giovedì, ottobre 17, 2013
Scoperto sul colle del Quirinale un tempio che probabilmente risale al VI secolo a.C. 

Antikitera - Il ritrovamento si deve agli scavi della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma all'interno dell'ex Regio Ufficio Geologico di largo Santa Susanna. Nell'edificio liberty progettato e realizzato da Raffaele Canevari nel 1879, gli archeologi hanno individuato, appena sotto il pavimento del salone centrale, un pozzo e i muri che racchiudevano l'orto del seicentesco convento di Santa Maria della Vittoria, la chiesa ancora oggi adiacente.

"In uno spessore di meno di tre metri -spiega Mirella Serlorenzi, direttore scientifico dello scavo -abbiamo trovato poderose file di blocchi in tufo. Sono i muri di un edificio cultuale risalente probabilmente al periodo arcaico (VI sec. a.C.) in uso fino almeno al III sec. a.C. Le murature individuate con lo scavo consentono di identificare con certezza almeno un ambiente rettangolare, ma il muro in opera quadrata che prosegue oltre l'angolo lascia indovinare una fronte superiore a 20 metri, estendendosi quindi oltre il taglio operato - oltre duemila anni dopo - dalle fondazioni del convento di Santa Maria della Vittoria".

Alla stessa struttura di culto sembra ricollegarsi il vecchio ritrovamento di una fossa in cui venivano periodicamente scaricati gli oggetti votivi da conservare perché considerati appartenenti alla divinità, scavata alla fine del XIX sec. sotto la scalinata dell'attuale chiesa di Santa Maria della Vittoria. Materiale architettonico appartenente a un tempio, spiega la soprintendente Mariarosaria Barbera, "fu anche trovato durante gli scavi per l'edificazione del Ministero delle politiche agricole, sempre lungo via XX Settembre. Un'altra conferma dell'ampiezza e dell'importanza dell'edificio cultuale recentemente identificato".

Domani una giornata di studi a Palazzo Massimo illustrera' gli scavi

(Adnkronos) - La campagna di scavi della Soprintendenza, eseguita per fasi discontinue a partire dalla fine dal 2003, ha rimesso in luce una quarta struttura muraria, ancora più poderosa, contraddistinta da tre filari di blocchi, mentre i muri interni ne presentano due. Non ancora certa la funzione del quarto muro. "Tanto robusto da immaginare che potesse sostenere il podio dell'area consacrata al culto -afferma l'archeologo Marco Arizza- oppure, considerata la posizione del Tempio sulla parte sommitale di un'altura, si può forse pensare ad una struttura di contenimento del declivio dell'area, peraltro ancora oggi apprezzabile nelle notevoli pendenze di via Bissolati e via Barberini".

Altri blocchi della struttura di cappellaccio sono stati rinvenuti in cunicoli per l'estrazione di materiale da costruzione, scavati a quota più bassa, in età imperiale o post-antica, causando quindi il crollo di parte dei muri. Una traccia ancora più antica è stata rinvenuta al di sotto dei muri. Si tratta della frequentazione a scopo abitativo dell'area nel VII sec. a.C., prima dell'edificazione del Tempio. Lo racconta l'analisi delle terre contenute in una olla, rinvenuta in una piccola fossa circolare: i resti ossei di un feto o neonato evidenziano una forma di sepoltura tipica delle dinamiche insediative del periodo, in posizione attigua o sottostante le capanne di abitazione.

Al termine dei lavori che interessano l'edificio dell'ex Regio Istituto Geologico le strutture archeologiche riemerse saranno aperte al pubblico. Gli allestimenti che consentiranno la visita ai resti del Tempio arcaico sono già stati progettati dalla Soprintendenza archeologica e fanno parte delle prescrizioni inserite nel decreto di vincolo. Varcato l'ingresso del palazzo, il futuro visitatore dovrà alzare lo sguardo, proprio come gli abitanti del VI secolo, per osservare le murature da un'apertura trasparente. Salendo un piano potrà attraversare il temenos, il recinto sacro, e entrare nello spazio della cella templare. All'illustrazione dei ritrovamenti e alla storia del Palazzo del Regio Ufficio Geologico sarà dedicata domani a partire dalle 11 una giornata di presentazione al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.


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