Un eventuale attacco alla Siria non sarà "automatico" in caso di inadempienza, ma servirà una nuova risoluzione dell'Onu. E non è comunque citato l'uso della forza. Sono i passaggi cruciali della bozza di risoluzione sul disarmo chimico della Siria, su cui hanno trovato l’accordo i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu. I 15 Paesi dell’organismo Onu voteranno il testo in serata a New York.
Radio Vaticana - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà alle 20 di New York, (le 2 di notte italiane), la bozza di risoluzione concordata tra Stati Uniti e Russia relativa alla distruzione degli arsenali chimici in possesso del regime di Damasco. Dopo una maratona negoziale di giorni, lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sottolineato che la risoluzione non richiede azioni sotto il capitolo VII della Carta dell'Onu (quello che lascia spazio all’intervento militare in caso di inadempienze), “ma stipula l'impegno assunto da Damasco con la sua adesione alla Convenzione”. Se ci sarà una violazione delle regole, potranno essere contemplate misure previste dal suddetto Capitolo, il che significa che, per consentire l’uso della forza, ci vorrà una nuova risoluzione. Sempre in serata, ma all’Aja, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche – il cui direttore generale è stato ricevuto oggi dal Papa – esaminerà “le norme e le regole di attuazione” del piano di disarmo, che prevede l’avvio delle ispezioni già dal prossimo martedì. Intanto, sul terreno è sempre più preoccupante la deriva integralista di alcune milizie ribelli: l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia l’attacco a due chiese cattoliche a Raqa, nel nord del Paese.
Per un commento sull’accordo all’Onu, sentiamo Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:
R. – La Russia ha deciso un significativo passo contro il suo alleato siriano. Da questo momento in poi, visto che i cinque membri del Consiglio di sicurezza hanno firmato questa risoluzione, la pazienza di Putin verso azioni non concordate, unilaterali della Siria sta finendo. Un'eventuale ulteriore azione della Siria, nell’uso di questo tipo di armi, sarebbe sconfessare apertamente il suo patrono russo.
D. – Da una parte, la Russia cede sulla difesa del suo alleato Assad; dall’alta però passa anche la sua linea contro un attacco diretto a Damasco…
R. – L’attacco a Damasco non è scontato, ma quello che interessa essenzialmente alla Russia non è tanto difendere il suo alleato Assad, quanto contare ed essere presente come partner – uguale nello status agli americani – in qualunque grande questione sia in discussione.
D. – Per gli Stati Uniti, che cosa significa questo accordo?
R. - Per gli Stati Uniti, significa avere un possibile corso di azione abbastanza chiaro e quindi condiviso con altri Stati e con altre potenze, cosa che per altro anche Obama aveva ripetuto nei suoi ultimi discorsi.
D. – Può cambiare qualcosa sul terreno in questo momento? Quale sarà l’atteggiamento di Damasco nel conflitto?
R. – L’unica cosa che si sa di quello che succede di certo in Siria è l’estremo disordine militare e politico. Cambierà secondo l’uso che faranno delle armi cosiddette “convenzionali” – perché nulla vieta ai russi di continuare a rifornire Assad – e bisognerà anche vedere in che modo e su quali obiettivi il regime intenda usare queste armi considerate "normali".
Radio Vaticana - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà alle 20 di New York, (le 2 di notte italiane), la bozza di risoluzione concordata tra Stati Uniti e Russia relativa alla distruzione degli arsenali chimici in possesso del regime di Damasco. Dopo una maratona negoziale di giorni, lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha sottolineato che la risoluzione non richiede azioni sotto il capitolo VII della Carta dell'Onu (quello che lascia spazio all’intervento militare in caso di inadempienze), “ma stipula l'impegno assunto da Damasco con la sua adesione alla Convenzione”. Se ci sarà una violazione delle regole, potranno essere contemplate misure previste dal suddetto Capitolo, il che significa che, per consentire l’uso della forza, ci vorrà una nuova risoluzione. Sempre in serata, ma all’Aja, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche – il cui direttore generale è stato ricevuto oggi dal Papa – esaminerà “le norme e le regole di attuazione” del piano di disarmo, che prevede l’avvio delle ispezioni già dal prossimo martedì. Intanto, sul terreno è sempre più preoccupante la deriva integralista di alcune milizie ribelli: l’Osservatorio siriano per i diritti umani denuncia l’attacco a due chiese cattoliche a Raqa, nel nord del Paese.
Per un commento sull’accordo all’Onu, sentiamo Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:
R. – La Russia ha deciso un significativo passo contro il suo alleato siriano. Da questo momento in poi, visto che i cinque membri del Consiglio di sicurezza hanno firmato questa risoluzione, la pazienza di Putin verso azioni non concordate, unilaterali della Siria sta finendo. Un'eventuale ulteriore azione della Siria, nell’uso di questo tipo di armi, sarebbe sconfessare apertamente il suo patrono russo.
D. – Da una parte, la Russia cede sulla difesa del suo alleato Assad; dall’alta però passa anche la sua linea contro un attacco diretto a Damasco…
R. – L’attacco a Damasco non è scontato, ma quello che interessa essenzialmente alla Russia non è tanto difendere il suo alleato Assad, quanto contare ed essere presente come partner – uguale nello status agli americani – in qualunque grande questione sia in discussione.
D. – Per gli Stati Uniti, che cosa significa questo accordo?
R. - Per gli Stati Uniti, significa avere un possibile corso di azione abbastanza chiaro e quindi condiviso con altri Stati e con altre potenze, cosa che per altro anche Obama aveva ripetuto nei suoi ultimi discorsi.
D. – Può cambiare qualcosa sul terreno in questo momento? Quale sarà l’atteggiamento di Damasco nel conflitto?
R. – L’unica cosa che si sa di quello che succede di certo in Siria è l’estremo disordine militare e politico. Cambierà secondo l’uso che faranno delle armi cosiddette “convenzionali” – perché nulla vieta ai russi di continuare a rifornire Assad – e bisognerà anche vedere in che modo e su quali obiettivi il regime intenda usare queste armi considerate "normali".
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