Le ultime parole di papa Francesco ad Assisi sono per le nuove generazioni. Crisi e impegno sociale, matrimonio e consacrazione, evangelizzazione e testimonianza sono stati alcuni dei temi toccati con il modo esigente e accattivante tipico di Bergoglio
Città Nuova - Divertente, accattivante ed esigente. Questo è stato il papa nell’incontro principale del pomeriggio, quello con i giovani. Ma ha dato prova di essere ancora tonico dopo una giornata ad Assisi traboccante di appuntamenti, senza pause o momenti privati. Forse si sarà sentito corroborato anche da cielo più bonario, che ha regalato sprazzi di azzurro e allietato i 40 mila giovani stipati nell’ampia area antistante la Basilica di Santa Maria degli Angeli. «Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita. Date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza». Ad ascoltarlo erano infatti soprattutto ragazzi delle otto diocesi della regione, ma non mancavano coetanei da varie parti d’Italia. Gli uni e gli altri hanno vissuto un pomeriggio indimenticabile.
«Mi porto via una frase del papa: Che Dio è più forte del male. Torno a casa molto contenta», ci dice di getto Joana, studentessa di scienze politiche, venuta qua con il gruppo della Gioventù francescana di Terni. L’amica Patrizia, 19 anni, non è meno entusiasta, e lo spiega: «Voglio essere quello che il papa ci ha proposto: Testimoniare il Vangelo con i fatti e poi, se necessario, con le parole». In loro, come in tanti altri presenti, ha fatto breccia una frase del papa riferita a lui stesso: «Se non riesco ad essere servitore del Vangelo, la mia vita non vale niente».
Crisi e impegno sociale, matrimonio e consacrazione, evangelizzazione e testimonianza sono stati i temi toccati da alcuni giovani nelle domande rivolte all’illustre interlocutore. Il quale, con il brio che gli conosciamo, ha fatto riflettere ma anche ridere. L’aneddoto più esilarante l’ha tirato fuori in riferimento alla scarsa propensione dei giovani a decidere di mettere su famiglia. «Una volta una signora è venuta a confidarmi: “Mio figlio ha trent’anni e, da tempo, una bella fidanzata. Mi dica, padre, cosa devo fare?”. Le ho risposto: “Signora, non gli stiri più le camicie”».
Ovviamente, non si è limitato a strappare un fragoroso applauso dall’uditorio. S è posto dalla parte dei giovani, sottolineando che «ci vuole coraggio per formare una famiglia. È una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa», ma anche puntando l’indice contro la «cultura del provvisorio» che condiziona negativamente ogni scelta di amore e di donazione che voglia essere definitiva. «Ci vuole una base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido», ha suggerito alla fine.
Francesco ed Elena, perugini di Corciano, ascoltano assorti. Sono sposati da due anni e mezzo, e David è il frugoletto arrivato otto mesi fa. «Sono incoraggianti le parole del papa per noi giovani coppie, perché siamo chiamate a fare tante scelte difficili. Ed è proprio in questa situazione difficile che siamo chiamati a dare autentica testimonianza».
Striscioni, cartelli e tante bandiere della pace sventolano nell’intensa atmosfera di questo tramonto. Il papa incalza: «Volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà? Il male non è invincibile. Il segreto è che Dio è più grande del male. Con Lui possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no?». Netta e convincente la risposta dei giovani, e il papa apprezza: «Questo è buono!».
Bergoglio è esigente, sa che alle nuove generazioni vanno poste mete alte. Così prospetta la grande sfida, quella di trasformare la società. Fa spazio ad una premessa: «Il messaggio di salvezza del Vangelo ha due destinazioni che sono legate: la prima, suscitare la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, trasformare il mondo secondo il disegno odi Dio, e questa è l’animazione cristiana della società». Potrebbe bastare. Ma il papa consegna una raccomandazione: «Non sono due cose separate, sono un’unica missione: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita trasforma il mondo. Questa è la via! Francesco ha fatto tutt’e due queste cose». Applausi e cori ritmati con il suo nome. Il papa ha un sorriso speciale. Ringrazia felice e chiede un ultimo impegno: «Pregate per me». Il canto “Emmanuel” lo sommerge. La festa è al culmine.
