Non ha fatto vittime l’attentato con autobomba che ha investito oggi il consolato della Svezia a Bengasi. Lo riferisce il portavoce dei servizi di sicurezza della città della Libia Orientale, culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi.
Misna - Il consolato del paese scandinavo è una delle poche rappresentanze diplomatiche ancora aperte a Bengasi, epicentro dell’instabilità di cui è preda il paese e bastione delle milizie armate che il governo fatica a tenere sotto controllo. “Una potente esplosione si è prodotta davanti al consolato della Svezia, nel quartiere di Al Fouihet, provocando danni ingenti alla struttura e ai palazzi vicini” hanno precisato fonti locali. La moltiplicazione di attacchi ai danni di diplomatici hanno già costretto la maggior parte di loro a lasciare la città. L’11 settembre 2011 l’assalto al consolato americano aveva provocato la morte dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri tre americani.
L’episodio odierno si verifica all’indomani del sequestro lampo del primo ministro Ali Zeidan, rivendicato da una milizia di ex ribelli che hanno detto di aver agito in seguito al presunto coinvolgimento del governo libico nella cattura di Abu Anas al Libi, un leader di Al Qaida prelevato dalle forze speciali americane a Tripoli lo scorso 6 ottobre.
Misna - Il consolato del paese scandinavo è una delle poche rappresentanze diplomatiche ancora aperte a Bengasi, epicentro dell’instabilità di cui è preda il paese e bastione delle milizie armate che il governo fatica a tenere sotto controllo. “Una potente esplosione si è prodotta davanti al consolato della Svezia, nel quartiere di Al Fouihet, provocando danni ingenti alla struttura e ai palazzi vicini” hanno precisato fonti locali. La moltiplicazione di attacchi ai danni di diplomatici hanno già costretto la maggior parte di loro a lasciare la città. L’11 settembre 2011 l’assalto al consolato americano aveva provocato la morte dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri tre americani.
L’episodio odierno si verifica all’indomani del sequestro lampo del primo ministro Ali Zeidan, rivendicato da una milizia di ex ribelli che hanno detto di aver agito in seguito al presunto coinvolgimento del governo libico nella cattura di Abu Anas al Libi, un leader di Al Qaida prelevato dalle forze speciali americane a Tripoli lo scorso 6 ottobre.
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