Meno di 4 ore fa, negli Stati Uniti prima il Senato e poi la Camera hanno approvato a larga maggioranza l'intesa raggiunta dai capigruppo dei democratici e dei repubblicani per evitare il default finanziario. E poco fa il presidente Obama ha firmato l'accordo. Riapre, dunque, lo Stato federale e da oggi gli statali possono tornare al lavoro.
Radio Vaticana - Il capo della Casa Bianca ringrazia i protagonisti dell'intesa, si dice disponibile a ''lavorare con tutti'' e esorta gli eletti ''a riguadagnare la fiducia del Paese''. Da Washington, Francesca Baronio: ascolta
L’intesa ruota attorno a tre date: il finanziamento del governo viene garantito fino al 15 gennaio, il tetto del debito viene alzato sino alla soglia del 7 febbraio ed entro il 13 dicembre prende il via un tavolo negoziale sul budget per l’anno in corso, con allo studio tagli per i prossimi dieci anni. Un chiaro successo per la Casa Bianca che riesce ad evitare che venga toccata l'Obama-care, la riforma sanitaria all’origine dello scontro. Unica concessione: una norma antifrode per chi faccia richiesta dei sussidi federali. Il partito repubblicano esce lacerato dallo scontro, con l’establishment moderato da una parte e, dall’altra, gli ultraconservatori del Tea Party. Mentre John Boehner, presidente della Camera, è delegittimato da entrambi i fronti. Lo dice a chiare lettere il repubblicano John McCain: “Abbiamo perso perché abbiamo chiesto delle cose che non potevamo ottenere”. I mercati tirano un sospiro di sollievo e gli indici tornano a correre. Ma la battaglia è solo rimandata al 7 febbraio, quando potrebbero ripresentarsi gli stessi nodi da sciogliere.
Ma c’è da considerare che il solo shutdown, durato 16 giorni, è costato almeno 24 miliardi di dollari. Per capire altri dati economici e possibili sviluppi in tema di debito per Washington Fausta Speranza ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri: ascolta
Radio Vaticana - Il capo della Casa Bianca ringrazia i protagonisti dell'intesa, si dice disponibile a ''lavorare con tutti'' e esorta gli eletti ''a riguadagnare la fiducia del Paese''. Da Washington, Francesca Baronio: ascolta
L’intesa ruota attorno a tre date: il finanziamento del governo viene garantito fino al 15 gennaio, il tetto del debito viene alzato sino alla soglia del 7 febbraio ed entro il 13 dicembre prende il via un tavolo negoziale sul budget per l’anno in corso, con allo studio tagli per i prossimi dieci anni. Un chiaro successo per la Casa Bianca che riesce ad evitare che venga toccata l'Obama-care, la riforma sanitaria all’origine dello scontro. Unica concessione: una norma antifrode per chi faccia richiesta dei sussidi federali. Il partito repubblicano esce lacerato dallo scontro, con l’establishment moderato da una parte e, dall’altra, gli ultraconservatori del Tea Party. Mentre John Boehner, presidente della Camera, è delegittimato da entrambi i fronti. Lo dice a chiare lettere il repubblicano John McCain: “Abbiamo perso perché abbiamo chiesto delle cose che non potevamo ottenere”. I mercati tirano un sospiro di sollievo e gli indici tornano a correre. Ma la battaglia è solo rimandata al 7 febbraio, quando potrebbero ripresentarsi gli stessi nodi da sciogliere.
Ma c’è da considerare che il solo shutdown, durato 16 giorni, è costato almeno 24 miliardi di dollari. Per capire altri dati economici e possibili sviluppi in tema di debito per Washington Fausta Speranza ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri: ascolta
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