Una missione congiunta forte di cento esperti dell’Onu e dell’Organizzazione per la messa al bando delle armi chimiche (Oiac), stabilita a Cipro, con il mandato di censire e distruggere l’arsenale chimico siriano entro giugno 2014.
Misna - E’ questa la proposta del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in una lettere trasmessa al Consiglio di sicurezza mentre sul terreno una ventina di esperti è operativa dal 1° ottobre per avviare lo smantellamento autorizzato dal governo del presidente Bashar Al Assad e previsto dalla risoluzione varata lo scorso 27 settembre dal Consiglio di sicurezza Onu .
“Gli esperti stanno già operando in una situazione pericolosa e molto volatile (…) La missione dovrà superare linee di fronte e attraversare in alcuni casi territori controllati da gruppi armati ostili all’intervento” ha sottolineato Ban. Dopo la prima fase, inaugurata la scorsa settimana, la seconda, che si concluderà il 1° novembre, dovrebbe portare alla distruzione di tutti gli impianti di produzione di armi chimiche. Successivamente e entro metà 2014 gli esperti dovranno eliminare 1000 tonnellate di prodotti tossici contenuti in 40 siti. Agli esperti dell’Oiac viene affidata la parte più tecnica dell’operazione di smantellamento mentre quelli dell’Onu hanno un ruolo di coordinamento e collegamento con il governo e i gruppi armati in materia di sicurezza, logistica, comunicazione ed amministrazione. Nella lettera destinata alla massima istituzione Onu, Ban ha inoltre ribadito che solo un “processo politico inclusivo” potrà risolvere la crisi siriana.
Intanto sul versante diplomatico, alle reazioni positive di Stati Uniti e Russia per l’avvio in “tempi record” della distruzione delle armi chimiche presenti sul territorio siriano, hanno fatto eco la volontà congiunta della Francia e dell’Arabia Saudita di “rafforzare sul piano militare, umanitario e politico la Coalizione nazionale siriana (Cns) e l’Esercito siriano libero (Esl)”. La posizione congiunta di Parigi e Riyad è stata nuovamente espressa in occasione della visita nel regno del ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, che ha avuto un colloquio con il principe Salmane ben Abdel Aziz. Tuttavia Le Drian ha auspicato il successo della conferenza di Ginevra II, che potrebbe tenersi nella seconda metà di novembre per trovare una soluzione negoziata alla crisi siriana.
Nonostante questi ultimi sviluppi positivi, sul terreno non si sono fermate le violenze. Nella provincia nord-occidentale di Idlib 14 persone sono rimaste uccise nell’assalto contro due basi militari strategiche – quelle di Wadif Deif e Hamidiye – lanciato dai ribelli. Le vittime sarebbero dieci soldati regolari e quattro insorti. Gli elicotteri di Damasco stanno invece bombardando le posizioni ribelli nei pressi delle due basi assediate. Nella provincia di Damasco, precisamente a Hammuriyé, raid aerei hanno causato dieci vittime, tra cui un giornalista. Nell’est del paese, a Chaddade, città controllata dai jihadisti del Fronte al Nusra, legato ad al Qaida, e dai miliziani dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’, i bombardamenti hanno ucciso sei persone. Dalla confinante Turchia, le autorità locali hanno invece annunciato la creazione di un muro alto due metri nel distretto di Nusaybin, a una decina di chilometri al nord della località siriana di Kamichli, spesso teatro di scontri tra curdi, miliziani e tribù arabe, con l’obiettivo di “bloccare passaggi clandestini e contrabbando”. Turchia e Siria sono separate da 900 chilometri di frontiera, già varcati da migliaia di siriani in fuga dal conflitto.
Misna - E’ questa la proposta del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in una lettere trasmessa al Consiglio di sicurezza mentre sul terreno una ventina di esperti è operativa dal 1° ottobre per avviare lo smantellamento autorizzato dal governo del presidente Bashar Al Assad e previsto dalla risoluzione varata lo scorso 27 settembre dal Consiglio di sicurezza Onu .
“Gli esperti stanno già operando in una situazione pericolosa e molto volatile (…) La missione dovrà superare linee di fronte e attraversare in alcuni casi territori controllati da gruppi armati ostili all’intervento” ha sottolineato Ban. Dopo la prima fase, inaugurata la scorsa settimana, la seconda, che si concluderà il 1° novembre, dovrebbe portare alla distruzione di tutti gli impianti di produzione di armi chimiche. Successivamente e entro metà 2014 gli esperti dovranno eliminare 1000 tonnellate di prodotti tossici contenuti in 40 siti. Agli esperti dell’Oiac viene affidata la parte più tecnica dell’operazione di smantellamento mentre quelli dell’Onu hanno un ruolo di coordinamento e collegamento con il governo e i gruppi armati in materia di sicurezza, logistica, comunicazione ed amministrazione. Nella lettera destinata alla massima istituzione Onu, Ban ha inoltre ribadito che solo un “processo politico inclusivo” potrà risolvere la crisi siriana.
Intanto sul versante diplomatico, alle reazioni positive di Stati Uniti e Russia per l’avvio in “tempi record” della distruzione delle armi chimiche presenti sul territorio siriano, hanno fatto eco la volontà congiunta della Francia e dell’Arabia Saudita di “rafforzare sul piano militare, umanitario e politico la Coalizione nazionale siriana (Cns) e l’Esercito siriano libero (Esl)”. La posizione congiunta di Parigi e Riyad è stata nuovamente espressa in occasione della visita nel regno del ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, che ha avuto un colloquio con il principe Salmane ben Abdel Aziz. Tuttavia Le Drian ha auspicato il successo della conferenza di Ginevra II, che potrebbe tenersi nella seconda metà di novembre per trovare una soluzione negoziata alla crisi siriana.
Nonostante questi ultimi sviluppi positivi, sul terreno non si sono fermate le violenze. Nella provincia nord-occidentale di Idlib 14 persone sono rimaste uccise nell’assalto contro due basi militari strategiche – quelle di Wadif Deif e Hamidiye – lanciato dai ribelli. Le vittime sarebbero dieci soldati regolari e quattro insorti. Gli elicotteri di Damasco stanno invece bombardando le posizioni ribelli nei pressi delle due basi assediate. Nella provincia di Damasco, precisamente a Hammuriyé, raid aerei hanno causato dieci vittime, tra cui un giornalista. Nell’est del paese, a Chaddade, città controllata dai jihadisti del Fronte al Nusra, legato ad al Qaida, e dai miliziani dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’, i bombardamenti hanno ucciso sei persone. Dalla confinante Turchia, le autorità locali hanno invece annunciato la creazione di un muro alto due metri nel distretto di Nusaybin, a una decina di chilometri al nord della località siriana di Kamichli, spesso teatro di scontri tra curdi, miliziani e tribù arabe, con l’obiettivo di “bloccare passaggi clandestini e contrabbando”. Turchia e Siria sono separate da 900 chilometri di frontiera, già varcati da migliaia di siriani in fuga dal conflitto.
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