“Questa volta non finisce così. Non può e non deve finire così. Siamo stanchi di vedere che terminato il cordoglio, sulla scia dell’emozione, sulla questione migranti e rifugiati cala un velo di indifferenza e silenzio. Questa volta diciamo basta”.
Misna - Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, per i diritti dei rifugiati affida alla MISNA il suo grido di dolore per l’ennesima tragedia del mare. “Dolore, sì, tristezza – dice – ma anche tanta rabbia. Perché quella a cui abbiamo assistito è una tragedia annunciata, che avviene mentre ancora stiamo cercando i corpi di altri dispersi di un naufragio avvenuto la scorsa settimana”. Quindi, insiste il religioso, “invece di assistere inermi alla perdita di tante vite umane, chiediamoci cosa si può e si deve fare. Esiste un’agenzia europea per il controllo delle frontiere , il Frontex, che costa milioni di euro all’anno e che, evidentemente, non funziona, e poi leggi che penalizzano chi cerca di soccorrere in mare le vittime dei naufragi di questi barconi. Chieda ai pescatori di Lampedusa, che si sono visti sequestrare i pescherecci, la loro fonte di sostentamento, per aver dato soccorso ai poveracci dispersi in mare. È un’ipocrisia bella e buona, e deve finire”.
Gli ultimi bilanci ufficiali diffusi dal coordinamento dei soccorsi al largo di Lampedusa confermano la morte di 93 persone, mentre altri 40 corpi senza vita sono stati individuati dai sub della Guardia costiera all’interno del barcone affondato. Il bilancio potrebbe tuttavia essere destinato ad aumentare: in base alle testimonianze dei 155 superstiti, 500 persone erano salite a bordo. Un comunicato di Palazzo Chigi ha convocato un Consiglio dei ministri per proclamare il lutto nazionale per domani.
“Invece di strapparsi i capelli quando succedono cose simili – aggiunge il gesuita – perché nessuno si chiede da dove vengono e come mai continuano a partire, queste persone?”, osservando che “alcuni dei paesi da cui si assiste questi esodi di massa sono nostri partner, come l’Eritrea o ospitano da anni i nostri soldati in missione, come l’Afghanistan”.
Il Governo italiano “deve chiedere immediatamente alla Commissione europea l’attivazione di canali umanitari sicuri in grado di garantire alle vittime di guerre e conflitti in corso la protezione internazionale” conclude padre La Manna, che definisce “inaccettabile e vergognoso che nel 2013 nel Mediterraneo viaggino carrette fatiscenti con a bordo 500 persone nell’indifferenza generale”.
Misna - Padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, per i diritti dei rifugiati affida alla MISNA il suo grido di dolore per l’ennesima tragedia del mare. “Dolore, sì, tristezza – dice – ma anche tanta rabbia. Perché quella a cui abbiamo assistito è una tragedia annunciata, che avviene mentre ancora stiamo cercando i corpi di altri dispersi di un naufragio avvenuto la scorsa settimana”. Quindi, insiste il religioso, “invece di assistere inermi alla perdita di tante vite umane, chiediamoci cosa si può e si deve fare. Esiste un’agenzia europea per il controllo delle frontiere , il Frontex, che costa milioni di euro all’anno e che, evidentemente, non funziona, e poi leggi che penalizzano chi cerca di soccorrere in mare le vittime dei naufragi di questi barconi. Chieda ai pescatori di Lampedusa, che si sono visti sequestrare i pescherecci, la loro fonte di sostentamento, per aver dato soccorso ai poveracci dispersi in mare. È un’ipocrisia bella e buona, e deve finire”.
Gli ultimi bilanci ufficiali diffusi dal coordinamento dei soccorsi al largo di Lampedusa confermano la morte di 93 persone, mentre altri 40 corpi senza vita sono stati individuati dai sub della Guardia costiera all’interno del barcone affondato. Il bilancio potrebbe tuttavia essere destinato ad aumentare: in base alle testimonianze dei 155 superstiti, 500 persone erano salite a bordo. Un comunicato di Palazzo Chigi ha convocato un Consiglio dei ministri per proclamare il lutto nazionale per domani.
“Invece di strapparsi i capelli quando succedono cose simili – aggiunge il gesuita – perché nessuno si chiede da dove vengono e come mai continuano a partire, queste persone?”, osservando che “alcuni dei paesi da cui si assiste questi esodi di massa sono nostri partner, come l’Eritrea o ospitano da anni i nostri soldati in missione, come l’Afghanistan”.
Il Governo italiano “deve chiedere immediatamente alla Commissione europea l’attivazione di canali umanitari sicuri in grado di garantire alle vittime di guerre e conflitti in corso la protezione internazionale” conclude padre La Manna, che definisce “inaccettabile e vergognoso che nel 2013 nel Mediterraneo viaggino carrette fatiscenti con a bordo 500 persone nell’indifferenza generale”.
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