martedì, settembre 24, 2013
“La più grande sfida per la pace e la sicurezza nel mondo”: così Ban Ki-moon ha definito la crisi in Siria aprendo poco fa i lavori della 68esima sessione dell’Assemblea generale dell'ONU al Palazzo di Vetro

Misna - “Più di 100.000 persone sono state uccise… più di sette milioni di persone – un terzo della popolazione – hanno lasciato le loro case. Le famiglie sono sotto assedio. Città e paesi sono in macerie. L’economia è in rovina” ha detto il segretario generale dell’Onu, sottolineando che “comunità una volta vive, con una miscela di tradizioni e fedi, sono state lacerate”.Ban ha fatto riferimento alla strage del 21 agosto a Ghouta, “il peggior attacco di armi chimiche su civili in un quarto di secolo”, evidenziando che Damasco “deve onorare pienamente e rapidamente gli obblighi assunti aderendo alla Convenzione sulle armi chimiche” e “la comunità internazionale deve portare di fronte alla giustizia i perpetratori dell’utilizzo di armi chimiche in Siria”.

Il segretario generale dell’Onu ha anche rivolto un appello “a tutti gli Stati” affinché “smettano di alimentare il bagno di sangue e mettano fine ai flussi di armi verso tutte le parti” del conflitto, ricordando che la maggior parte delle atrocità in Siria sono state commesse con armi convenzionali.

Sulla crisi in Siria, Ban ha detto poi che “la vittoria militare è un’illusione. La sola risposta è una soluzione politica”, rinnovando il suo impegno per favorire un negoziato. Il segretario generale dell’Onu ha anche rivolto lo sguardo alla regione mediorientale, salutando il tentativo di ripresa di negoziati diretti fra israeliani e palestinesi, per poi fermarsi sull’Africa, della quale ha osservato che “il dinamismo va di pari passo con la democrazia e una crescita economica sia sostenuta che impressionante”. Ha ricordato tuttavia anche i conflitti persistenti in Africa, citando anche l’attacco terroristico ancora in corso in Kenya e l’insicurezza costante in Iraq e Pakistan. “Ovunque nel mondo – ha evidenziato – constatiamo una volta di più che i diritti dell’uomo e lo Stato di diritto sono i fondamenti della stabilità e della coesistenza”.


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