Obama frena sull'attacco dopo la proposta della Russia di consegnare tutte le armi chimiche di Damasco
Il ministro russo degli esteri ha invitato la Siria a consegnare tutte le armi chimiche perché siano distrutte. D'accordo il ministro siriano degli esteri. La proposta piace a Ban Ki-moon. Ma Obama rimane scettico e continua la sua campagna a favore di un attacco militare contro la Siria. L'opinione pubblica Usa sempre più contraria: in una settimana quelli contro l'azione militare sono passati dal 48% al 63%. Al Congresso, Obama rischia di perdere.
Washington (AsiaNews) - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto che egli metterà in pausa un attacco militare contro la Siria se essa aderisce all'idea lanciata dalla Russia di porre tutte le sue armi chimiche sotto il controllo della comunità internazionale. Ma egli ha anche aggiunto di essere scettico sull'atteggiamento siriano. Proprio mentre inizia al Congresso il dibattito sull'autorizzazione a colpire la Siria, e Obama è impegnato a dare interviste ai maggiori canali televisivi per convincere l'opinione pubblica americana, Sergei Lavrov, ministro degli esteri russo, in un incontro con il suo omologo siriano (v. foto) ha invitato la Siria a consegnare tutte le sue armi chimiche alla comunità internazionale perché vengano distrutte. Egli ha anche invitato Damasco a firmare il trattato per il bando delle armi chimiche, che finora la Siria non aveva firmato.
Gli Stati Uniti stanno cercando di aggregare partner per lanciare un attacco militare contro la Siria, ritenuta colpevole di aver usato armi chimiche contro la sua popolazione lo scorso 21 agosto. La Siria rifiuta le accuse e afferma che ad usate quelle armi sono stati i ribelli. Secondo gli Usa vi sono prove "indubitabili", che però non sono state rese pubbliche. Allo stesso tempo, la Russia mette in dubbio le prove Usa e dice di avere prove dell'uso di armi chimiche da parte dell'opposizione armata a Bashar Assad.
L'idea russa è emersa dopo una dichiarazione di John Kerry, segretario di Stato Usa, che parlando a Londra ha dichiarato che la Siria potrebbe evitare un attacco militare Usa se cede subito "ogni singolo pezzo" di armi chimiche al controllo della comunità internazionale.
Alla proposta della Russia, il Dipartimento di Stato Usa ha poi preso le distanze dalle parole di Kerry, dicendo che esse erano un "argomento retorico".
La proposta di Lavrov è stata accolta da Walid Muallam, ministro siriano degli esteri (a sin. nella foto), che ha ringraziato la Russia ne suo tentativo di "prevenire l'aggressione americana contro il nostro popolo".
L'idea della Russia è stata subito accolta da Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, che ha dichiarato di voler spingere "il Consiglio di sicurezza per domandare l'immediato trasferimento delle armi chimiche siriane e i composti sperimentali per metterli in Siria in un luogo dove possono essere distrutti in modo sicuro". La proposta russa potrebbe costituire una via d'uscita per Obama che dopo aver premuto per l'attacco militare si trova sempre più solo. Nella comunità internazionale è appoggiato in modo diretto da Arabia saudita, Qatar e Francia. Ma in patria, secondo sondaggi di ieri, almeno il 63% degli americani è contrario; la scorsa settimana i contrari all'attacco erano il 48%. Anche avere l'appoggio del Congresso appare difficile: un'inchiesta di Bloomberg dice che vi sono almeno 218 parlamentari contrari e una mozione pro o contro dovrebbe avere la maggioranza di 217.
Questa sera, alle 9 (ora locale), sempre per convincere dell'attacco, Obama farà un discorso alla nazione.
Washington (AsiaNews) - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto che egli metterà in pausa un attacco militare contro la Siria se essa aderisce all'idea lanciata dalla Russia di porre tutte le sue armi chimiche sotto il controllo della comunità internazionale. Ma egli ha anche aggiunto di essere scettico sull'atteggiamento siriano. Proprio mentre inizia al Congresso il dibattito sull'autorizzazione a colpire la Siria, e Obama è impegnato a dare interviste ai maggiori canali televisivi per convincere l'opinione pubblica americana, Sergei Lavrov, ministro degli esteri russo, in un incontro con il suo omologo siriano (v. foto) ha invitato la Siria a consegnare tutte le sue armi chimiche alla comunità internazionale perché vengano distrutte. Egli ha anche invitato Damasco a firmare il trattato per il bando delle armi chimiche, che finora la Siria non aveva firmato.
Gli Stati Uniti stanno cercando di aggregare partner per lanciare un attacco militare contro la Siria, ritenuta colpevole di aver usato armi chimiche contro la sua popolazione lo scorso 21 agosto. La Siria rifiuta le accuse e afferma che ad usate quelle armi sono stati i ribelli. Secondo gli Usa vi sono prove "indubitabili", che però non sono state rese pubbliche. Allo stesso tempo, la Russia mette in dubbio le prove Usa e dice di avere prove dell'uso di armi chimiche da parte dell'opposizione armata a Bashar Assad.
L'idea russa è emersa dopo una dichiarazione di John Kerry, segretario di Stato Usa, che parlando a Londra ha dichiarato che la Siria potrebbe evitare un attacco militare Usa se cede subito "ogni singolo pezzo" di armi chimiche al controllo della comunità internazionale.
Alla proposta della Russia, il Dipartimento di Stato Usa ha poi preso le distanze dalle parole di Kerry, dicendo che esse erano un "argomento retorico".
La proposta di Lavrov è stata accolta da Walid Muallam, ministro siriano degli esteri (a sin. nella foto), che ha ringraziato la Russia ne suo tentativo di "prevenire l'aggressione americana contro il nostro popolo".
L'idea della Russia è stata subito accolta da Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu, che ha dichiarato di voler spingere "il Consiglio di sicurezza per domandare l'immediato trasferimento delle armi chimiche siriane e i composti sperimentali per metterli in Siria in un luogo dove possono essere distrutti in modo sicuro". La proposta russa potrebbe costituire una via d'uscita per Obama che dopo aver premuto per l'attacco militare si trova sempre più solo. Nella comunità internazionale è appoggiato in modo diretto da Arabia saudita, Qatar e Francia. Ma in patria, secondo sondaggi di ieri, almeno il 63% degli americani è contrario; la scorsa settimana i contrari all'attacco erano il 48%. Anche avere l'appoggio del Congresso appare difficile: un'inchiesta di Bloomberg dice che vi sono almeno 218 parlamentari contrari e una mozione pro o contro dovrebbe avere la maggioranza di 217.
Questa sera, alle 9 (ora locale), sempre per convincere dell'attacco, Obama farà un discorso alla nazione.
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