Presentato il 7 ottobre a Montecitorio il volume "Cyberteologia" del direttore de "La Civiltà Cattolica" padre Antonio Spadaro
di Carlo Mafera
Di solito s’inizia un articolo dall’esordio, ma in questo caso mi sembra significativo partire dalle conclusioni: padre Spadaro ha concluso la sua riflessione citando le parole di Paolo VI per il quale ”il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale” e l’uomo compie lo “sforzo di infondere in strumenti meccanici il riflesso di funzioni spirituali”. A buon ragione Riccardo Luna, giornalista ed esperto di web, ha citato una frase del premio Nobel per la pace (2010) Liu Xiaobo, che ha definito internet “un dono di Dio”. In tale ottica, il libro di padre Spadaro è stato il primo a scorgere le connessioni fra cristianesimo e cultura digitale, entrambi fondati sull’apertura verso gli altri e sulla condivisione.
Significativo l’intervento di don Paolo Padrini, direttore per l’innovazione e lo sviluppo della piattaforma Aleteia, che ha riferito una curiosità molto vantaggiosa per molti sacerdoti: attraverso l’applicazione “IBreviary”, questi sono stati facilitati nella preghiera, e non solo i giovani, ma anche i novantenni, che grazie al touch-screen sono riusciti a ingrandire i caratteri della liturgia delle ore e a pregare nuovamente senza difficoltà. Don Paolo Padrini ha anche raccontato che, grazie all’uso di un ipad e della diretta streaming, è riuscito a far seguire la messa ad una anziana signora che da 12 anni non riusciva, a causa della sua malattia, ad andare nella propria chiesa. Il sacerdote ha condiviso la commozione della sua vecchia parrocchiana e le sue lacrime di gioia quando ha potuto rivedere dopo tanti anni l’altare della sua chiesa.
L’onorevole Antonio Palmieri, nel suo intervento, ha sottolineato come la realtà abbia un primato rispetto alla comunicazione e che senza contenuti non ci potrebbe essere alcun tipo di comunicazione, e ha continuato affermando come nella rete il contenuto sia la persona stessa. A questo punto sono intervenuti, raccontando le loro esperienze, vari blogger e animatori di siti cattolici come Luca Paolini, esperto in metodologie innovative per l’Insegnamento della Religione Cattolica e anima del sito “religione 2.0″, don Mario Aversano, esperto di tematiche legate alla spiritualità e alla vocazione presente nel sito “il tesoro”, Padre Massimo Ranieri, proprietario del dominio www.maxgranieri.it, e Simone Sereni, social media editor di “vino nuovo”.
Alla fine il sospirato intervento del direttore de “La Civilità Cattolica”, Antonio Spadaro, che ha spiegato il significato del vocabolo “cyberteologia”, una riflessione sulla fede nel tempo di internet. L’esperto teologo ha precisato che la Chiesa non è in internet perché vuole darsi un tono moderno, ma perché è suo specifico compito stare dove gli uomini vivono. Spataro ha messo in evidenza l’importanza del modo in cui si trasmettono i contenuti della fede: nella Rete così come la conosciamo, un messaggio passa non per trasmissione, o broadcasting, come avviene in televisione o in radio, dove un’emittente invia informazioni a riceventi fissati a priori, ma per condivisione, o sharing. Il modello è quello dei social network. Significa che i contenuti passano attraverso le relazioni e, viceversa, che senza relazioni efficaci i contenuti non passano. L’ha detto molto bene il Papa nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali del 2011: nel momento in cui si è presenti nelle reti sociali, automaticamente si è testimoni di qualcosa, dei propri valori e della propria visione delle cose.
Un messaggio passa se si interagisce col messaggio stesso. La logica dell’approfondimento una volta coincideva esclusivamente con l’interiorizzazione dei contenuti, invece oggi si fa sempre più presente l’interazione con i contenuti. La relazionalità è la base dell’efficacia del messaggio e quindi un prevalere dell’orizzontalità della comunicazione ma con dei precisi “distinguo”. Infatti, dice Padre Spadaro, «la Rete, di sua natura, è fondata sui link, cioè sui collegamenti reticolari, orizzontali e non gerarchici». Non esiste un centro del web. Al limite esistono luoghi di maggior successo o più visitati o più influenti. Ma la logica della Chiesa Cattolica è quello di far comprendere come non tutto è materiale scambiabile che nasce dal basso. C’è una dimensione di dono – e la rivelazione di Gesù è un dono che non si può ridurre – e vive di un’altra logica, di un incontro personale che nel libro Padre Spadaro descrive come face-to-face, faccia a faccia, e non, come invece avviene in Rete, peer-to-peer, ovvero in un orizzonte di scambio, se non di baratto. È la logica del guardare e condividere il volto di Dio, di approfondire di come si mostra nelle arti o nel web. Per esempio raccontare come un uomo o una donna di fede possa perdonare l’assassino del figlio, come nel film vincitore della 16ima edizione del Religion Today: questo può essere, a mio avviso, il modo di mostrare e condividere il volto di Dio. Il faccia a faccia, infatti non è mai anonimo, ma sempre individuale.
