Sarà beatificato oggi pomeriggio alle 16 Rolando Rivi, vittima dei partigiani comunisti. Sono attese quasi 7000 persone a Modena al PalaPanini, luogo dove avverrà la cerimonia di beatificazione.
Da oggi i fedeli di credo cattolico potranno pregare un santo in più, o meglio un beato in più: si tratta di Rolando Rivi, un seminarista cattolico, nato nel 1931 a Castellarano (Reggio Emilia) e barbaramente ucciso dai partigiani comunisti nel 1945, all’età di soli 14 anni. Perché un gesto così grave da parte dei partigiani? Il motivo principale è proprio quello di “odium fidei”, odio della fede, ragion per cui papa Francesco lo scorso 28 marzo ha riconosciuto il martirio di questo ragazzotto, dopo le opportune verifiche della Congregazione per le cause dei santi. Tra l’altro, pare che il giovane Rolando abbia operato anche numerose guarigioni miracolose.
Ma chi era Rolando Rivi? Un ragazzo normale, se non fosse per il suo amore smisurato e appassionato nei confronti di Gesù Cristo e della vita. Amore che lo portò ad entrare in seminario all’età di 11 anni. Tuttavia, dopo soli due anni dovette tornare a casa a causa dell’occupazione nazista. Siamo infatti nel 1944, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, e la situazione generale in Europa non è delle migliori. Ma il giovane Rolando, pieno di amore per Gesù Cristo e per il sacerdozio, non smise di indossare l’abito talare, tipico dei seminaristi, nonostante fosse molto pericoloso per quel tempo. La coerenza di vita di questo ragazzo lo portò ad andare oltre la paura e a farsi coraggio nella sua strada. E fu proprio questo suo forte senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica e a Cristo che lo portò ad una tragica fine: il 13 aprile del 1945, infatti, un gruppo di partigiani comunisti lo uccise barbaramente, dopo tre giorni di umiliazioni, sevizie e percosse.
Cosa ha da insegnarci oggi questo ragazzo, morto a 14 anni, che non ha avuto la possibilità di vivere più a lungo la sua vita? Sicuramente ci dice che non è dal numero di anni o di ore che si vivono che dipende la qualità della nostra vita, bensì dall’intensità con cui viviamo tutti gli attimi, pochi o molti che siano. Rolando vuole insegnarci a non lasciarci vincere dalla paura, perché gli ideali per cui combattere esistono ancora e sono proprio loro che rendono piena la nostra vita.
Rolando era un ragazzo come gli altri, con una grande voglia di vivere e, possiamo dire con forza, che quei pochi anni che ha vissuto li ha vissuti con grande entusiasmo e coerenza. La storia di Rolando sembra interpellarci direttamente. Sembra quasi che ci chieda: "E tu, cosa vuoi fare della tua vita?". Per rispondere a questa domanda, forse è il caso di prenderci qualche minuto di riflessione, magari davanti ad un caffè, lontano dai rumori assordanti della televisione o dei tasti del computer...
Da oggi i fedeli di credo cattolico potranno pregare un santo in più, o meglio un beato in più: si tratta di Rolando Rivi, un seminarista cattolico, nato nel 1931 a Castellarano (Reggio Emilia) e barbaramente ucciso dai partigiani comunisti nel 1945, all’età di soli 14 anni. Perché un gesto così grave da parte dei partigiani? Il motivo principale è proprio quello di “odium fidei”, odio della fede, ragion per cui papa Francesco lo scorso 28 marzo ha riconosciuto il martirio di questo ragazzotto, dopo le opportune verifiche della Congregazione per le cause dei santi. Tra l’altro, pare che il giovane Rolando abbia operato anche numerose guarigioni miracolose.
Ma chi era Rolando Rivi? Un ragazzo normale, se non fosse per il suo amore smisurato e appassionato nei confronti di Gesù Cristo e della vita. Amore che lo portò ad entrare in seminario all’età di 11 anni. Tuttavia, dopo soli due anni dovette tornare a casa a causa dell’occupazione nazista. Siamo infatti nel 1944, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, e la situazione generale in Europa non è delle migliori. Ma il giovane Rolando, pieno di amore per Gesù Cristo e per il sacerdozio, non smise di indossare l’abito talare, tipico dei seminaristi, nonostante fosse molto pericoloso per quel tempo. La coerenza di vita di questo ragazzo lo portò ad andare oltre la paura e a farsi coraggio nella sua strada. E fu proprio questo suo forte senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica e a Cristo che lo portò ad una tragica fine: il 13 aprile del 1945, infatti, un gruppo di partigiani comunisti lo uccise barbaramente, dopo tre giorni di umiliazioni, sevizie e percosse.
Cosa ha da insegnarci oggi questo ragazzo, morto a 14 anni, che non ha avuto la possibilità di vivere più a lungo la sua vita? Sicuramente ci dice che non è dal numero di anni o di ore che si vivono che dipende la qualità della nostra vita, bensì dall’intensità con cui viviamo tutti gli attimi, pochi o molti che siano. Rolando vuole insegnarci a non lasciarci vincere dalla paura, perché gli ideali per cui combattere esistono ancora e sono proprio loro che rendono piena la nostra vita.
Rolando era un ragazzo come gli altri, con una grande voglia di vivere e, possiamo dire con forza, che quei pochi anni che ha vissuto li ha vissuti con grande entusiasmo e coerenza. La storia di Rolando sembra interpellarci direttamente. Sembra quasi che ci chieda: "E tu, cosa vuoi fare della tua vita?". Per rispondere a questa domanda, forse è il caso di prenderci qualche minuto di riflessione, magari davanti ad un caffè, lontano dai rumori assordanti della televisione o dei tasti del computer...
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Sono presenti 2 commenti
ma non vengono considerati dalla maggioranza scevri da peccato, questi partigiani?
ma non vengono considerati dalla maggioranza scevri da peccato, questi partigiani?
NO!
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