Non c’è dubbio che il giornalista della “Gazzetta dello Sport” abbia commesso una forzatura nel definire Mario Balotelli un simbolo anticamorra.
Liberainformazione - Balotelli, infatti, non è né un simbolo di legalità, né un modello di comportamento per i giovani. Lo testimoniano i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo. Ma che il calciatore della nazionale abbia sentito la necessità di smentirlo ha lasciato tutti di stucco. Cosa è successo? Domenica scorsa la “Gazzetta dello Sport” pubblica un articolo, a firma di Luigi Garlando, dal titolo: “Ultimo treno Balotelli. Sta male ma parte per Napoli: sarà il simbolo anticamorra”. Per il giornalista la partecipazione di Mario, nonostante i problemi fisici di questi giorni, alla partitella con la “Nuova Quarto per la Legalità”, la squadra di calcio nata dopo il sequestro della società calcistica Quarto di proprietà di un clan della Camorra, aveva il senso di una testimonianza contro la criminalità organizzata. Una vera e propria riabilitazione visto che qualche anno fa Balotelli è entrato nell’occhio del ciclone per una sua visita a Scampia in compagnia dei boss.
A Mario sarebbe bastato non fare nulla. Stare in silenzio. Invece no, accende il computer, pubblica su twitter l’immagine dell’articolo della Gazzetta e scrive: “Questo lo dite voi! Io vengo perché il calcio e bello e tutti devono giovarlo dove vogliono e poi c’è la partita!!!!”. Perchè Mario sente l’esigenza di fare questa precisazione? Perchè ha voluto prendere le distanze pubblicamente? Ha voluto lanciare un messaggio a qualcuno? Di sicuro il twitt di Balotelli non può essere banalmente archiviato come la solita “balotellata”, frutto dell’intemperanza e della giovane età del calciatore. La vicenda apre uno squarcio sulla contiguità tra il mondo del calcio e quello delle mafie. Una zona grigia fatta di infiltrazioni mafiose nelle società di calcio, di controllo delle curve degli stadi, di interessi nel mondo delle scommesse sportive, di calciatori che truccano le partite, di frequentazioni pericolose e di comportamenti immorali da parte di dirigenti e giocatori.
Ecco perchè il caso merita un trattamento serio e rigoroso, una riflessione critica che consenta di affrontare il problema e di restituire al gioco più popolare del pianeta l’importanza del rispetto delle regole e dei valori sportivi.
Liberainformazione - Balotelli, infatti, non è né un simbolo di legalità, né un modello di comportamento per i giovani. Lo testimoniano i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo. Ma che il calciatore della nazionale abbia sentito la necessità di smentirlo ha lasciato tutti di stucco. Cosa è successo? Domenica scorsa la “Gazzetta dello Sport” pubblica un articolo, a firma di Luigi Garlando, dal titolo: “Ultimo treno Balotelli. Sta male ma parte per Napoli: sarà il simbolo anticamorra”. Per il giornalista la partecipazione di Mario, nonostante i problemi fisici di questi giorni, alla partitella con la “Nuova Quarto per la Legalità”, la squadra di calcio nata dopo il sequestro della società calcistica Quarto di proprietà di un clan della Camorra, aveva il senso di una testimonianza contro la criminalità organizzata. Una vera e propria riabilitazione visto che qualche anno fa Balotelli è entrato nell’occhio del ciclone per una sua visita a Scampia in compagnia dei boss.
A Mario sarebbe bastato non fare nulla. Stare in silenzio. Invece no, accende il computer, pubblica su twitter l’immagine dell’articolo della Gazzetta e scrive: “Questo lo dite voi! Io vengo perché il calcio e bello e tutti devono giovarlo dove vogliono e poi c’è la partita!!!!”. Perchè Mario sente l’esigenza di fare questa precisazione? Perchè ha voluto prendere le distanze pubblicamente? Ha voluto lanciare un messaggio a qualcuno? Di sicuro il twitt di Balotelli non può essere banalmente archiviato come la solita “balotellata”, frutto dell’intemperanza e della giovane età del calciatore. La vicenda apre uno squarcio sulla contiguità tra il mondo del calcio e quello delle mafie. Una zona grigia fatta di infiltrazioni mafiose nelle società di calcio, di controllo delle curve degli stadi, di interessi nel mondo delle scommesse sportive, di calciatori che truccano le partite, di frequentazioni pericolose e di comportamenti immorali da parte di dirigenti e giocatori.
Ecco perchè il caso merita un trattamento serio e rigoroso, una riflessione critica che consenta di affrontare il problema e di restituire al gioco più popolare del pianeta l’importanza del rispetto delle regole e dei valori sportivi.
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