Il numero dei morti è salito a 515, almeno 400 i feriti e 300mila le persone colpite in vario modo dal devastante terremoto. I cattolici attivi nelle operazioni di coordinamento e soccorso, grazie agli “ottimi rapporti” con la maggioranza musulmana e le autorità di governo. Tuttavia, le operazioni di soccorso “vanno a rilento” e i rifornimenti “limitati”.
Islamabad (AsiaNews) - "La situazione nell'area è ancora assai critica. I morti confermati sono 515, i feriti 400 circa e il numero delle persone colpite si aggira attorno alle 300mila". È quanto racconta ad AsiaNews Amjad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan, attiva nella provincia pakistana teatro, il 24 settembre scorso, di un devastante terremoto in una zona peraltro già teatro di disastri naturali gravissimi e di una guerriglia separatista. "Secondo testimonianze locali - aggiunge l'attivista cattolico - la distribuzione di beni di prima necessità va a rilento. Migliaia di persone sono ancora in attesa di aiuto, all'aria aperta. E i rifornimenti sono limitati per le precarie condizioni di sicurezza e le difficoltà nei trasporti".
Il 24 settembre scorso la provincia del Balochistan, nel sud-ovest del Pakistan, è stata colpita da un potente terremoto di magnitudo di 7,7, che si è propagato da circa 20 km nel sottosuolo, a nord-est di Awaran, lungo la strada che collega Quetta a Karachi. Centinaia le case crollate. Il sisma è stato così forte da far emergere una piccola isola - larga 100 metri e alta nove - al largo della costa, poco distante dal porto di Gwadar. Il Balochistan è la più vasta fra le province pakistane ma, al contempo, anche la meno abitata a causa delle asperità della regione, spesso teatro di terremoti sul confine con l'Iran, come avvenuto lo scorso aprile.
Sin dalle prime ore successive al terremoto, i responsabili di Caritas Pakistan si sono attivati per collaborare alle operazioni di soccorso delle vittime. "Abbiamo contattato le autorità di governo e i volontari della zona - racconta Amjad Gulzar - per raccogliere informazioni sui danni e le perdite di vite umane". Una squadra Caritas, guidata dal coordinatore diocesano per i disastri e le calamità Nisar Mushtaq - originario del distretto di Khuzdar, situato accanto al distretto di Awaran epicentro della scossa - ha raggiunto la zona e verificato in prima persona la situazione.
Vi è un rapporto di stretta collaborazione con le autorità locali, conferma il direttore esecutivo di Caritas Pakistan, grazie anche "al nulla osta alla presenza e all'intervento attivo" dell'ente cattolico rilasciato dai vertici della Protezione civile della provincia del Balochistan. Ogni informazione raccolta viene convogliata a Caritas Internationalis, per dar vita a progetto di medio periodo che siano poi davvero di aiuto alla popolazione. Fondamentale la collaborazione con i musulmani, grazie "agli ottimi rapporti" che la Caritas nazionale ha saputo coltivare sia con le autorità che nei riguardi della popolazione civile, a grandissima maggioranza islamica.
"I cristiani sono sotto shock e hanno ancora negli occhi le immagini tremende dell'attacco alla chiesa protestante a Peshawar", che ha causato quasi cento morti e moltissimi feriti. Una strage che segue di pochi mesi l'attacco contro la minoranza alla Joseph Colony di Lahore. "Questi due episodi hanno creato molta sfiducia fra i cristiani pakistani - sottolinea Amjad Gulzar - e ci vorrà molto temo prima che si torni alla normalità"- Tuttavia, conclude, Caritas Pakistan continua a operare in aiuto di tutti i cittadini e si rivolge ai cattolici di tutto il mondo e alla comunità internazionale "perché ci sostengano in questa opera di aiuto alle vittime del terremoto, che necessitano di assistenza".
L'area colpita dal sisma è teatro di una lotta separatista dei ribelli del Beluchistan, che attaccano di continuo le truppe dell'esercito di Islamabad, i simboli dello Stato, progetti di sviluppo e infrastrutture. Gli esperti di sismologia e vulcanologia definiscono la zona "fra le più complesse" della terra, perché punto di incontro della placca Indiana (sud-est), della placca Araba (sud-ovest) e della placca Eurasiatica (a nord). A generare il sisma sarebbe stata la faglia di Kirthar, la cui rottura potrebbe avere un'estensione pari a 200 km e che tocca la regione (montuosa e in gran parte desertica) del Baluchistan, che affaccia a sua volta sull'Oceano Indiano.
