Tra polemiche di vario tipo, sembra l'unica strada per risolvere il sovraffolamento dei penitenziari
di Simona Santullo
Gli istituti di detenzione presenti in Italia sono 206; il totale dei detenuti presenti in queste carceri sono 64.758 contro una capienza regolamentare di 47.615 posti: 2.821 sono donne, 22.770 stranieri e 863 soggetti in semilibertà, di cui 90 stranieri. Sulla base dei numeri potremmo tranquillamente dire che il sovraffollamento delle carceri sia l’unico aspetto negativo del sistema penitenziario italiano, ma ovviamente non è così. A determinarne l’emergenza ci sono una molteplicità di altri importanti aspetti quali le condizioni inumane in cui sono tenuti i detenuti, le scarse cure cui sono sottoposti, le condizioni igieniche molto precarie, la tossicodipendenza, fino alla carenza di personale penitenziario e alla quasi inesistente sorveglianza sugli stessi detenuti. A tutto questo possiamo tranquillamente aggiungere l’irragionevole durata dei processi e farci un quadro abbastanza preciso sulle penose condizioni in cui versano le carceri italiane, e quanto ciò possa essere pericoloso e preoccupante.
La prima cosa da dire, forse la più banale, ma anche la più importante, è che in queste condizioni viene meno uno dei principi dell’Ordinamento Penitenziario il quale afferma che “il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”. E infatti l'Italia è il secondo Stato europeo con il maggior numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), preceduta in classifica solo dalla Turchia: sono oltre 2mila le sentenze contro il nostro Paese emanate dalla Corte di Strasburgo sulla base della Convenzione. Le sentenze Cedu poi sono vincolanti, nel senso che gli Stati firmatari s’impegnano a darne esecuzione, e la massima pena in caso di mancato rispetto potrebbe essere l'espulsione di uno Stato membro dal Consiglio. Alla luce di tutto questo, le autorità italiane sono state invitate a presentare un piano d'azione per risolvere la questione delle carceri italiane e delle disumane condizioni in cui vivono i detenuti.
Le risposte più veloci e immediate a questo problema, secondo la politica italiana, pare siano l’amnistia e l’indulto, come suggerito direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con un messaggio diretto alle Camere. Napolitano ha sottolineato che, combinando i provvedimenti di amnistia e indulto che estinguono rispettivamente pena e reato, si avrebbe l'immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria. In Parlamento si è scatenata subito la folle corsa a chi riuscirà a concretizzare al più presto l’appello del Capo dello Stato, e non mancano i ddl da presentare in Commissione Giustizia di Palazzo Madama. Ma ovviamente c’è stata subito polemica, perché, se è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, l’amnistia calzerebbe a pennello a Silvio Berlusconi e a parte dei suoi problemi giudiziari, visto che l’indulto sarebbe applicato anche alle pene accessorie temporanee conseguenti a condanne anche solo in parte indultate.
In ogni caso, mentre noi facciamo polemica su Berlusconi rimane il problema di aver violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’ordinamento penitenziario e il suo regolamento di esecuzione, dato che trattiamo in modo disumano e umiliante persone che stanno dietro le sbarre perché sì colpevoli di tanti reati (o, a volte, solo in attesa di giudizio), ma che comunque hanno dei diritti da tutelare.
di Simona Santullo
Gli istituti di detenzione presenti in Italia sono 206; il totale dei detenuti presenti in queste carceri sono 64.758 contro una capienza regolamentare di 47.615 posti: 2.821 sono donne, 22.770 stranieri e 863 soggetti in semilibertà, di cui 90 stranieri. Sulla base dei numeri potremmo tranquillamente dire che il sovraffollamento delle carceri sia l’unico aspetto negativo del sistema penitenziario italiano, ma ovviamente non è così. A determinarne l’emergenza ci sono una molteplicità di altri importanti aspetti quali le condizioni inumane in cui sono tenuti i detenuti, le scarse cure cui sono sottoposti, le condizioni igieniche molto precarie, la tossicodipendenza, fino alla carenza di personale penitenziario e alla quasi inesistente sorveglianza sugli stessi detenuti. A tutto questo possiamo tranquillamente aggiungere l’irragionevole durata dei processi e farci un quadro abbastanza preciso sulle penose condizioni in cui versano le carceri italiane, e quanto ciò possa essere pericoloso e preoccupante.
La prima cosa da dire, forse la più banale, ma anche la più importante, è che in queste condizioni viene meno uno dei principi dell’Ordinamento Penitenziario il quale afferma che “il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”. E infatti l'Italia è il secondo Stato europeo con il maggior numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), preceduta in classifica solo dalla Turchia: sono oltre 2mila le sentenze contro il nostro Paese emanate dalla Corte di Strasburgo sulla base della Convenzione. Le sentenze Cedu poi sono vincolanti, nel senso che gli Stati firmatari s’impegnano a darne esecuzione, e la massima pena in caso di mancato rispetto potrebbe essere l'espulsione di uno Stato membro dal Consiglio. Alla luce di tutto questo, le autorità italiane sono state invitate a presentare un piano d'azione per risolvere la questione delle carceri italiane e delle disumane condizioni in cui vivono i detenuti.
Le risposte più veloci e immediate a questo problema, secondo la politica italiana, pare siano l’amnistia e l’indulto, come suggerito direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con un messaggio diretto alle Camere. Napolitano ha sottolineato che, combinando i provvedimenti di amnistia e indulto che estinguono rispettivamente pena e reato, si avrebbe l'immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria. In Parlamento si è scatenata subito la folle corsa a chi riuscirà a concretizzare al più presto l’appello del Capo dello Stato, e non mancano i ddl da presentare in Commissione Giustizia di Palazzo Madama. Ma ovviamente c’è stata subito polemica, perché, se è vero che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, l’amnistia calzerebbe a pennello a Silvio Berlusconi e a parte dei suoi problemi giudiziari, visto che l’indulto sarebbe applicato anche alle pene accessorie temporanee conseguenti a condanne anche solo in parte indultate.
In ogni caso, mentre noi facciamo polemica su Berlusconi rimane il problema di aver violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’ordinamento penitenziario e il suo regolamento di esecuzione, dato che trattiamo in modo disumano e umiliante persone che stanno dietro le sbarre perché sì colpevoli di tanti reati (o, a volte, solo in attesa di giudizio), ma che comunque hanno dei diritti da tutelare.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.