Continua il danno ambientale provocato dalla centrale atomica di Fukushima
Misna - Davanti alle segnalazioni ripetute di emergenza per la contaminazione dell’acqua utilizzata per il raffreddamento delle barre di materiale fissile ancora all’interno dei reattori in avaria dall’11 marzo 2011, oggi anche il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il giapponese Yukiya Amano, ha chiesto una maggiore comprensione verso le preoccupazioni internazionali. Amano ha anche sollecitato la condivisione di tutti i dati disponibili sulle radiazioni riscontrate nelle acque marine e nel pesce al largo degli impianti in difficoltà. Solo pochi giorni fa la Corea del Sud ha deciso il blocco del pescato importato dalla regione di Fukushima.
Dopo ripetuti dinieghi, lo scorso luglio le autorità giapponesi hanno ammesso che l’impianto nucleare ha visto un gran numero di versamenti di radioattività nel mare già dalle settimane successive al blocco del sistema di raffreddamento e all’emergenza conseguente. Una preoccupazione che riguarda anche le centinaia di grandi serbatoi dove viene raccolta l’acqua contaminata in misura diversa.
Una situazione, quella delle acque marine prospicienti la centrale, che inquieta molti dentro e fuori dal paese, mentre la società di gestione degli impianti, Tepco, e parte delle autorità continuano a lanciare messaggi rassicuranti, anche per le aree terrestri limitrofe ai reattori di Fukushima-1.
Greenpeace ha oggi lanciato un’allarme che riguarda il territorio evacuato per un raggio di 20 chilometri dalla centrale durante l’emergenza ma dove successivamente è stato consentito il ritorno di una parte degli abitanti. Per l’associazione ambientalista, la contaminazione del suolo continua a presentare livelli elevati. Nella città di Tamura, ad esempio dove la popolazione è stata autorizzata al rientro, la decontaminazione risulta efficace per le abitazioni e le strade principali, ma non per buona parte del terreno aperto.
Misna - Davanti alle segnalazioni ripetute di emergenza per la contaminazione dell’acqua utilizzata per il raffreddamento delle barre di materiale fissile ancora all’interno dei reattori in avaria dall’11 marzo 2011, oggi anche il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il giapponese Yukiya Amano, ha chiesto una maggiore comprensione verso le preoccupazioni internazionali. Amano ha anche sollecitato la condivisione di tutti i dati disponibili sulle radiazioni riscontrate nelle acque marine e nel pesce al largo degli impianti in difficoltà. Solo pochi giorni fa la Corea del Sud ha deciso il blocco del pescato importato dalla regione di Fukushima.
Dopo ripetuti dinieghi, lo scorso luglio le autorità giapponesi hanno ammesso che l’impianto nucleare ha visto un gran numero di versamenti di radioattività nel mare già dalle settimane successive al blocco del sistema di raffreddamento e all’emergenza conseguente. Una preoccupazione che riguarda anche le centinaia di grandi serbatoi dove viene raccolta l’acqua contaminata in misura diversa.
Una situazione, quella delle acque marine prospicienti la centrale, che inquieta molti dentro e fuori dal paese, mentre la società di gestione degli impianti, Tepco, e parte delle autorità continuano a lanciare messaggi rassicuranti, anche per le aree terrestri limitrofe ai reattori di Fukushima-1.
Greenpeace ha oggi lanciato un’allarme che riguarda il territorio evacuato per un raggio di 20 chilometri dalla centrale durante l’emergenza ma dove successivamente è stato consentito il ritorno di una parte degli abitanti. Per l’associazione ambientalista, la contaminazione del suolo continua a presentare livelli elevati. Nella città di Tamura, ad esempio dove la popolazione è stata autorizzata al rientro, la decontaminazione risulta efficace per le abitazioni e le strade principali, ma non per buona parte del terreno aperto.
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