Islamabad (AsiaNews) - "La situazione nell'area è ancora assai critica. I morti confermati sono 515, i feriti 400 circa e il numero delle persone colpite si aggira attorno alle 300mila". È quanto racconta ad AsiaNews Amjad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan, attiva nella provincia pakistana teatro, il 24 settembre scorso, di un devastante terremoto in una zona peraltro già teatro di disastri naturali gravissimi e di una guerriglia separatista. "Secondo testimonianze locali - aggiunge l'attivista cattolico - la distribuzione di beni di prima necessità va a rilento. Migliaia di persone sono ancora in attesa di aiuto, all'aria aperta. E i rifornimenti sono limitati per le precarie condizioni di sicurezza e le difficoltà nei trasporti".
Il 24 settembre scorso la provincia del Balochistan, nel sud-ovest del Pakistan, è stata colpita da un potente terremoto di magnitudo di 7,7, che si è propagato da circa 20 km nel sottosuolo, a nord-est di Awaran, lungo la strada che collega Quetta a Karachi. Centinaia le case crollate. Il sisma è stato così forte da far emergere una piccola isola - larga 100 metri e alta nove - al largo della costa, poco distante dal porto di Gwadar. Il Balochistan è la più vasta fra le province pakistane ma, al contempo, anche la meno abitata a causa delle asperità della regione, spesso teatro di terremoti sul confine con l'Iran, come avvenuto lo scorso aprile.
Sin dalle prime ore successive al terremoto, i responsabili di Caritas Pakistan si sono attivati per collaborare alle operazioni di soccorso delle vittime. "Abbiamo contattato le autorità di governo e i volontari della zona - racconta Amjad Gulzar - per raccogliere informazioni sui danni e le perdite di vite umane". Una squadra Caritas, guidata dal coordinatore diocesano per i disastri e le calamità Nisar Mushtaq - originario del distretto di Khuzdar, situato accanto al distretto di Awaran epicentro della scossa - ha raggiunto la zona e verificato in prima persona la situazione.
Vi è un rapporto di stretta collaborazione con le autorità locali, conferma il direttore esecutivo di Caritas Pakistan, grazie anche "al nulla osta alla presenza e all'intervento attivo" dell'ente cattolico rilasciato dai vertici della Protezione civile della provincia del Balochistan. Ogni informazione raccolta viene convogliata a Caritas Internationalis, per dar vita a progetto di medio periodo che siano poi davvero di aiuto alla popolazione. Fondamentale la collaborazione con i musulmani, grazie "agli ottimi rapporti" che la Caritas nazionale ha saputo coltivare sia con le autorità che nei riguardi della popolazione civile, a grandissima maggioranza islamica.
"I cristiani sono sotto shock e hanno ancora negli occhi le immagini tremende dell'attacco alla chiesa protestante a Peshawar", che ha causato quasi cento morti e moltissimi feriti. Una strage che segue di pochi mesi l'attacco contro la minoranza alla Joseph Colony di Lahore. "Questi due episodi hanno creato molta sfiducia fra i cristiani pakistani - sottolinea Amjad Gulzar - e ci vorrà molto temo prima che si torni alla normalità"- Tuttavia, conclude, Caritas Pakistan continua a operare in aiuto di tutti i cittadini e si rivolge ai cattolici di tutto il mondo e alla comunità internazionale "perché ci sostengano in questa opera di aiuto alle vittime del terremoto, che necessitano di assistenza".
L'area colpita dal sisma è teatro di una lotta separatista dei ribelli del Beluchistan, che attaccano di continuo le truppe dell'esercito di Islamabad, i simboli dello Stato, progetti di sviluppo e infrastrutture. Gli esperti di sismologia e vulcanologia definiscono la zona "fra le più complesse" della terra, perché punto di incontro della placca Indiana (sud-est), della placca Araba (sud-ovest) e della placca Eurasiatica (a nord). A generare il sisma sarebbe stata la faglia di Kirthar, la cui rottura potrebbe avere un'estensione pari a 200 km e che tocca la regione (montuosa e in gran parte desertica) del Baluchistan, che affaccia a sua volta sull'Oceano Indiano.
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