martedì, settembre 24, 2013
Un tribunale egiziano ha interdetto le attività dei Fratelli Musulmani e ordinato la confisca dei beni della confraternita a cui appartiene il deposto presidente Mohammed Morsi, rovesciato con un colpo di stato militare lo scorso 3 luglio.  

Misna - Secondo la televisione di Stato egiziana la messa al bando è stata formalizzata oggi ma era stata ampiamente anticipata da diversi organi di stampa. La giustizia egiziana ha deciso anche la chiusura di tutte le sedi della confraternita. Il ricorso contro la Fratellanza era stato presentato dal partito di sinistra, Tagammu, che ha accusato la fratellanza di detenere depositi di armi nei suoi uffici e di essere impegnata in attività illegali. Già in passato la Fratellanza era stata oggetto di ricorsi che, nel tentativo di vietarne le attività, sostenevano che non rispondesse ai requisiti della legge sulle ong.

La decisione del tribunale, alla quale potrà essere presentato ricorso, permette alle autorità di prendere di mira la rete del gruppo sui social media e di colpire così la base del sostegno al movimento, oggetto di una dura repressione da parte delle autorità e dei militari.

La Fratellanza ha trascorso in clandestinità gran parte della sua storia. Messa fuori legge da Gamal Abdel Nasser, durante la presidenza di Sadat il gruppo, ancora illegale, era stato tollerato. Con Hosni Mubarak al comando, una maggiore apertura aveva consentito a vari deputati indipendenti, membri della confraternita, di ottenere posti in Parlamento. La decisione del tribunale, a quanto scrive l’agenzia Mena colpisce “ogni istituzione collegata alla Fratellanza” Non è quindi escluso che ci siano ripercussioni anche per l’ala politica della Fratellanza, il partito Giustizia e libertà.


È presente 1 commento

mogol_gr ha detto...

Per la Merkel difficile fare una "fratellanza".

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