Scade oggi l’ultimatum dei capi di Stato della regione dei Grandi Laghi per la ripresa dei colloqui di pace a Kampala tra il governo congolese e la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), fermi da mesi. Se le due parti hanno accettato di ritrovarsi nella capitale ugandese, non per questo l’esito delle trattative appare scontato, anzi.
Misna - “La ripresa delle discussioni è necessaria ma non significa la fine dell’azione militare contro le posizioni controllate dall’M23. Con la brigata di intervento dell’Onu dobbiamo continuare ad esercitare una pressione forte sull’M23 e le altre forze negative” ha detto il capo dei negoziatori di Kinshasa, François Mwamba.
L’aereo della delegazione governativa congolese dovrebbe atterrare a Kampala in serata, quindi difficilmente il nuovo round negoziale comincerà oggi. Per Kinshasa ci sono due punti fermi sui quali non si potrà negoziare: in alcun modo i ribelli potranno usufruire di un’amnistia né saranno integrati nelle forze di sicurezza. Da Kampala la mediazione ugandese ha già annunciato che difficilmente potrà tenersi una plenaria tra le due parti. In un primo momento gli scambi tra le delegazioni si faranno esclusivamente con documenti scritti: il punto di partenza dei colloqui dovrebbe essere il documento di sintesi redatto lo scorso giugno ma allora respinto dalle due parti.
Nelle ultime ore il presidente dell’M23, Bertrand Bisimwa, si è invece espresso sull’altra richiesta fatta dalla Conferenza dei paesi dei Grandi Laghi (Cirgl). “Siamo pronti a disarmare e a tornare alla vita civile ma a due condizioni” ha detto il capo della ribellione, chiedendo la “neutralizzazione delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda” (Fdlr, hutu) – presumibilmente sostenute dalle autorità congolesi – e “il rientro in patria dei rifugiati congolesi in Rwanda, Uganda e Burundi”.
La questione del disarmo della ribellione nata nell’aprile 2012 non sarà all’ordine del giorno dei colloqui di Kampala. Sul terreno una vasta offensiva delle forze armate regolari (Fardc) sostenute dalla brigata difensiva dell’Onu ha costretto l’M23 a ritirarsi da Kibati in direzione di Kibumba, uno dei feudi della ribellione al nord di Goma, capoluogo della ricca provincia mineraria del Nord Kivu, confinante con Rwanda e Uganda. La Cirgl ha dato alle due parti un termine di 14 giorni per firmare un accordo di pace.
Misna - “La ripresa delle discussioni è necessaria ma non significa la fine dell’azione militare contro le posizioni controllate dall’M23. Con la brigata di intervento dell’Onu dobbiamo continuare ad esercitare una pressione forte sull’M23 e le altre forze negative” ha detto il capo dei negoziatori di Kinshasa, François Mwamba.
L’aereo della delegazione governativa congolese dovrebbe atterrare a Kampala in serata, quindi difficilmente il nuovo round negoziale comincerà oggi. Per Kinshasa ci sono due punti fermi sui quali non si potrà negoziare: in alcun modo i ribelli potranno usufruire di un’amnistia né saranno integrati nelle forze di sicurezza. Da Kampala la mediazione ugandese ha già annunciato che difficilmente potrà tenersi una plenaria tra le due parti. In un primo momento gli scambi tra le delegazioni si faranno esclusivamente con documenti scritti: il punto di partenza dei colloqui dovrebbe essere il documento di sintesi redatto lo scorso giugno ma allora respinto dalle due parti.
Nelle ultime ore il presidente dell’M23, Bertrand Bisimwa, si è invece espresso sull’altra richiesta fatta dalla Conferenza dei paesi dei Grandi Laghi (Cirgl). “Siamo pronti a disarmare e a tornare alla vita civile ma a due condizioni” ha detto il capo della ribellione, chiedendo la “neutralizzazione delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda” (Fdlr, hutu) – presumibilmente sostenute dalle autorità congolesi – e “il rientro in patria dei rifugiati congolesi in Rwanda, Uganda e Burundi”.
La questione del disarmo della ribellione nata nell’aprile 2012 non sarà all’ordine del giorno dei colloqui di Kampala. Sul terreno una vasta offensiva delle forze armate regolari (Fardc) sostenute dalla brigata difensiva dell’Onu ha costretto l’M23 a ritirarsi da Kibati in direzione di Kibumba, uno dei feudi della ribellione al nord di Goma, capoluogo della ricca provincia mineraria del Nord Kivu, confinante con Rwanda e Uganda. La Cirgl ha dato alle due parti un termine di 14 giorni per firmare un accordo di pace.
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