mercoledì, ottobre 02, 2013
Negli Stati Uniti continua lo scontro fra Repubblicani e democratici. Da ieri sono chiusi servizi e uffici non essenziali. Oggetto del contendere la Riforma sanitaria di Obama, con i Repubblicani determinati a rinviarne l’entrata in vigore e i democratici indisponibili ad intaccarne sostanza e tempi di applicazione. Un muro contro muro ideologico con pochi spazi di compromesso. Intanto si avvicina la scadenza fiscale dell’innalzamento del tetto del debito. Da Washington, il servizio di Francesca Baronio.

Radiovaticana - Assume sempre più le dimensioni di uno scontro ideologico il muro contro muro fra Repubblicani e Democratici; scontro che ha causato la parziale chiusura delle attività federali, con la sospensione di oltre 800 mila salari. Il blocco ha congelato pensioni statali, chiuso musei e monumenti, inclusa la Statua della Libertà. Barack Obama non ha dubbi: “lo shutdown era ed è evitabile” e punta il dito con forza contro l’ala estremista dei Repubblicani: i Tea Party. Parla di “crociata ideologica e di ricatto”

e, soprattutto, non accetta di mettere sul tavolo dei negoziati la sua riforma più importante: quella Sanitaria, che è entrata in vigore proprio ieri. Intanto l’agenzia Bloomberg fa i conti: “le conseguenze dello shutdown, costeranno agli Usa 300 milioni di dollari al giorno. Non usa perifrasi la democratica Nancy Pelosi che taccia i repubblicani d’ipocrisia “non e’ il bilancio che v’interessa ma l’Obamacare”, dice. Ed è probabile che la Riforma sanitaria sarà di nuovo oggetto di scontro fra un paio di settimane quando il Congresso tornerà a confrontarsi sull'innalzamento del tetto al debito. In questo caso la mancata approvazione del bilancio porterebbe gli Stati Uniti verso il default, visto che non sarebbero più in grado di far fronte ai propri obblighi con i creditori.

Lo shutdown ha pesanti ripercussioni sull’economia americana, soprattutto in termini di consumi. Un grosso rischio, dunque, per un Paese che vive un momento di ripresa, dopo un lungo periodo di crisi economica. Salvatore Sabatino ha chiesto un’analisi all’economista Angelo Baglioni.

R. – Questo blocco di 800 mila stipendi ha un effetto recessivo molto pesante, perché possiamo pensare, naturalmente, ad una quantità di famiglie che improvvisamente si troveranno a dover contrarre notevolmente i loro consumi. Quindi si spera sia una situazione per la quale venga trovata presto una soluzione. Altrimenti, c’è chi ha calcolato che se dovesse prolungarsi per mesi questa situazione, fino alla fine di quest’anno, potrebbe costare addirittura oltre un punto di Pil nel quarto trimestre di quest’anno.

D. –Se il Congresso non dovesse ritrovare la via della mediazione, a saltare sarà addirittura l’accordo sul tetto del debito e, secondo il Tesoro, dopo il 17 ottobre, gli Stati Uniti sarebbero esposti al fallimento tecnico. E’ d’accordo con questa analisi?

R. –La mancanza di un accordo nei prossimi giorni sostanzialmente causerebbe il fatto che il Tesoro americano, non potendo emettere ulteriore debito, si troverebbe in ulteriore difficoltà a pagare i propri dipendenti ed anche a rinnovare il debito in scadenza. Ci sarebbe, quindi, il cosiddetto default tecnico, che è molto differente da un default che succede quando un governo non ha più la fiducia dei mercati. Non si tratta di questo naturalmente, si tratta del fatto che il Tesoro non avrebbe tecnicamente la possibilità di emettere ulteriore debito.


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