domenica, ottobre 20, 2013
Ottanta sindaci alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare per regolamentare il gioco d'azzardo e tutelare la salute dei cittadini. Intervista ad Angela Fioroni rappresentante di Legautonomie

Città Nuova - «I Comuni si fanno carico dei cittadini vittime del gioco d’azzardo. Però non hanno gli strumenti adeguati per contrastare questo fenomeno perché mancano le leggi. Il Parlamento è condizionato dall’attività delle lobby del settore. Per questo ben venga questa proposta di legge di iniziativa popolare». È una frase colta da Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali e Cultura della Salute, al suo arrivo entusiasta alla kermesse dei sindaci “No slot” che si è tenuta a Milano nei giorni scorsi. L’occasione era la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d'azzardo e a tutela della salute dei cittadini.

Palazzo Marino è stata invasa da 80 sindaci, in rappresentanza dei 317 comuni che hanno sottoscritto il “Manifesto contro il gioco d'azzardo” promosso dalla Scuola delle buone pratiche, rivolta agli amministratori locali e organizzata da Terre di Mezzo e da Legautonomie. Contemporaneamente è iniziata la raccolta, con la “benedizione” ufficiale dei sindaci, delle firme necessarie per la presentazione della proposta di legge, che si potrà firmare alle sedi dell'anagrafe di tutti i comuni e presso i banchetti organizzati nelle varie città. I sindaci “No slot”, così come sono stati battezzati, hanno partecipato con notevole entusiasmo a questa kermesse, mettendo in forte evidenza il loro impegno contro questa piaga sociale che sta portando dipendenze e forte danno economico a famiglie e a singole persone.

«Milano è orgogliosa di dare il via a questa iniziativa di rilievo nazionale. È giusto che le Amministrazioni locali e soprattutto i cittadini possano esprimersi su un tema che incide così pesantemente sulla vita delle nostre città. In particolare per quanto riguarda la salute delle persone e per l’implicazione di interessi criminali mafiosi». Così David Gentili, presidente della Commissione consiliare Antimafia. Ma come valutare questa proposta di legge? Lo abbiamo chiesto ad Angela Fioroni, rappresentante legale di Legautonomie, l’associazione dei comuni fondata nel 1916.

Fioroni, come nasce questa proposta di legge?
«La proposta di legge di iniziativa popolare si colloca in un percorso interessante che i sindaci, accompagnati dalla Scuola delle buone pratiche, hanno intrapreso. Un percorso partecipato, che spiega le ragioni di tanta adesione, tanto impegno e tanto entusiasmo. Gli amministratori, infatti, si sono incontrati per la prima volta a discutere di questo problema a Corsico, solo il 30 novembre del 2012, e da allora hanno costituito un network formato oggi da 323 comuni (rappresentanti circa il 17 per cento della popolazione italiana, oltre il 50 per cento di quella lombarda) che hanno sottoscritto il Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo, presentato a Milano il 14 gennaio 2013, e da tantissimi altri che si riconoscono nelle iniziative che si stanno portando avanti. Quindi: seminario, Manifesto e infine la proposta di legge lanciata il 9 ottobre. Un progetto di legge partecipato, al quale hanno collaborato in tanti, che hanno indicato i contenuti che avrebbero dovuto caratterizzare la legge. Si è costituito allora un gruppo di circa venti persone che ha esaminato le proposte, le ha organizzate secondo un susseguirsi di temi, e infine ha scritto gli articoli di legge, facendo riferimento anche a proposte di legge già depositate in Parlamento, come quella di Avviso Pubblico».

Cosa dice la proposta?
«Alla fine del lungo percorso condiviso ne è scaturito un testo importante, scritto dal basso, comprensibile da chiunque lo voglia leggere. È composto di 21 articoli (e il ventiduesimo abroga tutte le norme in contrasto con quelle della proposta) che riordinano in un codice unico le norme sul gioco d’azzardo, necessarie per prevenire davvero le conseguenze nocive di questo gioco. Il testo si articola intorno a 5 punti cardine:

