Donna, neuroscienziata di 51 anni: senatrice a vita
Città Nuova - Così giovane! La notizia è da titoloni sui giornali, ma nella realtà si tratta di una professionista seria, tenace e creativa, protagonista in uno dei campi di frontiera della ricerca scientifica internazionale: le cellule staminali. Laureata in farmacia, ha lavorato 3 anni al prestigioso Mit di Boston proprio sulle staminali cerebrali. Rientrata in Italia, si è rimboccata le maniche e ha fondato, al Dipartimento di bioscienze dell’università di Milano, un laboratorio di eccellenza, orientato allo studio delle malattie neurodegenerative, in particolare la Corea di Huntington. Il grande pubblico l’ha conosciuta soprattutto durante le roventi discussioni e polemiche seguite all’approvazione della legge 40 sulla procreazione assistita, in quanto era in prima linea nel sostenere il diritto/dovere della scienza di utilizzare anche le cellule staminali embrionali per la ricerca.
A livello europeo, ha coordinato il progetto NeuroStemcell e nel 7° Programma quadro di Ricerca è punto di riferimento per NeuroStemcellrepair. Presso l’Unione Europea è stata la rappresentante italiana per la ricerca genomica e biotecnologica, battendosi, senza dubbi, perché fossero finanziati anche i progetti che hanno a che fare con le staminali embrionali.
A questo proposito scriveva nel 2011: «Nonostante lo sviluppo di applicazioni basate su cellule staminali sia spesso presentato come una scelta (conflittuale) tra la ricerca con staminali embrionali e quella con staminali adulte, in ambito scientifico non esiste alcun conflitto e si lavora a tutto campo su entrambe, in base alla malattia o al paradigma in studio. Anche per questo motivo è importante che gli aspetti etici, legali e commerciali riguardanti la ricerca su tutte le cellule staminali, embrionali e adulte, e le relative sperimentazioni cliniche continuino a essere discussi su finalità concrete e, soprattutto, puntando sempre a strategie obiettive dal punto di vista medico, oneste dal punto di vista scientifico e utili dal punto di vista sociale».
Città Nuova - Così giovane! La notizia è da titoloni sui giornali, ma nella realtà si tratta di una professionista seria, tenace e creativa, protagonista in uno dei campi di frontiera della ricerca scientifica internazionale: le cellule staminali. Laureata in farmacia, ha lavorato 3 anni al prestigioso Mit di Boston proprio sulle staminali cerebrali. Rientrata in Italia, si è rimboccata le maniche e ha fondato, al Dipartimento di bioscienze dell’università di Milano, un laboratorio di eccellenza, orientato allo studio delle malattie neurodegenerative, in particolare la Corea di Huntington. Il grande pubblico l’ha conosciuta soprattutto durante le roventi discussioni e polemiche seguite all’approvazione della legge 40 sulla procreazione assistita, in quanto era in prima linea nel sostenere il diritto/dovere della scienza di utilizzare anche le cellule staminali embrionali per la ricerca.
A livello europeo, ha coordinato il progetto NeuroStemcell e nel 7° Programma quadro di Ricerca è punto di riferimento per NeuroStemcellrepair. Presso l’Unione Europea è stata la rappresentante italiana per la ricerca genomica e biotecnologica, battendosi, senza dubbi, perché fossero finanziati anche i progetti che hanno a che fare con le staminali embrionali.
A questo proposito scriveva nel 2011: «Nonostante lo sviluppo di applicazioni basate su cellule staminali sia spesso presentato come una scelta (conflittuale) tra la ricerca con staminali embrionali e quella con staminali adulte, in ambito scientifico non esiste alcun conflitto e si lavora a tutto campo su entrambe, in base alla malattia o al paradigma in studio. Anche per questo motivo è importante che gli aspetti etici, legali e commerciali riguardanti la ricerca su tutte le cellule staminali, embrionali e adulte, e le relative sperimentazioni cliniche continuino a essere discussi su finalità concrete e, soprattutto, puntando sempre a strategie obiettive dal punto di vista medico, oneste dal punto di vista scientifico e utili dal punto di vista sociale».
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