Città Nuova - Divertente, accattivante ed esigente. Questo è stato il papa nell’incontro principale del pomeriggio, quello con i giovani. Ma ha dato prova di essere ancora tonico dopo una giornata ad Assisi traboccante di appuntamenti, senza pause o momenti privati. Forse si sarà sentito corroborato anche da cielo più bonario, che ha regalato sprazzi di azzurro e allietato i 40 mila giovani stipati nell’ampia area antistante la Basilica di Santa Maria degli Angeli. «Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita. Date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza». Ad ascoltarlo erano infatti soprattutto ragazzi delle otto diocesi della regione, ma non mancavano coetanei da varie parti d’Italia. Gli uni e gli altri hanno vissuto un pomeriggio indimenticabile.
«Mi porto via una frase del papa: Che Dio è più forte del male. Torno a casa molto contenta», ci dice di getto Joana, studentessa di scienze politiche, venuta qua con il gruppo della Gioventù francescana di Terni. L’amica Patrizia, 19 anni, non è meno entusiasta, e lo spiega: «Voglio essere quello che il papa ci ha proposto: Testimoniare il Vangelo con i fatti e poi, se necessario, con le parole». In loro, come in tanti altri presenti, ha fatto breccia una frase del papa riferita a lui stesso: «Se non riesco ad essere servitore del Vangelo, la mia vita non vale niente».
Crisi e impegno sociale, matrimonio e consacrazione, evangelizzazione e testimonianza sono stati i temi toccati da alcuni giovani nelle domande rivolte all’illustre interlocutore. Il quale, con il brio che gli conosciamo, ha fatto riflettere ma anche ridere. L’aneddoto più esilarante l’ha tirato fuori in riferimento alla scarsa propensione dei giovani a decidere di mettere su famiglia. «Una volta una signora è venuta a confidarmi: “Mio figlio ha trent’anni e, da tempo, una bella fidanzata. Mi dica, padre, cosa devo fare?”. Le ho risposto: “Signora, non gli stiri più le camicie”».
Ovviamente, non si è limitato a strappare un fragoroso applauso dall’uditorio. S è posto dalla parte dei giovani, sottolineando che «ci vuole coraggio per formare una famiglia. È una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa», ma anche puntando l’indice contro la «cultura del provvisorio» che condiziona negativamente ogni scelta di amore e di donazione che voglia essere definitiva. «Ci vuole una base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido», ha suggerito alla fine.
Francesco ed Elena, perugini di Corciano, ascoltano assorti. Sono sposati da due anni e mezzo, e David è il frugoletto arrivato otto mesi fa. «Sono incoraggianti le parole del papa per noi giovani coppie, perché siamo chiamate a fare tante scelte difficili. Ed è proprio in questa situazione difficile che siamo chiamati a dare autentica testimonianza».
Striscioni, cartelli e tante bandiere della pace sventolano nell’intensa atmosfera di questo tramonto. Il papa incalza: «Volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà? Il male non è invincibile. Il segreto è che Dio è più grande del male. Con Lui possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no?». Netta e convincente la risposta dei giovani, e il papa apprezza: «Questo è buono!».
Bergoglio è esigente, sa che alle nuove generazioni vanno poste mete alte. Così prospetta la grande sfida, quella di trasformare la società. Fa spazio ad una premessa: «Il messaggio di salvezza del Vangelo ha due destinazioni che sono legate: la prima, suscitare la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, trasformare il mondo secondo il disegno odi Dio, e questa è l’animazione cristiana della società». Potrebbe bastare. Ma il papa consegna una raccomandazione: «Non sono due cose separate, sono un’unica missione: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita trasforma il mondo. Questa è la via! Francesco ha fatto tutt’e due queste cose». Applausi e cori ritmati con il suo nome. Il papa ha un sorriso speciale. Ringrazia felice e chiede un ultimo impegno: «Pregate per me». Il canto “Emmanuel” lo sommerge. La festa è al culmine.
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