Il nuovo libro di Tonino Cantelmi e di Marco Scicchitano, edito dalle Paoline, ci spiega da un punto di vista rigorosamente scientifico le ragioni della differenza tra maschile e femminile e il modo di accoglierle e valorizzarle nel contesto della famiglia e della scuola.
Sono davvero tante le domande che i genitori e gli insegnanti si pongono circa il corretto metodo da seguire nell’educazione dei bambini. In particolare, fino a che punto il sesso incide sugli interessi del bambino e conseguentemente sull’efficacia delle strategie educative poste in essere? La domanda in altre epoche storiche sarebbe apparsa perfino oziosa, visto che mai in passato si è dubitato del carattere “performativo” che il sesso ha nei confronti della persona tutta, del suo modo di sentire, di vivere, di rapportarsi all’esistente. Il discorso invece è decisamente diverso ai nostri giorni, dove il potente influsso delle “gender theories” ha indotto larghi strati della cultura e dell’opinione pubblica a sottovalutare l’importanza delle differenze legate al genere. La cultura di genere, oggi imperante, tende infatti a ricondurre le differenze comportamentali tra uomo e donna a semplici stereotipi sociali che limitano “ab externo” la libertà individuale. La cultura “gender” in altri termini contesta l’esistenza di uno “specificum” maschile e femminile inscritto nella natura umana, spiegando qualsiasi differenza di genere sulla base di influssi di tipo post-natale, familiare o sociale. La stessa educazione, da questo punto di vista, dovrebbe contribuire ad eliminare ogni residua differenza di genere, in modo da creare degli “spazi neutrali” in cui ciascun individuo possa decidere in piena autonomia ciò che intende essere.
Gli autori, affermati studiosi nel campo della psichiatria, della psicologia e della psicoterapia applicata alle problematiche dello sviluppo cognitivo e affettivo dei minori, respingono come puramente ideologica questa posizione, sostenendo con coraggio che negare le differenze e le reciproche complementarità è piuttosto la vera discriminazione dei nostri tempi. Nel far questo, vengono passati in rassegna i più recenti studi scientifici in argomento, i quali dimostrano inconfutabilmente l’esistenza di caratteristiche innate nell’essere uomo e donna che non dipendono affatto dalle strutture sociali o dalle aspettative collettive legate agli stereotipi di genere, come pretenderebbe l’ideologia “gender”. Accanto alle differenze anatomiche, di per sé evidenti, la letteratura scientifica permette infatti di evidenziare notevoli differenze sul piano fisiologico (diversa è la percezione che maschi e femmine hanno ad esempio dei colori e dei suoni, avendo le donne un udito più raffinato degli uomini, a cui al contrario sfuggono diverse frequenze), neurobiologico e neuroendocrino. Tutte queste differenze si riflettono inevitabilmente sul carattere, sul modo di vivere le relazioni, sull’attitudine allo studio, sull’autostima, sullo stesso modo di giocare.
Siffatte differenze, secondo gli autori, costituiscono una preziosa risorsa da valorizzare, piuttosto che un pericolo da neutralizzare attraverso un’educazione “omologante” che non tenga conto della complessità e della ricchezza insita nel nostro binarismo sessuale. Tener conto delle differenze diventa allora importante per elaborare percorsi di insegnamento e proporre strategie educative adeguate alla persona che ci sta dinnanzi. E’ questa l’intuizione di fondo che sta alla base delle cosiddette “scuole omogenee”, realtà da noi quasi sconosciuta, ma molto diffuse – e con brillanti risultati – presso il mondo anglosassone. Un libro, quello di Scicchitano e Cantelmi, il cui linguaggio semplice e divulgativo è sicuramente accessibile al grande pubblico, ma pensato specificamente per quanti sono impegnati nella nobile arte e missione di educare.
Sono davvero tante le domande che i genitori e gli insegnanti si pongono circa il corretto metodo da seguire nell’educazione dei bambini. In particolare, fino a che punto il sesso incide sugli interessi del bambino e conseguentemente sull’efficacia delle strategie educative poste in essere? La domanda in altre epoche storiche sarebbe apparsa perfino oziosa, visto che mai in passato si è dubitato del carattere “performativo” che il sesso ha nei confronti della persona tutta, del suo modo di sentire, di vivere, di rapportarsi all’esistente. Il discorso invece è decisamente diverso ai nostri giorni, dove il potente influsso delle “gender theories” ha indotto larghi strati della cultura e dell’opinione pubblica a sottovalutare l’importanza delle differenze legate al genere. La cultura di genere, oggi imperante, tende infatti a ricondurre le differenze comportamentali tra uomo e donna a semplici stereotipi sociali che limitano “ab externo” la libertà individuale. La cultura “gender” in altri termini contesta l’esistenza di uno “specificum” maschile e femminile inscritto nella natura umana, spiegando qualsiasi differenza di genere sulla base di influssi di tipo post-natale, familiare o sociale. La stessa educazione, da questo punto di vista, dovrebbe contribuire ad eliminare ogni residua differenza di genere, in modo da creare degli “spazi neutrali” in cui ciascun individuo possa decidere in piena autonomia ciò che intende essere.
Gli autori, affermati studiosi nel campo della psichiatria, della psicologia e della psicoterapia applicata alle problematiche dello sviluppo cognitivo e affettivo dei minori, respingono come puramente ideologica questa posizione, sostenendo con coraggio che negare le differenze e le reciproche complementarità è piuttosto la vera discriminazione dei nostri tempi. Nel far questo, vengono passati in rassegna i più recenti studi scientifici in argomento, i quali dimostrano inconfutabilmente l’esistenza di caratteristiche innate nell’essere uomo e donna che non dipendono affatto dalle strutture sociali o dalle aspettative collettive legate agli stereotipi di genere, come pretenderebbe l’ideologia “gender”. Accanto alle differenze anatomiche, di per sé evidenti, la letteratura scientifica permette infatti di evidenziare notevoli differenze sul piano fisiologico (diversa è la percezione che maschi e femmine hanno ad esempio dei colori e dei suoni, avendo le donne un udito più raffinato degli uomini, a cui al contrario sfuggono diverse frequenze), neurobiologico e neuroendocrino. Tutte queste differenze si riflettono inevitabilmente sul carattere, sul modo di vivere le relazioni, sull’attitudine allo studio, sull’autostima, sullo stesso modo di giocare.
Siffatte differenze, secondo gli autori, costituiscono una preziosa risorsa da valorizzare, piuttosto che un pericolo da neutralizzare attraverso un’educazione “omologante” che non tenga conto della complessità e della ricchezza insita nel nostro binarismo sessuale. Tener conto delle differenze diventa allora importante per elaborare percorsi di insegnamento e proporre strategie educative adeguate alla persona che ci sta dinnanzi. E’ questa l’intuizione di fondo che sta alla base delle cosiddette “scuole omogenee”, realtà da noi quasi sconosciuta, ma molto diffuse – e con brillanti risultati – presso il mondo anglosassone. Un libro, quello di Scicchitano e Cantelmi, il cui linguaggio semplice e divulgativo è sicuramente accessibile al grande pubblico, ma pensato specificamente per quanti sono impegnati nella nobile arte e missione di educare.
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Sono presenti 2 commenti
Consiglio anche la lettura di "amori difficili" di T. Cantelmi edizione San Paolo sui capitoli che riguardano il rapporto tra sviluppo psicoaffettivo e differenza di genere
Il lavoro di Cantelmi è rivolto a genitori ed educatori che non vogliono essere semplicemente "omologati"
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