sabato, ottobre 19, 2013
Sono trascorsi 10 anni dalla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, celebrata in Piazza San Pietro da Papa Giovanni Paolo II  

Radio Vaticana -Il processo che aveva portato al riconoscimento delle virtù eroiche e dei miracoli si era aperto a meno di due anni dalla sua morte proprio a causa della diffusa fama di santità. Madre Teresa era nata il 26 agosto 1910 a Skopje, da genitori albanesi, ma visse la maggior parte della sua esistenza in India prendendosi cura dei più piccoli tra i poveri in risposta alla chiamata di Gesù: “Vieni, sii la mia luce”. Fondò la Congregazione delle Missionarie della Carità e più tardi dei Fratelli Missionari della Carità. Morì a Calcutta il 5 settembre 1997. Adriana Masotti ha chiesto a don Lush Gjergji, suo biografo e vicario generale della Chiesa del Kosovo, un ricordo personale della Beata: ascolta

R. – Io l’ho accompagnata in diverse parti del mondo, soprattutto a ritirare il Premio Nobel per la pace, ad Oslo il 10 dicembre 1979: faceva -35° e lei, scalza, con quei vestitini che portava, era venuta a nome dei poveri, a nome di Cristo. Dopo il Premio Nobel, Madre Teresa si voleva ritirare dalla vita pubblica: tornando da Oslo aveva espresso questo desiderio anche al Papa, e Giovanni Paolo II ha detto: “In nessun modo, perché lei rappresenta il meglio, il cristianesimo e la Chiesa cattolica”. Per cui, davvero Madre Teresa è il quinto Vangelo vissuto: perché dei quattro Vangeli, purtroppo, tanti tra cristiani e non cristiani non sanno neanche chi fossero gli evangelisti; invece, il quinto Vangelo è conosciuto, accettato e ammirato da tutti ed è quello di Madre Teresa, l’amore in azione.

D. – L’amore in particolare per i poveri: è qualcosa che tutta la Chiesa sente, in modo speciale anche dopo l’elezione di Papa Francesco. C’è una consonanza tra loro…

R. – A me Papa Francesco sembra l’anima gemella di Madre Teresa, perché ha fatto la stessa scelta: cercare di mettere la Chiesa al servizio di Dio e al servizio dei poveri, dei sofferenti … Quindi, nella figura di Papa Francesco vedo un’indicazione precisa, evangelica e vedo il proseguimento della vita e delle opere di Madre Teresa, che ha oltrepassato ogni confine etico, religioso, culturale. Anche tra le caste in India, lei ha testimoniato che solo l’amore salverà il mondo. E amore vuol dire Dio.

D. – Un servizio che, appunto, aveva radici in un rapporto profondo con Dio, vissuto anche nella preghiera, nell’adorazione …

R. – Madre Teresa ha operato una sintesi meravigliosa tra azione e contemplazione. Madre Teresa non separava mai Dio dall’uomo né l’uomo da Dio: ricordo quando, a Calcutta, dopo diverse ore di adorazione mi prese per mano e mi disse: “Adesso andiamo a trovare Gesù nei poveri, nei lebbrosi, nei sofferenti”. E dopo aver fatto questa visita, mi fece una domanda straordinaria: “Ti piace il Gesù del nostro quartiere?”. Infatti, ogni persona che lei incontrava era lo stesso Gesù che aveva amato, adorato e accolto tramite l’Eucaristia e la Messa.

D. – Dopo la morte di Madre Teresa, sono venuti maggiormente alla luce i momenti difficili che lei ha vissuto, anche di aridità spirituale …

R. – Sì, io conoscevo in buona parte questo dramma, ma non ero autorizzato a parlarne. Ma proprio tramite questo silenzio di Dio o tramite l’oscurità, Madre Teresa ha dimostrato tutto l’amore e soprattutto la perseveranza. Gesù che le era apparso in triplice visione e l’aveva chiamata: “Vieni e sii la luce mia e il mio amore tra i più poveri tra i poveri”, era come scomparso dalla sua vita. Ma anche se non trovava più questa consolazione, lei ha saputo abbracciare e amare Gesù e dimostrare che l’amore è capace anche di soffrire in silenzio. E lei diceva a Gesù: “So che mi vuoi bene, ma perché non Ti manifesti più?”. E diceva anche: “Sono pronta ad andare anche all’ inferno, pur di dimostrare l’appartenenza e l’amore che ho per Te …”.

D. – Don Lush, adesso, ci si aspetta la canonizzazione di Madre Teresa …

R. – Noi stiamo costruendo il Santuario e la cattedrale dedicata alla Beata Madre Teresa nella capitale, a Pristina. E speriamo di poter presto gioire pienamente e di poterla chiamare come l’ho chiamata io: “Santa dell’amore, Madre Teresa”.


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