Un racconto entusiasmante della vita del teologo ortodosso Pavel Evdokimov, il cui più profondo anelito era “trasmettere, mettere in comunicazione, agganciare i giovani, gli atei, i lontani, i feriti, i lontani, i cercatori di Dio di qualunque appartenenza” (Flaminia Morandi – ed. Paoline 2013)
La teologia della bellezza è un tema ricorrente nei miei ultimi articoli. Sembra che ci sia una casualità nell’incontrare testi che riguardino lo stesso argomento, ma sappiamo che nulla avviene per caso e c’è sempre una ragione ultima che ci governa. Il novecento, e a seguire questi primi anni del terzo millennio, sono caratterizzati e pervasi da questo concetto: la bellezza è diventata veicolo di verità e di comunicazione all’interno di una religione e tra le religioni. La ragione, da sola, non è più sufficiente a portare il messaggio cristiano e le parole umane talvolta sono fuorvianti e insufficienti per esprimere i misteri cristiani come quello della Trinità o quello della Trasfigurazione: vale più contemplare il dipinto della Trinità del Rublev che leggere pagine e pagine sullo stesso argomento. L’incontro con il libro di Flaminia Morandi, che ha scritto una meravigliosa biografia su Pavel Evdokimov, è una meravigliosa avventura per conoscere un uomo straordinario sempre capace di comunicare e trasmettere la fede, trovando sempre ciò che unisce e non ciò che divide.
I tre capitoli in cui è diviso il libro sono intitolate alle tre donne della sua vita. La prima è la mamma, che l’ha introdotto al dono della fede, la seconda è Natacha, la madre dei suoi figli, e la terza è Tomoko, che lo introdusse verso l’ultima ascesa verso la bellezza. Un fil rouge, l’incontro con le tre donne, che ricorda la contemplazione trinitaria che il teologo ortodosso commenta nel suo libro “Teologia della Bellezza”. In quelli precedenti “Matrimonio, sacramento dell’amore” e “La donna e la salvezza del mondo” in fondo si esprime la modalità dell’incarnazione dell’amore. In tale modalità si estrinseca “questa nuova forma di santità che vivifica colui che si è inaridito vivendo nell’isolamento della sua spiritualità, e spiritualizza le condizioni concrete nelle quali si svolge la vita umana. La sua dinamica segue la linea discendente dell’incarnazione dell’amore divino per la creatura, e la sua vitalità segue quella, ascendente, di una salita alla Sorgente. Questo dinamismo incessante è lo stesso della vita: è una perenne circolazione dell’amore a immagine di Dio”.
I libri furono letti approfonditamente da Giovanni Paolo II che si ispirò ai loro contenuti per scrivere l’enciclica Mulieris dignitatem e per rilanciare la santità attraverso il matrimonio, via altrettanto nobile come le precedenti e preferite vie religiose e consacrate. Vie quindi non antitetiche ma complementari che la teologia ortodossa dimostra e soprattutto mostra con la possibilità data ai suoi sacerdoti di coniugarsi liberamente. Ciò che però contraddistingue la spiritualità di Pavel Evdokimov sta nel sentimento dell’unità portato all’ennesima potenza: nella sua persona si fondevano magicamente i due aspetti della spiritualità religiosa e matrimoniale tanto che un suo amico, Oliver Clement, affermò che solo l’irradiamento di una presenza femminile metteva in moto in Pavel Evdokimov la creatività. Perciò, seguendo questo ragionamento, per Pavel l’elemento femminile non era un semplice aspetto della sua vita e della sua opera ma uno straordinario mezzo con cui lo Spirito Santo si manifestava nella sua vita.
Infine il grande teologo ortodosso, grande perché fondava la sua teologia partendo dalla propria esperienza personale e quindi dal suo vissuto, fu uno dei pochissimi osservatori esterni ad essere invitati al Concilio Vaticano II per la sua spiccata sensibilità ecumenica. Alcuni passaggi della Costituzione dogmatica sono ispirati al suo pensiero basato sulle sue attività concretamente sociali. La sua era infatti una teologia del fare e del comunicare: Pavel era un uomo che aveva insegnato per vent’anni e per altrettanti anni aveva comunicato con tutti e soprattutto con i giovani. Ma era anche un uomo che per gran parte della sua vita diresse un centro di accoglienza per i rifugiati. Questo fu Pavel Evdokimov: l’incarnazione e la testimonianza del Cristo che fa scaturire la sua parola soprattutto dalla sua azione.
