Una rassegna di 30 sculture di grandi dimensioni e materiali diversi ricorda l'artista bresciana scomparsa nel 2012. Al Castello Scaligero di Sirmione fino al 26 settembre
Città Nuova - Franca Ghitti pensa l’acqua come agente naturale di un’azione eterna e anonima, che interviene sulle cose secondo modi assimilabili a quelli della scultura. L’acqua rappresenta anche l’energia che le mani del fabbro regolano, misurano e modificano nei processi millenari della lavorazione del ferro, o di quelli del legno nelle segherie, o nei mulini, e che l’artista bresciana rimedita in funzione della sua ricerca e del suo concetto di “scultura come linguaggio assoluto”.
L’acqua è «una materia liquida e volatile, il cui peso è leggerezza», scrive l’artista nei suoi appunti, un elemento senza colore, ma che lo acquista in relazione alla luce. Tuttavia l’acqua, intesa come via di comunicazione o elemento vitale per la natura e l’uomo, non viene mai direttamente rappresentata, ma solo evocata nella sua opera come azione, movimento, senso dello scorrere, scrittura sul territorio attraverso i canali irrigui, ritmo ripetuto e infinito.
È dagli anni Sessanta del secolo scorso che l’artista progettuale e concettuale ha messo a punto un’idea di scultura ecologica che vede protagonista l’acqua, non come elemento in sé, ma in relazione al territorio.
La rassegna ora a lei dedicata, che presenta 30 sculture di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi trent’anni di vita dell’artista bresciana scomparsa nel 2012, approfondisce questa linea espressiva, attraverso una serie di lavori come l’imponente Bosco bruciato, in legno, o le grandi sculture e le installazioni in ferro come Albero, Cascata, Acqua, Pioggia, Vele, o ancora Acqua sui Navigli, Il Segno dell’acqua, Onde.
“Franca Ghitti. Le vie dell’acqua”, Castello Scaligero di Sirmione (Bs), fino al 26 settembre.
Città Nuova - Franca Ghitti pensa l’acqua come agente naturale di un’azione eterna e anonima, che interviene sulle cose secondo modi assimilabili a quelli della scultura. L’acqua rappresenta anche l’energia che le mani del fabbro regolano, misurano e modificano nei processi millenari della lavorazione del ferro, o di quelli del legno nelle segherie, o nei mulini, e che l’artista bresciana rimedita in funzione della sua ricerca e del suo concetto di “scultura come linguaggio assoluto”.
L’acqua è «una materia liquida e volatile, il cui peso è leggerezza», scrive l’artista nei suoi appunti, un elemento senza colore, ma che lo acquista in relazione alla luce. Tuttavia l’acqua, intesa come via di comunicazione o elemento vitale per la natura e l’uomo, non viene mai direttamente rappresentata, ma solo evocata nella sua opera come azione, movimento, senso dello scorrere, scrittura sul territorio attraverso i canali irrigui, ritmo ripetuto e infinito.
È dagli anni Sessanta del secolo scorso che l’artista progettuale e concettuale ha messo a punto un’idea di scultura ecologica che vede protagonista l’acqua, non come elemento in sé, ma in relazione al territorio.
La rassegna ora a lei dedicata, che presenta 30 sculture di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi trent’anni di vita dell’artista bresciana scomparsa nel 2012, approfondisce questa linea espressiva, attraverso una serie di lavori come l’imponente Bosco bruciato, in legno, o le grandi sculture e le installazioni in ferro come Albero, Cascata, Acqua, Pioggia, Vele, o ancora Acqua sui Navigli, Il Segno dell’acqua, Onde.
“Franca Ghitti. Le vie dell’acqua”, Castello Scaligero di Sirmione (Bs), fino al 26 settembre.
di Giuseppe Distefano
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