Partono oggi per la Siria gli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw), l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di eliminare l’arsenale non convenzionale a disposizione di Damasco.
Misna -In una nota diffusa dalla sua sede nella città olandese dell’Aja, l’Organizzazione ha sottolineato che il 15 novembre fisserà tempi e modalità della distruzione delle armi chimiche, un processo da concludere in ogni caso entro la metà del 2014. Secondo il direttore dell’agenzia, Ahmet Uzumcu, l’avvio di “un processo accelerato per la completa eliminazione” dell’arsenale di Damasco evidenzia che “la comunità internazionale sta lavorando unita per la pace in Siria”.
Dichiarazioni, queste, da interpretare alla luce della risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nella serata di venerdì. Il testo, concordato da Stati Uniti e Russia, chiede a Damasco di consegnare le armi chimiche a sua disposizione e di garantire accesso illimitato agli ispettori dell’Opcw. Nel documento si fa riferimento all’articolo sette della Carta delle Nazioni Unite, quello che autorizza un impiego della forza in caso di violazioni, ma si evidenzia come un’eventualità del genere si possa concretizzare solo dopo una risoluzione ulteriore. Il voto di venerdì è stato definito “storico” dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che ha subito proposto lo svolgimento a metà novembre della conferenza di pace “Ginevra due”.
In Siria, però, gli sviluppi diplomatici non hanno fermato i combattimenti. Secondo fonti dell’opposizione, che hanno diffuso notizie prive di riscontri indipendenti, un bombardamento dell’aviazione di Damasco su una scuola nella città nord-occidentale di Raqqa avrebbe causato ieri almeno 12 vittime e una trentina di feriti.
Misna -In una nota diffusa dalla sua sede nella città olandese dell’Aja, l’Organizzazione ha sottolineato che il 15 novembre fisserà tempi e modalità della distruzione delle armi chimiche, un processo da concludere in ogni caso entro la metà del 2014. Secondo il direttore dell’agenzia, Ahmet Uzumcu, l’avvio di “un processo accelerato per la completa eliminazione” dell’arsenale di Damasco evidenzia che “la comunità internazionale sta lavorando unita per la pace in Siria”.
Dichiarazioni, queste, da interpretare alla luce della risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nella serata di venerdì. Il testo, concordato da Stati Uniti e Russia, chiede a Damasco di consegnare le armi chimiche a sua disposizione e di garantire accesso illimitato agli ispettori dell’Opcw. Nel documento si fa riferimento all’articolo sette della Carta delle Nazioni Unite, quello che autorizza un impiego della forza in caso di violazioni, ma si evidenzia come un’eventualità del genere si possa concretizzare solo dopo una risoluzione ulteriore. Il voto di venerdì è stato definito “storico” dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, che ha subito proposto lo svolgimento a metà novembre della conferenza di pace “Ginevra due”.
In Siria, però, gli sviluppi diplomatici non hanno fermato i combattimenti. Secondo fonti dell’opposizione, che hanno diffuso notizie prive di riscontri indipendenti, un bombardamento dell’aviazione di Damasco su una scuola nella città nord-occidentale di Raqqa avrebbe causato ieri almeno 12 vittime e una trentina di feriti.
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