sabato, ottobre 05, 2013
“…se mi fossi trovato tra quei popoli che si dice vivano ancora nella dolce libertà delle primitive leggi della natura, ti assicuro che ben volentieri mi sarei qui dipinto per intero, e tutto nudo.”. Montaigne già alla fine del 500 invitava gli uomini ad abbandonare le leggi morali occidentali, e quindi fondamentalmente cristiane, a favore delle leggi naturali degli uomini primitivi.

Uccr - Giunti nel XXI secolo non siamo molto lontani dalla sua proposta. I mores ( i costumi quotidiani ) negli ultimi decenni si sono affrancati dalle regole comportamentali vigenti. La tendenza è ormai quella di permettere tutto ciò che l’uomo desidera: dai matrimoni omosessuali (si veda la Francia come ultimo esempio) alle inversioni di gender, dalle nozze poligame ai partiti per la liberalizzazione della pedofilia. Stiamo realmente esaudendo il desiderio di quel grande pensatore, stiamo permettendo che l’uomo, che grazie alla ragione aveva conquistato le più alte vette del sapere, si “depauperizzi”, si svuoti delle pur minime regole morali. Ma siccome, come dice il proverbio, “le bugie hanno le gambe corte”, uno dei “traguardi” della modernità sta mostrando qualche iniziale crepa. Stiamo parlando della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, scoppiata nel 68’, che tentò di liberare gli uomini del XX secolo dalla schematicità morale che fin da fine 800’ la società occidentale aveva instaurato. Sigmund Freud , come ha ricordato la storica Lucetta Scaraffia, fu il pioniere di questo cambiamento: il ricondurre ogni nostra frustrazione psichica e mentale alla repressione sessuale fu il primo grande impulso che questo “grande” pensatore diede alla “liberazione sessuale”. “… insisteva sulla naturale libertà sessuale dei primitivi, contrapposta alla morale repressiva in cui noi occidentali di matrice cristiana eravamo costretti a vivere.” Questa e altre scienze umane posero i pilastri sui quali fondare i cambiamenti che aleggiavano sulla cultura europea e americana.

Svincolando il rapporto sessuale dalla riproduzione si è tentato di rendere gli uomini liberi sul paino sessuale. Si credeva che in questo modo finalmente anche il sesso femminile sarebbe stato reso libero come quello maschile di ricercare il piacere nella vita sessuale. Ma il risultato è stato, se vogliamo, ancora peggiore: il libero amore è divenuto mercificabile, si è permesso agli uomini di strumentalizzare questo piacere tanto da farlo diventare una dei mercati più proficui dell’intero globo. La depauperizzazione della persona ha raggiunto abissi inimmaginabili: lo scopo dei giovani ormai è quello di realizzare una “conquista” che possa portare a quel temporaneo godimento, che poi lascia l’uomo ancora più insoddisfatto, ma nello stesso tempo insinua la concezione che ormai “l’altro da me” sia solo uno strumento, un “usa e getta” comodo per i miei desideri.

Ora questi sono fatti comuni e osservabili da chiunque. Ma è in arrivo in Italia un libro della studiosa israeliana Eva Illouz, “Perché l’amore fa soffrire”, il Mulino, che analizza da un punto di vista scientifico questo grande fallimento sessantottino. La studiosa esamina il rapporto amoroso eterosessuale dell’Occidente dagli inizi del 900’ fino ad oggi, come recensito da Massimo Introvigne. I dati confermano il crollo della morale tradizionale: il matrimonio è stato devastato da una parte dal divorzio, che ormai ha sfaldato ogni concezione tradizionale di famiglia, e dall’altra dall’introduzione delle coppie non sposate, che non mostrano alcun interesse verso la stabilità matrimoniale.

Tutto questo è ormai risaputo, ciò su cui la Illouz ha messo luce è che la propagandata liberazione sessuale non ha realmente liberato l’uomo, e soprattutto la donna, anzi lo ha reso più disilluso e disperato. L’aspetto più affrontato dalla sociologa riguarda soprattutto il sesso femminile (la Illouz è femminista ), illusosi negli anni 60’. Bombardata dai modelli ideali creati dai mass media e dalle industrie dei cosmetici, la donna è sottoposta a incessante stress, nel tentativo di raggiungere quella bellezza ideale che il mondo d’oggi continua a comunicare.

Nonostante ci siano più possibilità, frutto dalla tecnologia, che permettano agli uomini di interagire e conoscersi, le donne non hanno smesso di desiderare i figli e di avere una famiglia. Solo che adesso sono gli uomini quelli che non la desiderano, anzi son quelli che hanno veramente realizzato la rivoluzione sessuale, trasformando il rapporto sessuale in merce di scambio. Così le donne rimangono bloccate nei loro desideri insoddisfatti, famiglia e figli, e per di più si sentono costrette a riconsiderare, adattandosi psicologicamente e fisicamente, sé stesse secondo i canoni del mondo, perdendo fiducia in se stesse.

Questo è il risultato a cui portano le ricerche della Illouz, che come femminista riconosce il fallimento dell’ideologia sessuale sessantottina. E’ nel dialogo, conclude l’intervista della sociologa al quotidiano La Croix, tra le diverse parti sociali, tra mentalità laiche e religiose, che si può tentare di realizzare la vera liberazione della persona. Tra le componenti tradizionali e quelle moderne si può tentare di svincolare gli uomini da queste sovrastrutture (siano sociali o psicologiche) e così permettere all’uomo e alla donna di essere se stessi, liberi.

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