di Carlo Mafera
La teologia della bellezza è un tema ricorrente nei miei ultimi articoli. Sembra che ci sia una casualità nell’incontrare testi che riguardino lo stesso argomento, ma sappiamo che nulla avviene per caso e c’è sempre una ragione ultima che ci governa. Il novecento, e a seguire questi primi anni del terzo millennio, sono caratterizzati e pervasi da questo concetto: la bellezza è diventata veicolo di verità e di comunicazione all’interno di una religione e tra le religioni. La ragione, da sola, non è più sufficiente a portare il messaggio cristiano e le parole umane talvolta sono fuorvianti e insufficienti per esprimere i misteri cristiani come quello della Trinità o quello della Trasfigurazione: vale più contemplare il dipinto della Trinità del Rublev che leggere pagine e pagine sullo stesso argomento. L’incontro con il libro di Flaminia Morandi, che ha scritto una meravigliosa biografia su Pavel Evdokimov, è una meravigliosa avventura per conoscere un uomo straordinario sempre capace di comunicare e trasmettere la fede, trovando sempre ciò che unisce e non ciò che divide.
I tre capitoli in cui è diviso il libro sono intitolate alle tre donne della sua vita. La prima è la mamma, che l’ha introdotto al dono della fede, la seconda è Natacha, la madre dei suoi figli, e la terza è Tomoko, che lo introdusse verso l’ultima ascesa verso la bellezza. Un fil rouge, l’incontro con le tre donne, che ricorda la contemplazione trinitaria che il teologo ortodosso commenta nel suo libro “Teologia della Bellezza”. In quelli precedenti “Matrimonio, sacramento dell’amore” e “La donna e la salvezza del mondo” in fondo si esprime la modalità dell’incarnazione dell’amore. In tale modalità si estrinseca “questa nuova forma di santità che vivifica colui che si è inaridito vivendo nell’isolamento della sua spiritualità, e spiritualizza le condizioni concrete nelle quali si svolge la vita umana. La sua dinamica segue la linea discendente dell’incarnazione dell’amore divino per la creatura, e la sua vitalità segue quella, ascendente, di una salita alla Sorgente. Questo dinamismo incessante è lo stesso della vita: è una perenne circolazione dell’amore a immagine di Dio”.
I libri furono letti approfonditamente da Giovanni Paolo II che si ispirò ai loro contenuti per scrivere l’enciclica Mulieris dignitatem e per rilanciare la santità attraverso il matrimonio, via altrettanto nobile come le precedenti e preferite vie religiose e consacrate. Vie quindi non antitetiche ma complementari che la teologia ortodossa dimostra e soprattutto mostra con la possibilità data ai suoi sacerdoti di coniugarsi liberamente. Ciò che però contraddistingue la spiritualità di Pavel Evdokimov sta nel sentimento dell’unità portato all’ennesima potenza: nella sua persona si fondevano magicamente i due aspetti della spiritualità religiosa e matrimoniale tanto che un suo amico, Oliver Clement, affermò che solo l’irradiamento di una presenza femminile metteva in moto in Pavel Evdokimov la creatività. Perciò, seguendo questo ragionamento, per Pavel l’elemento femminile non era un semplice aspetto della sua vita e della sua opera ma uno straordinario mezzo con cui lo Spirito Santo si manifestava nella sua vita.
Infine il grande teologo ortodosso, grande perché fondava la sua teologia partendo dalla propria esperienza personale e quindi dal suo vissuto, fu uno dei pochissimi osservatori esterni ad essere invitati al Concilio Vaticano II per la sua spiccata sensibilità ecumenica. Alcuni passaggi della Costituzione dogmatica sono ispirati al suo pensiero basato sulle sue attività concretamente sociali. La sua era infatti una teologia del fare e del comunicare: Pavel era un uomo che aveva insegnato per vent’anni e per altrettanti anni aveva comunicato con tutti e soprattutto con i giovani. Ma era anche un uomo che per gran parte della sua vita diresse un centro di accoglienza per i rifugiati. Questo fu Pavel Evdokimov: l’incarnazione e la testimonianza del Cristo che fa scaturire la sua parola soprattutto dalla sua azione.
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