Non ne andranno di mezzo le sorti della Sicilia ma, sicuramente, la vicenda che stiamo per raccontare rappresenta uno dei tanti paradossi siciliani che non sappiamo se debbano suscitare ilarità o, al contrario, scoramento.
A me, onestamente e con rispetto per i protagonisti, da brava siciliana “ veni da chianciri” pensando agli affanni vissuti da Don Gabriele Arezzo, della famiglia ragusana dei Marchesi Trifiletti, discendente dall'antica “Gens Ariccia”. A sessantaquattro anni rischia di rimanere “soffocato” dal peso della Storia e che... peso! Nel Suo caso si tratta di circa 4000 abiti d'epoca ed oggetti risalenti ad un periodo storico compreso tra il 1200 ed il 1960 che, da mecenate qual è, aveva pensato di trasferire nella disponibilità della Regione così che altri potessero godere di una collezione unica al mondo e che, oggi, rischia di mandarLo alla rovina finanziaria.
Ma vediamo il perchè di tanto affanno...
Docente in pensione, il suddetto nobiluomo vive della Sua pensione cui aggiunge, di tanto in tanto, il compenso – quale consulente d'arte – del Tribunale. Le terre, ereditate dalla famiglia, non Gli fruttano nulla anzi rappresentano solo un continuo salasso di risorse. A fronte di queste esigue entrate, Arezzo di Trifiletti ha uscite costanti di oltre 5.000,00 mensili necessarie per custodire la Sua prestigiosa collezione in due magazzini appositamente affittati a Palermo.
A questo punto, la domanda – direbbe qualcuno – sorge spontanea. Perchè non vende? E qui comincia l'avventura del “povero” marchese...e qui s'inserisce il paradosso, tutto siciliano, di cui parlavo ad inizio. La risposta suona beffarda...Non può farlo! E sapeTe perchè? Vengo e mi spiego...
Circa 9 anni fa, era il 2004, la Soprintendenza regionale ai Beni Culturali si offrì come acquirente così da creare un polo museale che, nelle intenzioni, doveva superare di gran lunga, con i suoi 4000 abiti, quello di Palazzo Pitti che ammonta -a tutt'oggi – a soli 800 manufatti. A tal proposito, apro parentesi, Firenze si era dimostrata sensibile ed aveva offerto 4 anni prima, era il 2000, ben un miliardo di lire cash per entrare in possesso della collezione. Ci fu allora un'alzata di scudi da parte della Regione che gridò al “complotto”...la Sicilia sarebbe stata depauperata della Sua storia e, in tal modo, convinse il Marchese a tergiversare promettendoGli la somma, piu' modesta, di 700,000.00 euro. Il Marchese accettò vedendo così combaciare la Sua volontà di offrire il tutto al godimento della propria Terra e la necessità di non farsi soffocare dalla burocrazia. Chiusa parentesi. Ritornando alla volontà espressa dalla Regione, con la formalizzazione di un decreto di acquisto, era necessario – dopo attento inventario – di porre il vincolo su detti beni così come previsto dalla legge per l'importo di cui sopra. Anche in questo caso, permettetemi di aprire una piccolissima parentesi. Palazzo Pitti, al momento di proporre la propria offerta...di un miliardo di lire nel 2000...l'aveva giudicata poca cosa rispetto al valore reale del tutto ma questo, si giustificò garbatamente, era il massimo che potesse permettersi. Richiudo parentesi e vado avanti in questa che non so se definire una commedia o il persona dramma dell' Arezzo.
Dopo l'apposizione del vincolo, il nobiluomo diviene – Suo malgrado – semplice custode della collezione con l'obbligo di conservarla adeguatamente e di tutelarla dall'usura del tempo in attesa che la Regione riesca a recuperare la somma impegnata per perfezionare l'iter d'acquisto. Suddetto vincolo, va da sé, impedisce a Lui – declassato da “proprietario” a semplice “custode” - di venderla ad altri e negandoGli la possibilità di sgravarLo delle pesanti spese di affitto e di conservazione. Anche alla possibilità di ospitare la collezione in locali regionali, in attesa della definizione dell'acquisto, è stato risposto picche. La Regione, sembrerebbe, non avere la disponibilità di locali idonei a prendere in consegna la collezione. Morale della favola...il marchese deve continuare a sostenere spese diventate ormai insostenibili e non può vendere nulla della collezione, neppure qualche pezzo singolarmente, come auspicato e richiesto dallo stesso. Rischia, in definitiva, di affogare da un punto di vista finanziario vicino, com'è, al tracollo definitivo sepolto da una coltre di tessuti e cimeli vari. Quella che per Lui era, prima, una battaglia per la valorizzazione di un patrimonio storico unico al mondo diventa, oggi, una battaglia per la sopravvivenza. La Sua e quella della Sua famiglia.
