e si tratta di servizi che possono far crescere anche gli altri settori: quindi, possono far crescere la produttività nel settore manifatturiero, o in generale nel settore dei servizi. Abbiamo segnali interessanti sul fronte anche energetico. E poi, all’interno di ogni settore, per le imprese che vogliono esportare e che vogliono rinnovare. C’è da immaginare che se la ripresa diventa cospicua, potremmo riavere diversi passaggi dal tempo parziale al tempo pieno”.
Radio Vaticana - E’ la quarta volta consecutiva che il tasso di disoccupazione resta sulla soglia del 12%: un’emorragia che sembra fermarsi ma che non lascia spazio all’ottimismo, visto l’aumento annuo dall’1,3 all’1,5%, aumento che riguarda sia uomini sia donne. Il parere di Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere: “Le imprese, soprattutto quelle che riescono a essere presenti sui mercati internazionali, stanno cercando di mantenere quote di mercato e quindi di mantenere occupazione. Sul fronte dei servizi e sul fronte delle costruzioni, i consumi sono fermi, anzi tendono ulteriormente a contrarsi e l’occupazione che fino adesso ha tenuto un po’ meglio incomincia a dare segnali negativi”.
Per l’Istat, nel secondo trimestre tre milioni in tutto sono i disoccupati in Italia, + 13,7% in un anno. E a soffrire non è solo il lavoro dipendente, ma anche quello autonomo e tutto il prezioso settore del terziario: “Il terziario è un settore fondamentale per l’efficienza complessiva di tutto il sistema. Per questo, è importante che da una parte cresca complessivamente la cultura di efficienza nei servizi, ma dall’altra parte che le politiche economiche guardino con attenzione anche a questi settori perché senza di essi gli sviluppi, anche dell’industria, gli sviluppi in agricoltura, gli sviluppi del settore delle costruzioni diventano complicati. Da questo, l’esigenza di fare molta attenzione, nei prossimi mesi, alle politiche economiche che riguardano le aliquote Iva, perché rischiano di toccare esattamente il terziario prima ancora che altri settori”.
Al Sud, la situazione peggiore, ma anche tra i giovani e i 35-49.enni. Meglio va per gli occupati con almeno 50 anni, in assenza di turn-over: “Interventi sul fronte pensionistico naturalmente tengono al lavoro le fasce d’età più avanzate e quindi impediscono anche il ricambio generazionale. Abbiamo visto che questi sgravi contributivi del pacchetto promosso dal ministro Giovannini potrebbero essere favorevolmente accolti e utilizzati da almeno 190 mila imprese, e si tratta in questi casi di imprese che o non avrebbero fatto assunzioni oppure avrebbero accelerato i tempi di assunzioni eventualmente programmate per i giovani. E quindi, questo potrebbe essere un elemento che rimette in moto. Certo, c’è bisogno poi di intercettare una crescita importante, anche a livello internazionale”.
Cosa fare, dunque, in attesa? Almeno cercare i settori più promettenti. Ancora Claudio Gagliardi: “I settori più dinamici, almeno per la fascia giovanile, sono l’informatica e le telecomunicazioni anzitutto, perché su questo fronte ci sono ancora spazi di crescita nel Paese e si tratta di servizi che possono far crescere anche gli altri settori: quindi, possono far crescere la produttività nel settore manifatturiero, o in generale nel settore dei servizi. Abbiamo segnali interessanti sul fronte anche energetico. E poi, all’interno di ogni settore, per le imprese che vogliono esportare e che vogliono rinnovare. C’è da immaginare che se la ripresa diventa cospicua, potremmo riavere diversi passaggi dal tempo parziale al tempo pieno”.
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