1. Tutela della salute delle persone, con riferimento particolare alla protezione dei soggetti più deboli, compresi i minorenni, e alla cura dei giocatori patologici.
2. Poteri ai Comuni: i sindaci, sentiti i questori, autorizzano l’apertura delle sale e l’istallazione degli apparecchi per il gioco; i Comuni inoltre devono ricevere finanziamenti per attività formative e culturali rivolte ai propri cittadini, per la prevenzione di forme di gioco d’azzardo patologico.
3. Contrasto reale alle infiltrazioni mafiose e ad altre illegalità quali l’evasione fiscale e tributaria, il riciclaggio, il gioco illegale, ecc. Questa è una delle parti più significative della legge, perché è ormai acclarato il legame tra gioco legale e criminalità organizzata, ed è indispensabile impedire l’accesso alle mafie, la presenza di società anonime o domiciliate nei paradisi fiscali. La dichiarazione dell’identità dei soggetti che stanno dietro le società o i trust o i fondi di investimento, la tracciabilità dei flussi di denaro e l’identificazione dei giocatori che compiono operazioni sensibili, sono gli strumenti per riportare legalità nel settore del gioco d’azzardo.
4. I luoghi del gioco e le caratteristiche dei giochi: la legge prevede che si possa giocare solo in luoghi dedicati (le sale gioco), perché è la diffusione ramificata ovunque delle slot machine la causa della dipendenza dal gioco; le sale gioco inoltre possono mettere in atto misure utili a garantire le persone, fatto impossibile oggi data la parcellizzazione dei luoghi di gioco. La legge indica anche alcune caratteristiche dei giochi, per evitare che i giocatori precipitino nella dipendenza.
5. Il recupero dei finanziamenti necessari per la cura, la prevenzione, la formazione e la ricerca attraverso l’armonizzazione fiscale tra il gioco d’azzardo e le altre imprese, il contrasto reale all’evasione fiscale e tributaria, sanzioni più aspre.
È una proposta di legge importante, dunque, per il modo in cui è stata costruita, e per la sua capacità di riordinare un settore della nostra economia, quello del gioco d’azzardo, la terza industria italiana, che, per il modo in cui si è organizzata in Italia, procura tanti guai e tanti dolori alle persone, tanti problemi alle comunità, tanta desertificazione intorno ai luoghi di gioco. Un’attività, quella del gioco d’azzardo, che, se da una parte è specchio del degrado dei valori che fondano la vita sociale dei cittadini, delle loro aspettative e della speranza di futuro, dall’altro contribuisce ad alimentare una cultura dell’effimero, della fortuna, della mancanza di impegno e di talenti. Una legge necessaria per arginare lo sprofondare nella palude del gioco d’azzardo, che per tantissimi non è più divertimento, ma pura dipendenza».

Tra i sindaci l’entusiasmo era tanto. Pensa davvero che sia la volta buona per regolamentare finalmente questo problema che sta raggiungendo proporzioni smisurate? 
«Credo che l’entusiasmo dipendesse più dalla gioia per aver compiuto il percorso descritto, di ritrovarsi insieme, per dare avvio a un’azione importante quale la raccolta delle firme, per vivere “forme partecipative, loro dedicate”, come ha scritto il sindaco di Lucca, che per la certezza di poter giungere a una normativa diversa. I sindaci, infatti, sono consapevoli degli ostacoli, delle lobby potentissime a favore del gioco in grado di finanziare parlamentari e ministri, onlus e associazioni; sono consapevoli del percorso difficile che attende l’approvazione della legge. Però hanno deciso di mettersi in gioco: non solo proponendo una legge di iniziativa popolare, strumento di sensibilizzazione e partecipazione interessante nei confronti dei propri cittadini chiamati a firmare, ma organizzando iniziative molto variegate nei propri territori: dibattiti pubblici, seminari, percorsi di formazione per esercenti, insegnanti e genitori, giornate dedicate al gioco vero, quello a squadre, approfondimenti sui tanti aspetti della legalità, collaborazione con le Asl per la prevenzione dal gioco patologico e la formazione degli operatori per la cura dei giocatori, regolamenti comunali volti a favorire i locali no slot con sconti sulla tares, promozione dei locali no slot, proiezione di film, spettacoli teatrali e musicali.

Attraverso la corrispondenza con i Comuni osserviamo un fiorire di iniziative belle e interessanti, che sviluppano socialità nelle città e producono consapevolezza sui significati del gioco e sulla negazione che di tali significati fa il gioco d’azzardo. Nello stesso tempo i sindaci si sono messi in gioco nei confronti dei parlamentari: oggi il parlamento sa di questo movimento, dovrà confrontarsi con esso, non potrà più nascondersi dietro miraggi di entrate erariali che non esistono. Oggi il gioco è svelato, ognuno ne risponderà per le decisioni che prenderà. Non potrà più mistificarle. Credo dunque che questa proposta di legge di iniziativa popolare segnerà una svolta decisiva per il gioco d’azzardo in Italia, a cominciare con il chiamarlo per quello che è: gioco d’azzardo, e non gioco pubblico. E definendo in modo corretto la patologia, che è gioco d’azzardo patologico, e non ludopatia.Quindi tante novità sono in gioco, in modo positivo».

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