Abbiamo accennato genericamente alla collezione ma, per meglio capire cosa c'è in gioco da un punto di vista storico, basta dire che si tratta di un patrimonio che comprende abiti maschili e femminili, corpetti, camicie, veli, cappelli, ombrelli, divise militari, abiti talari, borse, stoffe, guanti, calze, gemelli.... e cimeli vari. PensaTe...un pezzo di storia che parte dal lontanissimo 1200. La collezione piu' importante d'Europa....è possibile affermarlo senza tema di smentita. Tra gli abiti, basta dire che se ne trovano alcuni di Donna Franca Florio...grande dama della Belle Epoque palermitana, della cantante Maria Malibran. Pezzo da museo, sicuramente, la redingote di Vincenzo Bellini. Una collezione, si diceva, unica e di valore inestimabile che, attualmente, giace in scatoloni ammassati in due anonimi e costosi magazzini e di cui non gode assolutamente alcuno. Anzi, a causa di essa, Gabriele Arezzo di Trefiletti ha guadagnato due infarti, vari malanni e, come si diceva, rovina finanziaria.
Il punto è, quale potrebbe essere la soluzione all'annosa vicenda? Innanzitutto portarla all'attenzione dell'opinione pubblica ed è per questo che il protagonista, allergico a qualsiasi forma di pubblicità e nutrito da quel riserbo che spesso accompagna la nobiltà siciliana, ha chiesto l'aiuto dei media e noi siamo qui... felici di appoggiarLo e, poi, quello su cui spera maggiormente, è l'aiuto da parte del nuovo governatore Crocetta. Il Suo è un grido disperato di aiuto...o la Regione acquista, come concordato ed in tempi brevissimi, oppure Lo liberi del vincolo così che Lui possa vendere qualche pezzo almeno singolarmente anche perchè, a distanza di oltre 13 anni, anche Palazzo Pitti fa sapere di non avere piu' la disponibilità della somma offerta. Una beffa senza fine...Tanto piu' che l'Arezzo, raggiunto telefonicamente, ci racconta di quando, lo scorso anno, “Striscia la notizia” si fece da tramite tra Lui e la Soprintendenza, proponendo a quest'ultima di prendersi in carico gratuitamente, e ripete accorato “gratuitamente”, la collezione in oggetto. La risposta, disarmante per l'illogicità e assolutamente scollegata alla domanda, fu “Come lo dobbiamo dire? Siamo spiacenti ma soldi in cassa non ce ne sono!”. Semplice difetto di comunicazione? Chissà, ma non riusciamo a capire, davvero...
Va da sé che noi tifiamo per Gabriele Arezzo e per la Sua collezione che racconta la nostra bellissima Terra, dal tempo dei Normanni fino ai primi anni Sessanta del secolo scorso, ma questo non serve a sollevarLo dai Suoi affanni che, credetemi, sono tanti e di difficile soluzione. Sosteniamo quest'uomo, beffato sin dalla spartizione ereditaria e che Lo rese erede della collezione e sapeTe perchè? La Sua, sin dall'inizio, fu una spartizione paradossale delle risorse familiari ammassate nell'avita Castello Vecchio sopra Ibla che avvenne, come si usava, “a stanze piene”. Al fratello toccò la “stanza degli argenti” mentre a Lui “quella dei vestiti” con le conseguenze che, oggi a fine 2013, sono sotto gli occhi di tutti. Vi faremo sapere quali gli sviluppi della storia...intanto ci associamo all'augurio contenuto nel “libro delle visite” a firma della grande attrice inglese Emma Thompson che, ospite di Arezzo lo scorso anno, ebbe a scrivere “Visionare la Sua collezione è stata un'esperienza davvero indimenticabile. La sosterrò contro la vergogna di uno Stato che non Le mette a disposizione neppure un locale”. Si...vergogna!
P.s. Se voleTe sapere qualcosa in piu' della splendida collezione, Vi invitiamo a visitare i siti TRESECOLIDIMODA.IT .
