giovedì, ottobre 03, 2013
In Italia, il governo Letta ottiene la fiducia di Camera e Senato, anche con il colpo di scena dell’appoggio di Berlusconi. I vertici europei plaudono alla necessaria stabilità politica e la Borsa di Milano segna un rialzo. Ma nella notte l’agenzia di rating Moody's sottolinea comunque la debolezza del governo di fronte alle necessarie riforme strutturali e prevede che l'Italia non rispetterà il tetto del 3% di debito nel 2013. Ma ripercorriamo la giornata di ieri in Parlamento, dove in definitiva il premier Letta ha avuto il sostegno di Pdl, Pd, Scelta civica, e la sfiducia di Movimento 5 Stelle, Lega e Sel.

Radio Vaticana - Anche Berlusconi, con il suo breve intervento in Senato, ha assicurato l’appoggio del suo schieramento al governo Letta. Ma come interpretare questo retromarcia a sorpresa del leader del Pdl, che ha fatto immediatamente il giro del mondo? Adriana Masotti lo ha chiesto a Paolo Pombeni, docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna:
R. – Credo che la spiegazione più logica sia il fatto che Berlusconi ha voluto evitare che si facesse la conta di quanta gente non gli fosse fedele e soprattutto quale spessore rivestisse questa fronda. Quindi ha deciso di fare questa manovra, molto azzardata e molto disperata. Dall’altro lato - penso io - nella sua strategia, lascia le cose come prima perché in qualsiasi momento può ripetere la sceneggiata di questi giorni, dimissioni di massa e via dicendo.

D. – Ma che cosa succederà adesso? Quel gruppo di parlamentari che avevano pensato di staccarsi - addirittura si era annunciato un nuovo movimento, quello de “ i Popolari” – che cosa potranno decidere per il loro futuro?

R. – Questi sono sicuramente messi in grande difficoltà, perché – da un lato – se in questo momento vanno avanti nel loro progetto, non possono più sostenere che lo fanno per senso di responsabilità, per non mettere il Paese in condizioni di non avere la legge di stabilità e quant’altro; d’altro lato, se però rimangono, invece, silenti e ritornano indietro dalle loro posizioni, diventano vittime sacrificali delle lotte intestine del partito, danno cioè un’occasione ai loro avversari di scavargli la terra sotto i piedi.

D. Qualunque sarà la decisione rimane questo fatto: per la prima volta si è vista una frattura all’interno del Pdl e alcuni prendere posizioni diverse rispetto al leader…

R. – Non c’è dubbio! Diciamo che questa mossa di Berlusconi non è una cosa che può rovesciare la realtà. Il fatto cioè che in questa crisi si sia visto un Berlusconi poco lucido e soprattutto – diciamo così – si sia arrivati ad una specie di redde rationem, cioè di resa dei conti: che cos’è il Berlusconismo? Credo che da questo punto di vista la definizione plastica di Quagliariello: “Cosa vogliamo fare, una lotta continua di destra oppure un partito – chiamiamolo così – di centro moderato?” sia la questione vera. A questa questione Berlusconi non riuscirà a sfuggire e farà molta fatica a tenere insieme le due anime e soprattutto questa situazione non gli consente alcuna gestione della sua vicenda personale in termini particolarmente felici dal suo punto di vista.

D. – Quindi per il centro-destra potrebbe comunque aprirsi una stagione nuova?

R. – Io credo senz’altro. L’unica cosa incerta sono i tempi che questa evoluzione richiederà. Ma il fatto che da questa esperienza non si torni indietro, mi pare abbastanza assodato. A meno che – e questa è la vera incognita – la sinistra non offra a Berlusconi l’occasione per ricompattare lei quel partito che si è sfasciato: naturalmente è chiaro che se a questo punto la sinistra insistesse nel proporre una politica particolarmente radicale, ideologicamente schierata sulle vecchie parole d’ordine del’estrema sinistra e via dicendo, certo – a quel punto – offrirebbe una meravigliosa occasione a Berlusconi di ricucire tutto e brucerebbe lei questo dissenso interno che si è, in maniera così rilevante, esplicitato in questi giorni.

D. – Proprio a proposito del Pd: fa comodo al Pd questo voltafaccia di Berlusconi?

R. – No, non gli fa particolarmente comodo perché – da un lato – naturalmente questa cosa conferma l’inaffidabilità di quest’ultima fase berlusconiana e questo naturalmente fa gioco al Pd, ma dall’altro punto di vista lascia un po’ le cose come sono. Ripeto: il problema, secondo me, è se il Pd, a sua volta, riesce a tenere a bada i suoi pasdaran interni: perché i pasdaran non ce li ha mica solo Berlusconi!

D. – Questo governo che viene confermato, il Governo Letta, da oggi sarà più forte o più debole?

R. – Purtroppo io temo che il Governo Letta sia esattamente com’era quando ha aperto questa situazione. Credo che questa sia la vera vittoria di Berlusconi. Berlusconi ha impedito il chiarimento, a danno del Paese bisogna dire. Letta sperava di ottenere questo chiarimento, costringendo Berlusconi a scegliere: ovviamente l’idea era che Berlusconi avrebbe scelto per la rottura, mentre una parte dei suoi avrebbero scelto per la governabilità. Ecco, questa operazione non è riuscita e quindi Letta è come prima, prigioniero di questa ambiguità della sua alleanza. Certo, lui può dire: “Ma io ho fatto un discorso molto chiaro in Parlamento e voi avete votato a favore di questo discorso”. Però sa, in politica, queste sono formalità che hanno il peso relativo che possono avere.


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