mercoledì, ottobre 16, 2013
L’operazione "Mare Nostrum" è iniziata. L’ha annunciato ieri il ministro della Difesa, Mario Mauro, che ha precisato l’entità dello schieramento aero-navale messo in atto dall’Italia per il pattugliamento e il soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Intanto, si è sfiorata una nuova tragedia, questa volta in Calabria, dove lunedì i militari della Guardia di finanza hanno soccorso e tratto in salvo oltre 250 siriani, tra loro anche 80 bambini.

Radio Vaticana - Navi, droni, elicotteri a lungo raggio: "Mare Nostrum" ha preso il via. Rapidamente, dopo l’annuncio di 24 ore fa. Il compito dell’operazione lo ribadisce il ministro Mauro: umanitario, per salvare vite umane, ma anche di sicurezza. Tutti d’accordo sul fatto che ogni azione messa in campo per salvare vite umane sia giusta, ma occorre anche “risolvere l’incertezza legata al posto in cui portare le persone salvate”. Lo sottolinea Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i Rifugiati, il Cir, che oggi ha organizzato un dibattito su ‘Accesso alle frontiere-accesso alla protezione’. Ascoltiamo Hein:

"Se è veramente un’operazione che aiuta a salvare le vite nel mare, attraverso un’osservazione costante, giorno e notte, con l’impiego delle forze armate, delle navi, degli elicotteri, dei droni, ben venga. Mi auguro naturalmente che questo non porti all’idea di respingere le persone lì da dove sono venute, una volta che vengono intercettate dalle forze di 'Mare Nostrum'. La perplessità è: perché non fare qualcosa affinché le persone possano fare un’altra scelta, quella di non imbarcarsi? Tutta questa operazione parte dal momento che le persone sono già in alto mare, hanno già pagato i trafficanti, hanno già messo la propria vita a rischio. Quindi, ben venga, però se l’effetto è limitato".

Il Cir da sempre sostiene la creazione di un meccanismo affinché i richiedenti asilo possano farne domanda in rappresentanze presso gli stessi Paesi di partenza o di passaggio prima di imbarcarsi per l’Italia e l’Europa. Dello stesso avviso è Luigi Manconi, senatore e presidente della Commissione Diritti Umani, che parla di "visti di cortesia" da rilasciare in Paesi come Libia, Egitto, e in generale Paesi del Maghreb. Sarebbe un modo per rendere meno pericolosi questi viaggi, dice Manconi, che guarda a "Mare Nostrum" con attenzione:

R. – E’ una scelta essenziale, doverosa, ma non sufficiente, perché è finalizzata a impedire che ci siano morti in mare, ma ancora non affronta il problema cruciale: consentire a chi ha diritto di chiedere asilo di poterlo fare in condizioni di legalità e di sicurezza per la propria incolumità.

D. – Questo significa approntare dei presidi nei Paesi di partenza o nei Paesi limitrofi...

R. – Penso esattamente questo: che si debbano istituire dei presidi – chiamiamoli come meglio preferiamo – affinché i richiedenti asilo possano farlo nei Paesi di partenza o di transito.

Dal primo gennaio 2013 al 14 ottobre, sono sbarcati sulle coste italiane 35.085 migranti, di questi oltre il 70% sono legittimati a essere protetti, arrivando da Paesi come Siria, Eritrea, Somalia, Mali, Afghanistan. Per quanto riguarda i porti di provenienza, in maggioranza arrivano dalla Libia, e poi da Egitto, Turchia, Grecia e Siria. Sono cifre riferite dal vicecapo Dipartimento libertà civile e immigrazione del Ministero dell’interno, il prefetto Riccardo Compagnucci, anch’egli presente al Convegno del Cir:

"La scelta del governo di pattugliare per salvare e non pattugliare per respingere è una scelta - è chiaro che non è giusta! - intelligente. Però, è anche vero che c’è una responsabilità internazionale, di fronte a situazioni di questo genere, di fronte a quella parola che ha detto il Papa: 'Vergogna'”. E non per i morti, ma vergogna per tutto quello che non si fa a livello europeo. Guardando la televisione non si capisce la difficoltà di salvare le persone in mare e questo deve essere riconosciuto a Lampedusa, all’Italia, alle Forze della Capitaneria, della Guardia di finanza. Ma se questo è l’aspetto buono dell’Italia, questo non ci esime dal fatto che, invece, siamo non buoni nel non saper molte volte gestire le cose in modo non dico più umanitario, ma almeno più organizzato. E’ un problema europeo, comunque lo si guardi il problema è europeo: a livello politico, a livello economico, a livello umanitario, a livello di ripartizione, è comunque un problema europeo. Se l’Europa non vuol fare la sua parte, sarebbe meglio che lo dicesse: ogni Stato faccia quello che può fare… Sarebbe forse più giusto".

E un appello all’Italia ad affrontare subito la “sconvolgente emergenza delle tragedie in mare", è arrivato oggi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che chiede di far fronte alla “nuova ondata di profughi richiedenti asilo che non si è riusciti a prevenire e regolare su scala europea'.


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