Vi rifareTe certamente gli occhi!
Radiostudio90italia.it
A me, onestamente e con rispetto per i protagonisti, da brava siciliana “ veni da chianciri” pensando agli affanni vissuti da Don Gabriele Arezzo, della famiglia ragusana dei Marchesi Trifiletti, discendente dall'antica “Gens Ariccia”. A sessantaquattro anni rischia di rimanere “soffocato” dal peso della Storia e che... peso! Nel Suo caso si tratta di circa 4000 abiti d'epoca ed oggetti risalenti ad un periodo storico compreso tra il 1200 ed il 1960 che, da mecenate qual è, aveva pensato di trasferire nella disponibilità della Regione così che altri potessero godere di una collezione unica al mondo e che, oggi, rischia di mandarLo alla rovina finanziaria.
Ma vediamo il perchè di tanto affanno...
Docente in pensione, il suddetto nobiluomo vive della Sua pensione cui aggiunge, di tanto in tanto, il compenso – quale consulente d'arte – del Tribunale. Le terre, ereditate dalla famiglia, non Gli fruttano nulla anzi rappresentano solo un continuo salasso di risorse. A fronte di queste esigue entrate, Arezzo di Trifiletti ha uscite costanti di oltre 5.000,00 mensili necessarie per custodire la Sua prestigiosa collezione in due magazzini appositamente affittati a Palermo.
A questo punto, la domanda – direbbe qualcuno – sorge spontanea. Perchè non vende? E qui comincia l'avventura del “povero” marchese...e qui s'inserisce il paradosso, tutto siciliano, di cui parlavo ad inizio. La risposta suona beffarda...Non può farlo! E sapeTe perchè? Vengo e mi spiego...
Circa 9 anni fa, era il 2004, la Soprintendenza regionale ai Beni Culturali si offrì come acquirente così da creare un polo museale che, nelle intenzioni, doveva superare di gran lunga, con i suoi 4000 abiti, quello di Palazzo Pitti che ammonta -a tutt'oggi – a soli 800 manufatti. A tal proposito, apro parentesi, Firenze si era dimostrata sensibile ed aveva offerto 4 anni prima, era il 2000, ben un miliardo di lire cash per entrare in possesso della collezione. Ci fu allora un'alzata di scudi da parte della Regione che gridò al “complotto”...la Sicilia sarebbe stata depauperata della Sua storia e, in tal modo, convinse il Marchese a tergiversare promettendoGli la somma, piu' modesta, di 700,000.00 euro. Il Marchese accettò vedendo così combaciare la Sua volontà di offrire il tutto al godimento della propria Terra e la necessità di non farsi soffocare dalla burocrazia. Chiusa parentesi. Ritornando alla volontà espressa dalla Regione, con la formalizzazione di un decreto di acquisto, era necessario – dopo attento inventario – di porre il vincolo su detti beni così come previsto dalla legge per l'importo di cui sopra. Anche in questo caso, permettetemi di aprire una piccolissima parentesi. Palazzo Pitti, al momento di proporre la propria offerta...di un miliardo di lire nel 2000...l'aveva giudicata poca cosa rispetto al valore reale del tutto ma questo, si giustificò garbatamente, era il massimo che potesse permettersi. Richiudo parentesi e vado avanti in questa che non so se definire una commedia o il persona dramma dell' Arezzo.
Dopo l'apposizione del vincolo, il nobiluomo diviene – Suo malgrado – semplice custode della collezione con l'obbligo di conservarla adeguatamente e di tutelarla dall'usura del tempo in attesa che la Regione riesca a recuperare la somma impegnata per perfezionare l'iter d'acquisto. Suddetto vincolo, va da sé, impedisce a Lui – declassato da “proprietario” a semplice “custode” - di venderla ad altri e negandoGli la possibilità di sgravarLo delle pesanti spese di affitto e di conservazione. Anche alla possibilità di ospitare la collezione in locali regionali, in attesa della definizione dell'acquisto, è stato risposto picche. La Regione, sembrerebbe, non avere la disponibilità di locali idonei a prendere in consegna la collezione. Morale della favola...il marchese deve continuare a sostenere spese diventate ormai insostenibili e non può vendere nulla della collezione, neppure qualche pezzo singolarmente, come auspicato e richiesto dallo stesso. Rischia, in definitiva, di affogare da un punto di vista finanziario vicino, com'è, al tracollo definitivo sepolto da una coltre di tessuti e cimeli vari. Quella che per Lui era, prima, una battaglia per la valorizzazione di un patrimonio storico unico al mondo diventa, oggi, una battaglia per la sopravvivenza. La Sua e quella della Sua famiglia.
