Dopo molte ore di camera di consiglio i giudici della Cassazione hanno confermato la condanna a 4 anni per Silvio Berlusconi, nell’ambito del processo Mediaset. Sull’interdizione dai pubblici uffici dovrà ripronunciarsi la corte d’appello di Milano. Giampiero Guadagni:
Radio Vaticana - Condanna a quattro di reclusione confermata per Silvio Berlusconi; rinvio alla Corte d’appello di Milano per rideterminare l’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici . E’ questo dunque il verdetto della Corte di Cassazione sul processo Mediaset. Una sentenza che Berlusconi ha atteso per tutta la giornata nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli insieme ai legali Coppi e Ghedini. Una sentenza attesa col fiato speso da tutto il mondo politico per le possibili ricadute sulla legislatura. La vicenda sui diritti tv Mediaset era cominciata il 25 giugno 2001, con la perquisizione da parte della Guardia di Finanza degli uffici del Gruppo a Cologno Monzese. L’accusa nei confronti dell’allora premier è quella di essere stato il regista di un progetto di frode fiscale realizzato gonfiando i costi nell’acquisto dei diritti televisivi, per abbattere le tasse e creare fondi neri, spostati poi in società off shore all’estero. Lo scorso anno arriva la sentenza di condanna in primo grado, confermata l’8 maggio scorso dalla Corte d'Appello di Milano. Incombendo la prescrizione, il 30 luglio sono iniziate le udienze in Cassazione. Il sostituto procuratore generale nella sua requisitoria aveva ribadito le accuse a Berlusconi. Per la difesa, invece, il leader del Pd non poteva commettere il reato contestato, in quanto dal 1994 non aveva più alcun ruolo in Mediaset.
Radio Vaticana - Condanna a quattro di reclusione confermata per Silvio Berlusconi; rinvio alla Corte d’appello di Milano per rideterminare l’interdizione di cinque anni dai pubblici uffici . E’ questo dunque il verdetto della Corte di Cassazione sul processo Mediaset. Una sentenza che Berlusconi ha atteso per tutta la giornata nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli insieme ai legali Coppi e Ghedini. Una sentenza attesa col fiato speso da tutto il mondo politico per le possibili ricadute sulla legislatura. La vicenda sui diritti tv Mediaset era cominciata il 25 giugno 2001, con la perquisizione da parte della Guardia di Finanza degli uffici del Gruppo a Cologno Monzese. L’accusa nei confronti dell’allora premier è quella di essere stato il regista di un progetto di frode fiscale realizzato gonfiando i costi nell’acquisto dei diritti televisivi, per abbattere le tasse e creare fondi neri, spostati poi in società off shore all’estero. Lo scorso anno arriva la sentenza di condanna in primo grado, confermata l’8 maggio scorso dalla Corte d'Appello di Milano. Incombendo la prescrizione, il 30 luglio sono iniziate le udienze in Cassazione. Il sostituto procuratore generale nella sua requisitoria aveva ribadito le accuse a Berlusconi. Per la difesa, invece, il leader del Pd non poteva commettere il reato contestato, in quanto dal 1994 non aveva più alcun ruolo in Mediaset.
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