La dimensione verticale evoca poi anche il principio di autorità che, nonostante possa non sembrare così, in fondo è sempre presente in internet, ma in forme diverse da come ce le aspetteremmo, nella dimensione più specifica dell’autorevolezza. “La rete – ha concluso Padre Spadaro - ha avuto in questi anni un influsso sul nostro modo di vivere e di pensare e se la teologia è una riflessione sul sacro, anche essa non si può esimere da questo impatto. La riflessione, prima dell’avvento della cyberteologia, era spostata sul come utilizzare la rete per evangelizzare. Ma il web, secondo il gesuita, non è un mezzo, ma uno spazio da abitare”.
di Carlo Mafera
Di solito s’inizia un articolo dall’esordio, ma in questo caso mi sembra significativo partire dalle conclusioni: padre Spadaro ha concluso la sua riflessione citando le parole di Paolo VI per il quale ”il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale” e l’uomo compie lo “sforzo di infondere in strumenti meccanici il riflesso di funzioni spirituali”. A buon ragione Riccardo Luna, giornalista ed esperto di web, ha citato una frase del premio Nobel per la pace (2010) Liu Xiaobo, che ha definito internet “un dono di Dio”. In tale ottica, il libro di padre Spadaro è stato il primo a scorgere le connessioni fra cristianesimo e cultura digitale, entrambi fondati sull’apertura verso gli altri e sulla condivisione.
Significativo l’intervento di don Paolo Padrini, direttore per l’innovazione e lo sviluppo della piattaforma Aleteia, che ha riferito una curiosità molto vantaggiosa per molti sacerdoti: attraverso l’applicazione “IBreviary”, questi sono stati facilitati nella preghiera, e non solo i giovani, ma anche i novantenni, che grazie al touch-screen sono riusciti a ingrandire i caratteri della liturgia delle ore e a pregare nuovamente senza difficoltà. Don Paolo Padrini ha anche raccontato che, grazie all’uso di un ipad e della diretta streaming, è riuscito a far seguire la messa ad una anziana signora che da 12 anni non riusciva, a causa della sua malattia, ad andare nella propria chiesa. Il sacerdote ha condiviso la commozione della sua vecchia parrocchiana e le sue lacrime di gioia quando ha potuto rivedere dopo tanti anni l’altare della sua chiesa.
L’onorevole Antonio Palmieri, nel suo intervento, ha sottolineato come la realtà abbia un primato rispetto alla comunicazione e che senza contenuti non ci potrebbe essere alcun tipo di comunicazione, e ha continuato affermando come nella rete il contenuto sia la persona stessa. A questo punto sono intervenuti, raccontando le loro esperienze, vari blogger e animatori di siti cattolici come Luca Paolini, esperto in metodologie innovative per l’Insegnamento della Religione Cattolica e anima del sito “religione 2.0″, don Mario Aversano, esperto di tematiche legate alla spiritualità e alla vocazione presente nel sito “il tesoro”, Padre Massimo Ranieri, proprietario del dominio www.maxgranieri.it, e Simone Sereni, social media editor di “vino nuovo”.
Alla fine il sospirato intervento del direttore de “La Civilità Cattolica”, Antonio Spadaro, che ha spiegato il significato del vocabolo “cyberteologia”, una riflessione sulla fede nel tempo di internet. L’esperto teologo ha precisato che la Chiesa non è in internet perché vuole darsi un tono moderno, ma perché è suo specifico compito stare dove gli uomini vivono. Spataro ha messo in evidenza l’importanza del modo in cui si trasmettono i contenuti della fede: nella Rete così come la conosciamo, un messaggio passa non per trasmissione, o broadcasting, come avviene in televisione o in radio, dove un’emittente invia informazioni a riceventi fissati a priori, ma per condivisione, o sharing. Il modello è quello dei social network. Significa che i contenuti passano attraverso le relazioni e, viceversa, che senza relazioni efficaci i contenuti non passano. L’ha detto molto bene il Papa nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali del 2011: nel momento in cui si è presenti nelle reti sociali, automaticamente si è testimoni di qualcosa, dei propri valori e della propria visione delle cose.
Un messaggio passa se si interagisce col messaggio stesso. La logica dell’approfondimento una volta coincideva esclusivamente con l’interiorizzazione dei contenuti, invece oggi si fa sempre più presente l’interazione con i contenuti. La relazionalità è la base dell’efficacia del messaggio e quindi un prevalere dell’orizzontalità della comunicazione ma con dei precisi “distinguo”. Infatti, dice Padre Spadaro, «la Rete, di sua natura, è fondata sui link, cioè sui collegamenti reticolari, orizzontali e non gerarchici». Non esiste un centro del web. Al limite esistono luoghi di maggior successo o più visitati o più influenti. Ma la logica della Chiesa Cattolica è quello di far comprendere come non tutto è materiale scambiabile che nasce dal basso. C’è una dimensione di dono – e la rivelazione di Gesù è un dono che non si può ridurre – e vive di un’altra logica, di un incontro personale che nel libro Padre Spadaro descrive come face-to-face, faccia a faccia, e non, come invece avviene in Rete, peer-to-peer, ovvero in un orizzonte di scambio, se non di baratto. È la logica del guardare e condividere il volto di Dio, di approfondire di come si mostra nelle arti o nel web. Per esempio raccontare come un uomo o una donna di fede possa perdonare l’assassino del figlio, come nel film vincitore della 16ima edizione del Religion Today: questo può essere, a mio avviso, il modo di mostrare e condividere il volto di Dio. Il faccia a faccia, infatti non è mai anonimo, ma sempre individuale.
La dimensione verticale evoca poi anche il principio di autorità che, nonostante possa non sembrare così, in fondo è sempre presente in internet, ma in forme diverse da come ce le aspetteremmo, nella dimensione più specifica dell’autorevolezza. “La rete – ha concluso Padre Spadaro - ha avuto in questi anni un influsso sul nostro modo di vivere e di pensare e se la teologia è una riflessione sul sacro, anche essa non si può esimere da questo impatto. La riflessione, prima dell’avvento della cyberteologia, era spostata sul come utilizzare la rete per evangelizzare. Ma il web, secondo il gesuita, non è un mezzo, ma uno spazio da abitare”.
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