L’immagine idilliaca del “tutti vissero felici e contenti” col governo che annuncia l’accordo sull’Imu è solo un lontano ricordo del passato
di Simona Santullo
Mancano solo cinque giorni all'esame del "caso Berlusconi" da parte della Giunta per le elezioni di palazzo Madama (che, come noto, sarà chiamata a valutare la decadenza da senatore del leader del Pdl condannato a quattro anni per frode fiscale) e il Cavaliere torna a ricattare il governo Letta, il cui destino è sempre più legato al suo. Per questo sembrerebbe che la crisi di governo ora sia davvero molto vicina e potrebbe arrivare, secondo le parole dello stesso Berlusconi, anche prima del voto di giunta.
Già pare, infatti, che il Pd sul “problema politico” della decadenza di Silvio Berlusconi sia irremovibile e non accetti nessuna trattativa. L’ha affermato l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, intervenendo alla festa del partito a Genova, l’ha poi confermato Dario Franceschini in una nota ufficiale, sostenendo peraltro che “ il Pd non violerà mai le regole dello Stato di diritto per allungare la vita al governo”; e l’ha poi riconfermato lo stesso premier Enrico Letta condividendo in pieno le dichiarazioni di Franceschini; credo che più chiari di così proprio non si possa esserlo.
E Berlusconi che fa? Alza la voce e la fa alzare alle sue truppe, incitando addirittura quelli che solitamente sono inquadrate come “colombe” (per esempio Renato Schifani e Angelino Alfano) e minacciando la crisi di governo. Ma per il momento, appunto, sono solo minacce per tentare di rinviare l'espulsione del Cavaliere e “afferrare” la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale della legge Severino. Ma almeno per ora sembra che il giochino del Pdl non funzioni, perché per il momento né il Pd né tantomeno Napolitano sembrano essere particolarmente preoccupati né intenzionati a cedere.
Di fatto una nuova crisi politica potrebbe avere conseguenze negative per il nostro paese, ma anche per lo stesso Berlusconi. Una volta sciolte le Camere infatti, il Cavaliere fermerebbe l’iter della sua decadenza perché la giunta del Senato non potrebbe più riunirsi né l’Aula di Palazzo Madama potrebbe votare la sua ineleggibilità. E per gli effetti della legge Severino, resta confermato il fatto che Berlusconi non potrà candidarsi alle prossime elezioni: la nuova Forza Italia quindi andrebbe alle elezioni in autunno senza il suo leader. C’è poi da tener conto che il partito di Berlusconi, in campagna elettorale, dovrebbe difendersi dalle accuse di aver staccato la spina al governo per questioni personali del Cavaliere ed essersi reso responsabile di aver obbligato il Paese ad un nuovo stallo istituzionale per le sue vicende giudiziarie. Gli conviene davvero? Chissà! Ovviamente non è detta l’ultima parola su nulla, ormai è un’abitudine che oggi si dica una cosa e domani si neghi il tutto. Il tormentone estivo quindi andrà avanti ancora per un po’, in attesa della riunione della Giunta del Senato che si terrà lunedì pomeriggio e dove il relatore Augello proporrà di coinvolgere la Corte di Giustizia Europea. La crisi quindi per ora è prorogata di 48 ore.
di Simona Santullo
Mancano solo cinque giorni all'esame del "caso Berlusconi" da parte della Giunta per le elezioni di palazzo Madama (che, come noto, sarà chiamata a valutare la decadenza da senatore del leader del Pdl condannato a quattro anni per frode fiscale) e il Cavaliere torna a ricattare il governo Letta, il cui destino è sempre più legato al suo. Per questo sembrerebbe che la crisi di governo ora sia davvero molto vicina e potrebbe arrivare, secondo le parole dello stesso Berlusconi, anche prima del voto di giunta.
Già pare, infatti, che il Pd sul “problema politico” della decadenza di Silvio Berlusconi sia irremovibile e non accetti nessuna trattativa. L’ha affermato l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, intervenendo alla festa del partito a Genova, l’ha poi confermato Dario Franceschini in una nota ufficiale, sostenendo peraltro che “ il Pd non violerà mai le regole dello Stato di diritto per allungare la vita al governo”; e l’ha poi riconfermato lo stesso premier Enrico Letta condividendo in pieno le dichiarazioni di Franceschini; credo che più chiari di così proprio non si possa esserlo.
E Berlusconi che fa? Alza la voce e la fa alzare alle sue truppe, incitando addirittura quelli che solitamente sono inquadrate come “colombe” (per esempio Renato Schifani e Angelino Alfano) e minacciando la crisi di governo. Ma per il momento, appunto, sono solo minacce per tentare di rinviare l'espulsione del Cavaliere e “afferrare” la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale della legge Severino. Ma almeno per ora sembra che il giochino del Pdl non funzioni, perché per il momento né il Pd né tantomeno Napolitano sembrano essere particolarmente preoccupati né intenzionati a cedere.
Di fatto una nuova crisi politica potrebbe avere conseguenze negative per il nostro paese, ma anche per lo stesso Berlusconi. Una volta sciolte le Camere infatti, il Cavaliere fermerebbe l’iter della sua decadenza perché la giunta del Senato non potrebbe più riunirsi né l’Aula di Palazzo Madama potrebbe votare la sua ineleggibilità. E per gli effetti della legge Severino, resta confermato il fatto che Berlusconi non potrà candidarsi alle prossime elezioni: la nuova Forza Italia quindi andrebbe alle elezioni in autunno senza il suo leader. C’è poi da tener conto che il partito di Berlusconi, in campagna elettorale, dovrebbe difendersi dalle accuse di aver staccato la spina al governo per questioni personali del Cavaliere ed essersi reso responsabile di aver obbligato il Paese ad un nuovo stallo istituzionale per le sue vicende giudiziarie. Gli conviene davvero? Chissà! Ovviamente non è detta l’ultima parola su nulla, ormai è un’abitudine che oggi si dica una cosa e domani si neghi il tutto. Il tormentone estivo quindi andrà avanti ancora per un po’, in attesa della riunione della Giunta del Senato che si terrà lunedì pomeriggio e dove il relatore Augello proporrà di coinvolgere la Corte di Giustizia Europea. La crisi quindi per ora è prorogata di 48 ore.
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