martedì, settembre 24, 2013
Il processo per genocidio a carico dell’ex dittatore José Efraín Ríos Montt, 87 anni, deve riprendere il prima possibile nell’auspicio di riconciliare la popolazione in un paese in cui “la democrazia resta fragile” a meno di 20 anni dalla fine della guerra civile (1960-1996): è il messaggio contenuto nel rapporto dell’International Crisis Group (Icg), organizzazione internazionale per la prevenzione dei conflitti con sede anche a Bogotá, dal titolo “Giustizia alla prova in Guatemala: il caso Ríos Montt”.

Misna - Lo studio ripercorre le vicissitudini dello storico processo a Ríos Montt, portato sul banco degli imputati per l’assassinio di 1771 indigeni Maya Ixiles, simbolo delle stragi del suo breve ma cruento mandato (23 marzo 1982 – 8 agosto 1983), sottolineando come “nello spazio di 10 giorni i tribunali guatemaltechi hanno fatto e disfatto la storia legale del paese”. Conclude con una serie di raccomandazioni “per combattere l’impunità – problema endemico del Guatemala – e garantire l’accertamento delle responsabilità per la violazioni dei diritti umani”.

 Ríos Montt è stato condannato il 10 maggio scorso a 80 anni di carcere; la Corte Costituzionale tuttavia ha annullato il 20 maggio la storica sentenza adducendo vizi procedurali e ordinando di retrocedere il dibattimento allo stato in cui si trovava il 20 aprile precedente. La vicenda dell’ex dittatore e del suo direttore dell’intelligence militare, José Rodríguez Sánchez, assolto nella stessa occasione, è stata trasferita ad un altro tribunale ma non è chiaro se e quando il processo riprenderà.

Per l’Icg la condanna al generale a riposo ha costituito un “successo straordinario”, mentre la decisione della Corte Costituzionale è stata “confusa” e ha “sollevato dubbi” tanto da far pensare che il tribunale “abbia ceduto alla pressione di influenti gruppi di potere”. Sullo sfondo persiste il dolore del popolo Maya Ixil che attende da 30 anni di avere giustizia.

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