L’amputazione di un arto per punire il reato di furto, la fustigazione come pena per chi abortisce o anche semplicemente vende o consuma bevande alcoliche, la lapidazione per gli adulteri e gli apostati.
Radio Vaticana - Queste sono solo alcune delle punizioni previste dalle ordinanze hudud menzionate nel Corano e nella Sunna di Maometto, contenute nel nuovo Codice penale che entrerà in vigore nel sultanato del Brunei entro sei mesi. Nei giorni scorsi, il sultano Hassanal Bolkiah – riferisce la Fides – ha approvato numerose disposizioni della sharìa, consentendo che venissero inserite nel nuovo testo, causando la preoccupazione delle minoranze presenti nel piccolo Paese, in primis quella cattolica, presente con un Vicariato apostolico guidato dall’arcivescovo, Cornelius Sim, e comprendente tre parrocchie e tre sacerdoti, per un totale di circa 20 mila fedeli. Tradizionalmente, la legge islamica non si applica ai non musulmani, ma può estendersi ad altri se questi vengono riconosciuti complici di un islamico che ha commesso uno di questi reati. “Non è ancora tutto chiaro", osserva padre Robert Leong, parroco della chiesa dell’Immacolata Concezione. "Finora – aggiunge – i tribunali islamici in Brunei si occupavano solo di diritto familiare, eredità e matrimoni”. La sua speranza è che "le disposizioni non intacchino la libertà religiosa di cui finora abbiamo goduto la libertà di culto, di preghiera e di svolgere le nostre liturgie senza problemi; il dialogo interreligioso, invece, dipende dai leader islamici con i quali ogni anno abbiamo un incontro”. In Brunei, il 70% della popolazione è islamico d’etnia malay, mentre il 15% è di etnia cinese e il 30% appartiene a minoranze non musulmane: i cristiani sono circa il 13%.
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