lunedì, ottobre 21, 2013
Ha fatto scalpore nei giorni scorsi l'intervista rilasciata dal rampollo della famiglia Agnelli a proposito delle molestie subite quando era uno studente «dai gesuiti». Qualche commento  

Città Nuova - Sul "Fatto quotidiano" di qualche giorno fa è stata pubblicata un'intervista a Lapo Elkann, nipote di Gianni Agnelli, ben noto per la sua originalità e le sue trovate. In un colloquio durato quattro ore con Beatrice Borromeo e Malcom Pagani, l'imprenditore ha parlato della sua famiglia, della sua vita, dei suoi progetti, svelando finanche un particolare riservato della sua vita privata. Di quando, ragazzino, avendo problemi di dislessia, dalla scuola pubblica italiana era "stato spedito" in collegio. Lì, lui e altri studenti, avrebbero subito violenze.

«Ero dislessico - racconta Elkann - amavo solo le lingue e la storia. Ero molto più bravo a parlare che a scrivere. Dunque i miei fratelli sono rimasti al liceo pubblico, e io, che ero il secondo di otto, sono stato spedito in collegio, dai gesuiti. L’ho vissuta come una vera e propria punizione». Il perché lo rivela rispondendo alla domanda successiva. «Da quando ho compiuto 13 anni - ha spiegato - ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti. Altre persone che hanno vissuto cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, che era in collegio con me per quasi 10 anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa. Non ne ho mai parlato prima anche perché voglio che questa storia serva a qualcuno. Sto pensando a una fondazione. Voglio aiutare chi ha passato quello che ho passato io. Parlare è giusto, ma facendo qualcosa di utile, di positivo».

Le parole di Elkann sono state commentate da molti. Anche dal giornalista, ed ex parlamentare, Andrea Sarubbi, in un post sul social network Facebbok. «Scrivo due righe che forse qualcuno fraintenderà, ma voglio prendermi il rischio perché l'argomento mi sta a cuore. Mi ha colpito molto la confessione di Lapo Elkann... Ancora di più, per la mia storia personale, mi ha colpito il particolare che li avesse subiti - cito testualmente - "in un collegio di gesuiti". (...) Dopo diverse ore di ricerche ho appurato due cose: la prima - che immaginavo già, vista l'infanzia di Lapo vissuta all'estero - è che nessuno dei 6 collegi dei gesuiti in Italia lo ha mai avuto come alunno; la seconda è che la scuola alla quale Lapo si riferisce (un istituto nella regione dell'Alta Savoia) non è un collegio dei gesuiti. Da fonti certissime, ho avuto la conferma che Lapo non ha mai studiato in vita sua in una scuola dei gesuiti: quello stesso collegio francese, che ho chiamato oggi per avere una controprova, mi ha detto che con i gesuiti non c'entra nulla, né è mai stato gestito da loro».

«Non voglio pensare - aggiunge Sarubbi - che Lapo abbia potuto confondere un ordine religioso con un altro: l'ipotesi che mi viene in mente è che, forse, in quegli anni abbia potuto lavorare in quel collegio, tra gli altri, un singolo gesuita pedofilo (io non ne ho mai conosciuti, ma ce ne saranno stati, come in varie altre realtà ecclesiali). A molti questa imprecisione potrà sembrare una cosa da nulla, un dettaglio insignificante in una storia di violenza; a me - che conosco bene l'impegno straordinario dei gesuiti per i ragazzi e la loro educazione - fa paura il rischio che una frase del genere possa buttare all'aria tanto lavoro e tanta credibilità».

Alle dichiarazioni di Elkann ha risposto anche padre Vitangelo Denora, delegato per le scuole della Compagnia di Gesù. «Siamo molto vicini a Lapo Elkann, che - ha affermato in un comunicato - ha condiviso su un quotidiano una ferita profonda della propria adolescenza. Preghiamo per lui con tutto il cuore e condanniamo con ogni fermezza gli abusi compiuti nei suoi confronti. Per chiarezza e completezza di informazione, ci sentiamo però di dover escludere che abbia mai studiato in uno dei nostri collegi in Italia, né – a quanto ci risulta, dopo aver compiuto le prime verifiche – in uno degli istituti della Compagnia presenti nel mondo”.

«Il nostro modello educativo – prosegue p. Denora – si basa sul rispetto della persona e sulla sua crescita umana, che accompagna e per certi versi addirittura precede quella culturale: i gesuiti puntano sull’educazione per formare uomini e donne di speranza, capaci di rendere migliore il proprio Paese e il mondo che li circonda. Saremmo felici di ospitare Lapo Elkann quanto prima, in uno dei nostri 6 collegi in Italia, per discutere con lui dei ragazzi e dei loro sogni e magari, se vorrà, di avviare anche qualche progetto insieme».


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