martedì, agosto 27, 2013
Un commento sull’ultimo libro di don Felice Accrocca, edito da Paoline

La storia di Giuseppe è una storia di perdono: attraverso le vicende della vita (dal tradimento dei fratelli fino all’ingratitudine del coppiere), egli impara a perdonare le persone che gli hanno fatto del male. Non c’è nulla di più disarmante del perdono, nulla di più forte dell’amore. E la storia di Giuseppe lo dimostra pienamente: tradito dai fratelli e da tutte le persone che gli stanno accanto, non si dà per vinto, e anzi con una forza quasi sovraumana va avanti per la strada del bene. Anche di fronte alle avversità, guarda con fiducia alla vita, che ringrazia continuamente. Non si stanca di rispondere con il bene al male ricevuto. E alla fine la storia lo premia.

In questo libro l’autore, Felice Accrocca, sacerdote della Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, nonché docente nella Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa nella Pontificia Università Gregoriana di Roma, racconta e analizza passo per passo la storia di Giuseppe, noto personaggio biblico. In particolare, il libro commenta dal punto di vista spirituale tutti gli episodi biblici narrati nella Genesi e riguardanti la storia di Giuseppe. L’obiettivo dell’autore sembra essere quello di entrare in una relazione profonda con questo personaggio, in empatia, oserei dire. Con abilità impressionante, l’autore riesce a far calare il lettore nei panni di Giuseppe, a vivere le sue stesse sofferenze e le sue stesse gioie. Con tocco quasi pittorico, Accrocca descrive i vari personaggi (dai fratelli di Giuseppe fino al faraone) in modo quasi da farli vedere al lettore.

Attraverso la storia di Giuseppe, il lettore è portato a riflettere sulla sua vicenda personale, qui ed ora, sulle controversie che animano la sua vita e ad assumere un atteggiamento simile a quello di Giuseppe, che è appunto quello della gratitudine, anche di fronte alle avversità. «Avere un atteggiamento di gratitudine – spiega l’autore – vuole dire non ritenere nulla come dovuto, sapendo dire grazie, con le parole e con i gesti, per ogni attenzione ricevuta, per ogni gesto di amore avuto in dono. E’ invece un comportamento diffuso dare tutto per scontato, quasi che tutto sia dovuto, a cominciare da quanto accade all’interno delle mura domestiche, dove madri già anziane sono costrette a rimettere in ordine le camere dei figli che da tempo hanno superato i trent’anni».

Questo libro, dunque, non è statico, anzi è molto dinamico: alla fine di ogni capitolo, infatti, interpella il lettore, ponendogli alcuni interrogativi fondamentali, che lo spingono a riflettere e a fare il punto della sua vita. Verso la fine del libro, ad esempio, l’autore pone all’attenzione del lettore le seguenti domande: «Che cosa mi ha insegnato la storia di Giuseppe? Vivo riconciliato con la mia storia e con me stesso?».

Consiglio questo libro a tutti coloro che amano la Bibbia, ma anche a coloro che sono alla profonda ricerca di se stessi e delle loro radici o che non hanno il coraggio di perdonare i propri familiari che hanno fatto loro del male. C’è sempre da ricordare che in tutte le storie, come in quella di Giuseppe, l’amore vince sempre.


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