Proseguono gli scontri tra ribelli armati e l’esercito attorno a Sadad, tra Damasco e Homs, abitata in prevalenza da cristiani di rito siriaco
Misna - Da giorni, gruppi di ribelli hanno tentato l’assalto alla periferia occidentale della cittadina, spingendo parte della popolazione alla fuga. La posizione di Sadad è strategica per il controllo dell’autostrada Damasco-Homs e della regione montagnosa del Qalamun. Intanto, prosegue lo scambio di prigionieri tra Siria, Libano e Turchia, negoziato dal Qatar.Tra il 23 e il 24 ottobre il governo di Damasco ha rilasciato 62 detenute dopo che i ribelli avevano liberato, il 19 ottobre, nove pellegrini sciiti provenienti dal Libano e catturati 17 mesi prima da un gruppo ribelle nel nord della Siria. In cambio, Beirut ha liberato due piloti turchi catturati in Libano nell’agosto scorso.
Nessuna notizia ancora sui due vescovi rapiti il 22 aprile 2013, il siro ortodosso Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi per la cui liberazione si sono mossi anche il generale libanese Abbas Ibrahim, e il patriarca maronita Béchara Raï, che ha ottenuto dall’Emiro del Qatar Tamim ben Hamad al Thani, l’impegno a interessarsi della vicenda. Nei giorni scorsi si sono rincorse voci non confermate secondo cui i due religiosi sarebbero vivi, ma l’identità dei loro rapitori è ancora sconosciuta e i mediatori preferirebbero mantenere le trattative a un basso profilo per non rischiare di farle fallire.
Sul versante diplomatico infine, membri della Coalizione dell’opposizione siriana ha fatto sapere che la decisione riguardo alla partecipazione alla conferenza di pace internazionale ‘Ginevra 2’ sarà presa il 9 novembre.
“Fino al 9 novembre c’è tempo per convincere i membri che si oppongono ad una partecipazione della coalizione al summit di Ginevra” ha spiegato il portavoce Samir Nashar. Il 13 ottobre scorso il Consiglio nazionale siriano, uno dei movimenti più influenti della coalizione, aveva annunciato di non voler intervenire alla conferenza “finché non sarà posto all’ordine del giorno il tema del cambio di governo e della rimozione del presidente siriano Assad”.
Nessuna notizia ancora sui due vescovi rapiti il 22 aprile 2013, il siro ortodosso Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi per la cui liberazione si sono mossi anche il generale libanese Abbas Ibrahim, e il patriarca maronita Béchara Raï, che ha ottenuto dall’Emiro del Qatar Tamim ben Hamad al Thani, l’impegno a interessarsi della vicenda. Nei giorni scorsi si sono rincorse voci non confermate secondo cui i due religiosi sarebbero vivi, ma l’identità dei loro rapitori è ancora sconosciuta e i mediatori preferirebbero mantenere le trattative a un basso profilo per non rischiare di farle fallire.
Sul versante diplomatico infine, membri della Coalizione dell’opposizione siriana ha fatto sapere che la decisione riguardo alla partecipazione alla conferenza di pace internazionale ‘Ginevra 2’ sarà presa il 9 novembre.
“Fino al 9 novembre c’è tempo per convincere i membri che si oppongono ad una partecipazione della coalizione al summit di Ginevra” ha spiegato il portavoce Samir Nashar. Il 13 ottobre scorso il Consiglio nazionale siriano, uno dei movimenti più influenti della coalizione, aveva annunciato di non voler intervenire alla conferenza “finché non sarà posto all’ordine del giorno il tema del cambio di governo e della rimozione del presidente siriano Assad”.
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