Abbiamo accennato genericamente alla collezione ma, per meglio capire cosa c'è in gioco da un punto di vista storico, basta dire che si tratta di un patrimonio che comprende abiti maschili e femminili, corpetti, camicie, veli, cappelli, ombrelli, divise militari, abiti talari, borse, stoffe, guanti, calze, gemelli.... e cimeli vari. PensaTe...un pezzo di storia che parte dal lontanissimo 1200. La collezione piu' importante d'Europa....è possibile affermarlo senza tema di smentita. Tra gli abiti, basta dire che se ne trovano alcuni di Donna Franca Florio...grande dama della Belle Epoque palermitana, della cantante Maria Malibran. Pezzo da museo, sicuramente, la redingote di Vincenzo Bellini. Una collezione, si diceva, unica e di valore inestimabile che, attualmente, giace in scatoloni ammassati in due anonimi e costosi magazzini e di cui non gode assolutamente alcuno. Anzi, a causa di essa, Gabriele Arezzo di Trefiletti ha guadagnato due infarti, vari malanni e, come si diceva, rovina finanziaria.
Il punto è, quale potrebbe essere la soluzione all'annosa vicenda? Innanzitutto portarla all'attenzione dell'opinione pubblica ed è per questo che il protagonista, allergico a qualsiasi forma di pubblicità e nutrito da quel riserbo che spesso accompagna la nobiltà siciliana, ha chiesto l'aiuto dei media e noi siamo qui... felici di appoggiarLo e, poi, quello su cui spera maggiormente, è l'aiuto da parte del nuovo governatore Crocetta. Il Suo è un grido disperato di aiuto...o la Regione acquista, come concordato ed in tempi brevissimi, oppure Lo liberi del vincolo così che Lui possa vendere qualche pezzo almeno singolarmente anche perchè, a distanza di oltre 13 anni, anche Palazzo Pitti fa sapere di non avere piu' la disponibilità della somma offerta. Una beffa senza fine...Tanto piu' che l'Arezzo, raggiunto telefonicamente, ci racconta di quando, lo scorso anno, “Striscia la notizia” si fece da tramite tra Lui e la Soprintendenza, proponendo a quest'ultima di prendersi in carico gratuitamente, e ripete accorato “gratuitamente”, la collezione in oggetto. La risposta, disarmante per l'illogicità e assolutamente scollegata alla domanda, fu “Come lo dobbiamo dire? Siamo spiacenti ma soldi in cassa non ce ne sono!”. Semplice difetto di comunicazione? Chissà, ma non riusciamo a capire, davvero...
Va da sé che noi tifiamo per Gabriele Arezzo e per la Sua collezione che racconta la nostra bellissima Terra, dal tempo dei Normanni fino ai primi anni Sessanta del secolo scorso, ma questo non serve a sollevarLo dai Suoi affanni che, credetemi, sono tanti e di difficile soluzione. Sosteniamo quest'uomo, beffato sin dalla spartizione ereditaria e che Lo rese erede della collezione e sapeTe perchè? La Sua, sin dall'inizio, fu una spartizione paradossale delle risorse familiari ammassate nell'avita Castello Vecchio sopra Ibla che avvenne, come si usava, “a stanze piene”. Al fratello toccò la “stanza degli argenti” mentre a Lui “quella dei vestiti” con le conseguenze che, oggi a fine 2013, sono sotto gli occhi di tutti. Vi faremo sapere quali gli sviluppi della storia...intanto ci associamo all'augurio contenuto nel “libro delle visite” a firma della grande attrice inglese Emma Thompson che, ospite di Arezzo lo scorso anno, ebbe a scrivere “Visionare la Sua collezione è stata un'esperienza davvero indimenticabile. La sosterrò contro la vergogna di uno Stato che non Le mette a disposizione neppure un locale”. Si...vergogna!
P.s. Se voleTe sapere qualcosa in piu' della splendida collezione, Vi invitiamo a visitare i siti TRESECOLIDIMODA.IT .
Vi rifareTe certamente gli occhi!
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