Nelle ultime settimane si sono registrate almeno 4.500 vittime. Almeno un terzo di queste sono civili, mentre la maggior parte sono combattenti attivi nel conflitto. Sempre più siriani abbandonano le proprie case in favore di regioni più sicure o Stati confinanti; il Paese è ormai un campo di battaglia.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Nel mese sacro del Ramadan il conflitto siriano ha prodotto quasi 4.500 morti. Due terzi di questi sono combattenti - tra soldati del regime, disertori e ribelli - 1.300 invece sono civili, tra i quali ci sono almeno 300 bambini. A due anni dall'inizio delle rivolte, la guerra in Siria causa una media di 5mila vittime ogni mese. Secondo fonti locali, il numero di civili rimasti uccisi in questo mese è però di molto inferiore alla cifra stimata al termine del Ramadan dell'anno scorso, quando di 5.500 morti almeno 4mila erano innocenti. "Ciò che si può notare è che le vittime sono sempre più militanti e non civili" spiega Abdel Rahman, dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Negli ultimi 12 mesi, il conflitto siriano ha mutato in parte la propria identità; i molti civili fuggiti all'estero o in regioni più sicure in prossimità dei campi profughi, hanno lasciato il posto ad una mole non quantificabile di combattenti stranieri, accorsi nel Paese per ingrossare le milizie - soprattutto quelle di matrice islamista - nella lotta ad Assad. Agli inizi di giugno, dopo la caduta di al-Qusair per mano del regime, le forze governative hanno ripreso slancio e vigore, marciando su Homs e riconquistandone buona parte.
Al momento, mentre l'esercito di Assad controlla in prevalenza la regione meridionale del Paese, le forze ribelli, indebolite dalla controffensiva del regime e frammentate in più di 30 brigate differenti, sono arroccate nelle regioni settentrionali tra Aleppo e il confine turco. A causa degli scontri quotidiani e della labilità delle linee di fronte, tale suddivisione rimane tuttavia approssimativa; lo prova la visita compiuta ieri da Ahmed Jarba, a capo del Consiglio siriano d'opposizione, nella provincia meridionale di Deraa.
Le Nazioni Unite stimano che dall'inizio delle rivolte siano oltre 100mila le vittime del conflitto siriano, mentre milioni sarebbero i profughi raccolti nei campi d'accoglienza in Turchia, Giordania e Libano.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Nel mese sacro del Ramadan il conflitto siriano ha prodotto quasi 4.500 morti. Due terzi di questi sono combattenti - tra soldati del regime, disertori e ribelli - 1.300 invece sono civili, tra i quali ci sono almeno 300 bambini. A due anni dall'inizio delle rivolte, la guerra in Siria causa una media di 5mila vittime ogni mese. Secondo fonti locali, il numero di civili rimasti uccisi in questo mese è però di molto inferiore alla cifra stimata al termine del Ramadan dell'anno scorso, quando di 5.500 morti almeno 4mila erano innocenti. "Ciò che si può notare è che le vittime sono sempre più militanti e non civili" spiega Abdel Rahman, dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Negli ultimi 12 mesi, il conflitto siriano ha mutato in parte la propria identità; i molti civili fuggiti all'estero o in regioni più sicure in prossimità dei campi profughi, hanno lasciato il posto ad una mole non quantificabile di combattenti stranieri, accorsi nel Paese per ingrossare le milizie - soprattutto quelle di matrice islamista - nella lotta ad Assad. Agli inizi di giugno, dopo la caduta di al-Qusair per mano del regime, le forze governative hanno ripreso slancio e vigore, marciando su Homs e riconquistandone buona parte.
Al momento, mentre l'esercito di Assad controlla in prevalenza la regione meridionale del Paese, le forze ribelli, indebolite dalla controffensiva del regime e frammentate in più di 30 brigate differenti, sono arroccate nelle regioni settentrionali tra Aleppo e il confine turco. A causa degli scontri quotidiani e della labilità delle linee di fronte, tale suddivisione rimane tuttavia approssimativa; lo prova la visita compiuta ieri da Ahmed Jarba, a capo del Consiglio siriano d'opposizione, nella provincia meridionale di Deraa.
Le Nazioni Unite stimano che dall'inizio delle rivolte siano oltre 100mila le vittime del conflitto siriano, mentre milioni sarebbero i profughi raccolti nei campi d'accoglienza in Turchia, Giordania e Libano.
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Neanche in Irak.
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