lunedì, agosto 05, 2013
Dall’inizio dell’anno è il terzo leader religioso moderato a cadere vittima di un attentato. Dietro la serie di omicidi non c'è solo lo scontro interreligioso con le correnti dell’islam radicale. Secondo gli esperti, c’è chi sfrutta la religione per altri fini

Mosca (AsiaNews) - Uomini non identificati hanno sparato, la notte del 3 luglio, contro la macchina di uno dei leader religiosi musulmani moderati in Daghestan, uccidendolo. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli aggressori dell'imam sufi Ilyas Ilyasov(76 anni) erano due uomini, poi fuggiti dopo averlo colpito. Nell'attacco, verificatosi a Makhachkala, è rimasto ferito l'autista. Sulla morte di Ilyasov è stata aperta un'inchiesta per omicidio colposo. Il leader sufi era noto per le sue posizioni fortemente critiche verso l'espansione del salafismo, corrente radicale dell'islam, in Daghestan e in tutto il Caucaso del Nord.

L'omicidio di Ilyasov è solo l'ultimo di una serie di attentati contro i leader religiosi moderati in questa instabile repubblica del Caucaso russo. A luglio, colpi di arma da fuoco hanno raggiunto un rabbino a Derbent, ferendolo gravemente. A marzo, un imam è stato ucciso nel villaggio di Gubden. Da gennaio 2012, sono in tutto 11 i religiosi musulmani uccisi.

Ilyasov aveva più volte denunciato l'inadeguatezza del potere politico, definita "una delle cause della radicalizzazione della popolazione locale". Gregory Shvedov - esperto di Caucaso e direttore dell'agenzia Nodo caucasico, che monitora questi tipi di attacchi - ha messo in guardia da letture semplicistiche della situazione. Come ha spiegato al Moscow Times, non si può limitare la causa di questa serie di omicidi solo allo scontro tra correnti moderate e radicali dell'islam, che vogliono stabilire nel Caucaso russo - territorio a maggioranza musulmana - uno stato islamico indipendente, il cosiddetto "Califfato del Caucaso".

"Il fatto, per esempio, che i bersagli di questa campagna vengano scelti in modo molto accurato - ha spiegato - mi costringe a essere molto attento nella mia analisi: bisogna capire se alcune persone stanno usando l'aspetto interreligioso in Daghestan per raggiungere propri fini personalistici".

Gli inquirenti che lavorano sul caso Ilyasov ritengono che l'attività dell'imam in ambito religioso sia solo uno dei possibili moventi. Ilyasov aveva già ricevuto minacce nel 2008, quando lavorava in una moschea di Makhachkala, la capitale del Daghestan.


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