sabato, ottobre 19, 2013
Nelle aree terremotate delle Filippine centrali dopo il sisma di magnitudo 7.2 della scala Richter di martedì e oltre 1200 scosse d’assestamento, alcune fino a 5.5, cresce ancora il numero delle vittime accertate, arrivate a 173, ma anche la protesta verso la scarsità degli aiuti alla popolazione colpita.  

Misna - I terremotati sul posto e le autorità locali premono sul governo del presidente Benigno Aquino III per avere più cibo, acqua potabile e altri generi di prima necessità. Non solo nella quindicina di campi profughi, ma anche in molte località colpite, dove in tanti (tra gli oltre 3,5 milioni gli abitanti colpiti in vario modo dal sisma) hanno scelto di restare vicino alle proprie case. Dopo le promesse durante la sua visita alle regioni terremotate mercoledì e le assicurazioni di pronto intervento da Seul dove si trovava in visita di stato giovedì, il capo dello stato ha mobilitato tutte le agenzie responsabili dei soccorsi perché accelerino le operazioni di emergenza. Tuttavia, anche oggi un portavoce governativo ha dovuto ammettere che nonostante l’impegno, attuato anche attraverso il lancio di alimentari con elicotteri e l’intensificazione delle spedizioni via nave, diverse aree – soprattutto della provincia di Bohol, quella più colpita – la distribuzione dei soccorsi arranca, ostacolata dalle strade e dai ponti resi inagibili dal sisma, ma anche dai mezzi limitati a disposizione.

E’ salito a 375 per i dati ufficiali il numero dei feriti, ma restano ancora almeno 20 dispersi. I corpi finora recuperati provengono in grande maggioranza (160) dall’isola-provincia di Bohol, epicentro delle scosse più violente; altri 12 dall’isola di Cebu e 1 da quella di Siquijor.


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