Il governo di Dhaka ha deciso di dispiegare i paramilitari delle Guardie di frontiera per controllare le aree industriali della capitale dove continuano le proteste dei lavoratori del settore dell’abbigliamento e degli accessori che chiedono un consistente aumento del salario minimo.
Misna - La decisione è stata presa a una settimana dall’avvio delle manifestazioni postate fino nel cuore della capitale con scontri, danneggiamenti e una settantina di feriti tra dimostranti e poliziotti. La militarizzazione del sobborgo di Gazipur, dove sono collocate centinaia di manifatture che in parte producono anche per le grandi atene di distribuzione e vendita internazionali, potrebbe estendersi alle altre due grandi aree industriali di Narayanganj e Savar, che con Gazipur sono il cuore di un’industria fondamentale perché fornisce al paese l’80% del valore delle sue esportazioni (complessivamente 20 miliardi di dollari) e perché impiega fino a quattro milioni di addetti, in maggioranza donne, in 5000 imprese.
Durante questa settimana, le tensioni e il timore di ritorsioni hanno bloccato la maggior parte delle manifatture, ma la situazione rischia di protrarsi e di aggravarsi. La protesta, avviata sabato scorso, con una grande manifestazione organizzata da una federazione di sindacati del settore che ha portato in piazza 50.000 lavoratori, ha al centro la richiesta di una aumento del salario mensile dagli attuali 3000 a 8000 taka (circa 70 euro) al mese, ma gli imprenditori, che hanno concesso l’ultimo aumento nel luglio 2010, hanno risposto con un’offerta non negoziabile di 3600 taka.
Rivendicazioni e proteste sono andate crescendo di numero e intensità dopo il crollo, il 24 aprile scorso, nel distretto industriale di Savar, di un edificio occupato soprattutto da manifatture dell’abbigliamento e degli accessori, che ha seppellito 1132 persone, in maggioranza lavoratori costretti a entrare nell’edificio nonostante l’evidente pericolosità della struttura.
Misna - La decisione è stata presa a una settimana dall’avvio delle manifestazioni postate fino nel cuore della capitale con scontri, danneggiamenti e una settantina di feriti tra dimostranti e poliziotti. La militarizzazione del sobborgo di Gazipur, dove sono collocate centinaia di manifatture che in parte producono anche per le grandi atene di distribuzione e vendita internazionali, potrebbe estendersi alle altre due grandi aree industriali di Narayanganj e Savar, che con Gazipur sono il cuore di un’industria fondamentale perché fornisce al paese l’80% del valore delle sue esportazioni (complessivamente 20 miliardi di dollari) e perché impiega fino a quattro milioni di addetti, in maggioranza donne, in 5000 imprese.
Durante questa settimana, le tensioni e il timore di ritorsioni hanno bloccato la maggior parte delle manifatture, ma la situazione rischia di protrarsi e di aggravarsi. La protesta, avviata sabato scorso, con una grande manifestazione organizzata da una federazione di sindacati del settore che ha portato in piazza 50.000 lavoratori, ha al centro la richiesta di una aumento del salario mensile dagli attuali 3000 a 8000 taka (circa 70 euro) al mese, ma gli imprenditori, che hanno concesso l’ultimo aumento nel luglio 2010, hanno risposto con un’offerta non negoziabile di 3600 taka.
Rivendicazioni e proteste sono andate crescendo di numero e intensità dopo il crollo, il 24 aprile scorso, nel distretto industriale di Savar, di un edificio occupato soprattutto da manifatture dell’abbigliamento e degli accessori, che ha seppellito 1132 persone, in maggioranza lavoratori costretti a entrare nell’edificio nonostante l’evidente pericolosità della struttura.
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