giovedì, settembre 05, 2013
In piazza san Pietro folla delle grandi occasioni per il primo appuntamento pubblico dopo le vacanze estive e la proposta della giornata di digiuno e preghiera per la Siria. Papa Francesco ha riletto la Gmg di Rio con tre parole: accoglienza, festa, missione. E ai giovani lancia una sfida.

Città Nuova - Un’udienza affollatissima, sotto un cielo dall’azzurro intenso e il solleone: è la quindicesima di papa Bergoglio e la prima dopo la pausa estiva. La passione per la pace è in cima ai suoi pensieri e nel suo cuore. Pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero. Anche ieri l’ha declinata a partire dell’impegno personale, «pace nei nostri cuori, perché la pace comincia nel cuore». E rinnova l’invito a tutta la Chiesa «a vivere intensamente» la giornata di preghiera e digiuno indetta per il 7 settembre. «Sin d’ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri». Ed esorta «in particolare i fedeli romani e i pellegrini a partecipare alla veglia di preghiera, qui, in piazza San Pietro alle ore 19.00, per invocare dal Signore il grande dono della pace. Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!».

Sono parole che sembrano essere assorbite dagli oltre 50 mila presenti e che vibrano in modo particolare nei tanti fedeli giunti dall’Iraq, dalla Giordania e dall’Egitto.

Papa Francesco si collega idealmente con la Gmg di Rio per leggerne oggi il senso in tre parole. Prima però ringrazia «le autorità civili ed ecclesiastiche, i volontari, la sicurezza, le comunità parrocchiali di Rio de Janeiro e di altre città del Brasile, dove i pellegrini sono stati accolti con grande fraternità». «Brava gente questi brasiliani. Hanno davvero un grande cuore» e con l’accoglienza hanno aiutato «a superare i disagi del pellegrinaggio», trasformandoli «in occasioni di conoscenza e di amicizia». Nei pellegrinaggi infatti nascono legami e «anche così cresce la Chiesa in tutto il mondo, come una rete di vere amicizie in Gesù Cristo», che «mentre ti prende ti libera». Accoglienza, dunque, è la prima parola sintesi della Gmg targata Bergoglio.

Poi ne aggiunge un’altra: festa. Festa di gioia e di incontri che riempiono l’intera città. «Un segno per tutti, non solo per i credenti». E poi «la festa più grande, quella della fede», quando «insieme si loda il Signore, si canta, si ascolta la Parola di Dio, si rimane in silenzio di adorazione». Questo è il culmine e il vero scopo del «grande pellegrinaggio» che è stato la Giornata mondiale, «questa è la festa della fede e della fraternità, che inizia in questo mondo e non avrà fine», «possibile solo con il Signore» perché «senza l’amore di Dio non c’è vera festa per l’uomo!».

Una terza parola è missione. Ricorda che «il mandato di Cristo Risorto ai suoi discepoli è “Andate”, uscite da voi stessi, da ogni chiusura per portare la luce e l’amore del Vangelo a tutti, fino alle estreme periferie dell’esistenza!», «mandato che ho affidato ai giovani che riempivano a perdita d’occhio la spiaggia di Copacabana».

Oggi «a tutti i giovani qui presenti vorrei chiedere con forza: volete essere una speranza per Dio?». «Volete essere una speranza per la Chiesa?». Domanda forte papa Francesco e pretende una risposta altrettanto forte. E incalza «un cuore giovane, che accoglie l’amore di Cristo, si trasforma in speranza per gli altri. È una forza immensa!», «ma voi, tutti i giovani, dovete trasformarci in speranza, trasformarvi in speranza! Aprire le porte verso un mondo nuovo di speranza. Questo è il vostro compito!».

Ammette che la «moltitudine di giovani che hanno incontrato Cristo risorto a Rio de Janeiro», e nella vita di tutti i giorni lo vivono e lo comunicano, «non vanno a finire sui giornali, perché non compiono atti violenti, non fanno scandali, e dunque non fanno notizia». Se però «rimangono uniti a Gesù, costruiscono il suo Regno, costruiscono fraternità, condivisione, opere di misericordia, sono una forza potente per rendere il mondo più giusto e più bello, per trasformarlo!». E ai giovani presenti in piazza, domanda a mo’ di suggello: «Avete il coraggio di raccogliere questa sfida?».

Il coro di sì che si leva dalla piazza continua in quanti pian piano scemano verso le vie laterali. «Nelle parole del papa ho trovato la speranza. È una missione», dice uno dei 400 pellegrini della diocesi di Crema. «Un’emozione! Questo papa merita un po’ di sacrificio da parte nostra. È valsa la pena la fatica di oggi», confida una dei tanti volontari delle associazioni dei diversamente abili presenti e non si finirebbe di raccogliere le voci di piccoli e grandi: l’esercito disarmato di papa Francesco. Victoria Gómez

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