L’amore che porta al matrimonio e procrea è quello di un uomo e di una donna, che così facendo coinvolgono tutta la loro vita. Non si possono accettare espressioni generiche come "dove c’è amore, c’è famiglia" per individuare l’istituto del patto coniugale che ha una storia antropologica millenaria ed è costituzionalmente garantito.
di Carlo Mafera
La “Lumen Fidei” al n. 52 afferma un principio che ha dei risvolti antropologici veramente rilevanti: “Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia”. E quello della famiglia è oggi un ambito da scoprire e riscoprire sempre di nuovo. Il motivo sta nel precisare un concetto che viene messo in discussione dal pensiero debole dominante oggi, teso a riconoscere come famiglia quello che essa non è mai stata. Il matrimonio e la famiglia non sono una costruzione culturale, quindi non sono legati ad una specifica visione culturale e non sono il frutto di un aspetto della fede. Sono legati invece al cosiddetto diritto naturale che da sempre ha definito il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna. La nostra stessa Costituzione ha recepito tale concetto sancendolo tra i suoi articoli, in particolare nei 29, 30 e 31. C’è da sottolineare che la Carta Costituzionale è stata scritta da tutte le forze politiche presenti nella società italiana: quella socialista, quella liberale e quella cattolica ed è quindi al di sopra di ogni sospetto. Va inoltre precisato che le ragioni di carattere antropologico e di diritto naturale superano quelle della fede, che ha solo il compito di illuminare questo ambito e non di fondarlo. Quindi il matrimonio è uno solo, senza nulla togliere ad altre forme di unione, che peraltro devono essere tutelate e garantite diversamente, e infatti la Chiesa si è schierata a difesa di queste unioni di fatto che in altre nazioni vengono perseguitate. Ciò dimostra inequivocabilmente che la Chiesa non emargina nessuno, ma vuole dare il nome giusto ad ogni cosa, per darle un senso preciso e individuarla antropologicamente nei suoi connotati sostanziali.
La Fede può poi illuminare sia l’istituto naturale del matrimonio che, perché no, altri tipi di unione di fatto. Il matrimonio è perciò l’unione stabile dell’uomo e della donna; questa unione “nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr. Gen 2, 24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno d’amore”. Ci sono qui argomenti razionali e argomenti di fede, frutto insieme della luce della ragione e della luce della fede, e le due dimensioni si compenetrano a vicenda.
Al numero 27 l’enciclica precisa come l’amore, quello capace di costituire una nuova famiglia, “non si può ridurre a un sentimento che va e che viene” . Al contrario l’amore umano possiede una sua stabilità, perché conduce la persona che ama ad uscire da se stessa per andare verso l’altro e costruire insieme un rapporto duraturo.
Questi concetti sono stati ribaditi dal CNAL, la Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, alla recente 47ima Settimana Sociale in un suo significativo contributo dal titolo "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana". Tale organizzazione ritiene che “la questione famiglia sia strettamente collegata alla questione antropologica, esigenza già emersa al IV Convegno Ecclesiale di Verona. La debolezza della persona e della sua identità è la prima causa della crisi odierna della famiglia. La scelta dell’identità familiare è fondata sul sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna, come patto stabile, con valore anche sociale. Come cristiani, sottolineiamo l’essenzialità del matrimonio - sacramento anche per la capacità di contribuire in modo più efficace alla crescita e alla stabilità degli affetti e della società”. Tale contributo rafforza il pensiero della ‘Lumen Fidei’ che infine approfondisce ulteriormente questo aspetto affermando che “non solo la fede illumina la vita coniugale e famigliare, ma matrimonio e famiglia sono i luoghi natii dove trasmettere la fede come esperienza di vita quotidiana. I coniugi crescono nella fede ed insieme, in quanto genitori, aiutano i figli nel loro, talvolta difficile, cammino di maturazione. Insomma, la fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita!”.
di Carlo Mafera
La “Lumen Fidei” al n. 52 afferma un principio che ha dei risvolti antropologici veramente rilevanti: “Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia”. E quello della famiglia è oggi un ambito da scoprire e riscoprire sempre di nuovo. Il motivo sta nel precisare un concetto che viene messo in discussione dal pensiero debole dominante oggi, teso a riconoscere come famiglia quello che essa non è mai stata. Il matrimonio e la famiglia non sono una costruzione culturale, quindi non sono legati ad una specifica visione culturale e non sono il frutto di un aspetto della fede. Sono legati invece al cosiddetto diritto naturale che da sempre ha definito il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna. La nostra stessa Costituzione ha recepito tale concetto sancendolo tra i suoi articoli, in particolare nei 29, 30 e 31. C’è da sottolineare che la Carta Costituzionale è stata scritta da tutte le forze politiche presenti nella società italiana: quella socialista, quella liberale e quella cattolica ed è quindi al di sopra di ogni sospetto. Va inoltre precisato che le ragioni di carattere antropologico e di diritto naturale superano quelle della fede, che ha solo il compito di illuminare questo ambito e non di fondarlo. Quindi il matrimonio è uno solo, senza nulla togliere ad altre forme di unione, che peraltro devono essere tutelate e garantite diversamente, e infatti la Chiesa si è schierata a difesa di queste unioni di fatto che in altre nazioni vengono perseguitate. Ciò dimostra inequivocabilmente che la Chiesa non emargina nessuno, ma vuole dare il nome giusto ad ogni cosa, per darle un senso preciso e individuarla antropologicamente nei suoi connotati sostanziali.
La Fede può poi illuminare sia l’istituto naturale del matrimonio che, perché no, altri tipi di unione di fatto. Il matrimonio è perciò l’unione stabile dell’uomo e della donna; questa unione “nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr. Gen 2, 24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno d’amore”. Ci sono qui argomenti razionali e argomenti di fede, frutto insieme della luce della ragione e della luce della fede, e le due dimensioni si compenetrano a vicenda.
Al numero 27 l’enciclica precisa come l’amore, quello capace di costituire una nuova famiglia, “non si può ridurre a un sentimento che va e che viene” . Al contrario l’amore umano possiede una sua stabilità, perché conduce la persona che ama ad uscire da se stessa per andare verso l’altro e costruire insieme un rapporto duraturo.
Questi concetti sono stati ribaditi dal CNAL, la Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, alla recente 47ima Settimana Sociale in un suo significativo contributo dal titolo "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana". Tale organizzazione ritiene che “la questione famiglia sia strettamente collegata alla questione antropologica, esigenza già emersa al IV Convegno Ecclesiale di Verona. La debolezza della persona e della sua identità è la prima causa della crisi odierna della famiglia. La scelta dell’identità familiare è fondata sul sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna, come patto stabile, con valore anche sociale. Come cristiani, sottolineiamo l’essenzialità del matrimonio - sacramento anche per la capacità di contribuire in modo più efficace alla crescita e alla stabilità degli affetti e della società”. Tale contributo rafforza il pensiero della ‘Lumen Fidei’ che infine approfondisce ulteriormente questo aspetto affermando che “non solo la fede illumina la vita coniugale e famigliare, ma matrimonio e famiglia sono i luoghi natii dove trasmettere la fede come esperienza di vita quotidiana. I coniugi crescono nella fede ed insieme, in quanto genitori, aiutano i figli nel loro, talvolta difficile, cammino di maturazione. Insomma, la fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita!”.
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